Pamphili – Famiglia (Secc. XV-XVIII)

Famiglia patrizia romana, origina­ria di Gubbio (dal sec. XII, ivi conti del Sacro Ro­mano Impero dal 1461), presente in Roma dal sec. XV con Antonio, procuratore fiscale di Innocenzo VIII, poi ascesa a primaria importanza con il cardi­nal Giovanni Battista, eletto nel 1644 papa Inno­cenzo X. Nel Lazio ebbero i seguenti feudi: San Martino (oggi San Martino al Cimino), possesso di donna Olimpia Maidalchini moglie di Panfilio P, ottenuto nel 1645 dalla Basilica Vaticana per per­muta con la tenuta Presciano presso Velletri (7 ott. 1645, atto compiuto per volontà papale), eretto in principato da Innocenzo X (14 nov. 1645), e come tale rimasto al figlio di Olimpia, Camillo, e suc­cessori; Valmontone (con la tenuta Fluminaria o Pimpinara), Lugnano (oggi Labico), Montelanico (con le tenute Montelungo, Pruni e Colle di Mez­zo), tutti feudi acquistati nel 1651 da Camillo; Montecalvello, Grotte Santo Stefano e Vallebona, terre acquistate nel 1654 da donna Olimpia (ma già in suo possesso dal 1648) e rimaste ai P.; Petrignano (presso Vetralla), pure acquistato da donna Olimpia nel 1654; Gorga, acquistata nel 1660 da Camillo.

A Gubbio avevano «casa avita nel quar­tiere di S. Martino appresso il convento di S. Do­menico alla piazza di S. Lorenzo» (Amayden; oggi piazza Giordano Bruno) e cappella di S. Sebastia­no nella chiesa di S. Secondo; a Roma ebbero pa­lazzo in Piazza Navona (in origine solo la parte ter­minale verso piazza Pasquino, poi ricostruito e am­pliato nel 1645-1650 incorporando altri precedenti edifici; architetti ne furono Girolamo Rainaldi e al­tri tra cui Carlo Rainaldi e, come supervisore, Fran­cesco Borromini), giuspatronato sull’adiacente chie­sa di S. Agnese in Agone, anch’essa fatta ricostrui­re da Innocenzo X (ivi il sepolcro di famiglia) e grande villa sull’Aurelia Antica, detta «Bel Respi­ro» (oggi Villa Doria Pamphili, disegno e architet­tura di Alessandro Algardi e Giovanni Francesco Grimaldi).

Per le nozze di Camillo con Olimpia Aldobrandini (m. 1681) i P. ereditarono parte del pa­trimonio degli Aldobrandini, tra cui il palazzo al Corso e la grande villa di Frascati. Sempre come eredi degli Aldobrandini, si fregiarono del puro ti­tolo di duchi di Carpineto, feudo laziale del quale però non ebbero mai il possesso effettivo. La serie dei P. principi di San Martino e signori degli altri feudi (nel Lazio principi di Valmontone, duchi di Montelanico, marchesi di Montecalvello, signori di Gorga, Lugnano, Grotte Santo Stefano; fuori del Lazio principi di Meldola e Sarsina [in Romagna, feudi già Aldobrandini], conti di Talamello [nel Montefeltro, acquisto del 1655], signori di Alviano e Attigliano [in Umbria, dal 1654]) comprende Ca­millo (v.), Giovanni Battista (v.), Camillo junior (1675-1747, figlio primogenito di Giovanni Batti­sta, morto senza prole), Girolamo (1678-1760).

A San Martino Olimpia Pamphili non si costruì solamente un palazzo ma volle dare al borgo rurale collegato ad una fatiscente e monumentale abbazia il carattere di capitale di un principato, per quanto piccolo. E accanto al palazzo principesco sorgono edifici quasi a costituire la corte di quello di donna Olimpia e la stessa abbazia subisce una serie di interventi che la rendono più sicura (due campanili che serrano la facciata) e più slanciata e in qualche modo analoga per altezza e volumi del palazzo principesco. Il borgo di San Martino al Cimino si è conservato con i caratteri originari sino ai primi del Novecento quando si è avviata l’espansione urbana con la costruzione intorno al vecchio borgo di molte abitazioni e con la parziale trasformazione anche delle case all’interno del borgo che hanno fatto perdere all’insieme del centro abitato le sue peculiarità.

Estintasi la famiglia alla morte di Girolamo, il nome P., i titoli e il patrimonio passarono ai Doria, grandi patrizi di Genova, divenuti così Doria Pam­phili. Tale successione, che risaliva alla generazio­ne dei figli di Camillo, primo principe di San Mar­tino, traeva fondamento dalle nozze (25 nov. 1671) di Anna (1652-1728), figlia di Camillo, con Gio­vanni Andrea Doria III, patrizio di Genova e princi­pe di Melfi; il loro discendente Giovanni Andrea IV (1747-1820) assunse nel 1760 il cognome Doria Pamphili Landi (i Landi erano un’antica famiglia nobile del Piacentino, il cui nome e patrimonio era­no passati ai Doria nel 1626) e si trasferì a Roma, proseguendo senza soluzione di continuità la pre­senza della stirpe P. a Roma stessa e nel Lazio.

La successione fu contestata, per quanto riguardava i beni Aldobrandini, dai Borghese (v.), che in base alle prime nozze di Olimpia Aldobrandini (con Pao­lo Borghese, prima di sposare in seconde nozze Ca­millo P.) ottennero nel 1769 nome, titoli e patrimo­nio degli Aldobrandini (con la villa di Frascati e il casale di Torrenova), costituiti per il loro secondo­genito Francesco e suoi discendenti. Entrambe le linee sono tuttora fiorenti.

L’arme P. è di rosso alla colomba d’argento avente nel becco un ramo d’ulivo di verde; capo merlato di tre pezzi d’azzur­ro, ognuno caricato d’un giglio d’oro.

BIBL. e FONTI – Roma, Arch. Doria Pamphili (privato, di pro­prietà degli attuali principi Doria Pamphili, con ampliss. rac­colta di documenti sulla famiglia).  Amayden, II, pp. 124­127; Ciampi 1878a; Silvestrelli, pp. 156-157, 158-159, 167-­169, 169-170, 718, 723, 773-775; Pastor, XIV, 1, pp. 21-29; Garms 1972; Rendina 2004, pp. 300-314; Genealogie, Pam­phili; E. Bentivoglio, S. Valtieri, San Martino al Cimino. L’abbazia. Il paese, Viterbo 1973; Imago pietatis 1650. I Pamphili a San Martino al Cimino, Roma 1987; G. Petrucci, San Martino al Cimino, Roma 1987 (Atlante storico delle città italiane. Lazio, 2).

[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus; integrazione di Luciano Osbat – Cersal]