Pastrovich (Pastrovicchi), Francesco Angelo – Vescovo (Senigallia, 2 ott. 1710 – Viterbo, 4 apr. 1783).

Di nobile famiglia originaria della Dalmazia, era entrato nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali. Il 6 settembre 1733 era stato ordinato sacerdote; dottore in teologia nel collegio S. Bonaventura a Roma nel 1739, fu poi consultore della Congregazione dell’Inquisizione. Il 14 dicembre 1772 fu nominato vescovo di Viterbo-Tuscania e assistente al soglio pontificio, con l’impegno di creare il seminario anche a Tuscania.  

Avviò nel 1774 una prima visita pastorale a tutta la diocesi, visita che replicò nel 1777. A Viterbo riavviò il Seminario nei locali del Collegio dei Gesuiti che nel frattempo erano stati soppressi da papa Clemente XIV ed ottenne anche tutti i beni già appartenuti al Collegio, rimanendo però l’amministrazione alla  Camera Apostolica. Non fu in grado di aprire il Seminario a Tuscania cosa che avverrà solo dopo il periodo napoleonico. Nel 1766 i Padri della Penitenza si insediarono a Viterbo nella chiesa del Gesù prima di trasferirsi nel 1825 in quella di S. Pietro fuori dell’omonima porta.

Negli anni del suo governo della Diocesi nacque una controversia giudiziaria con il Capitolo della cattedrale di Tuscania perché Viterbo non intendeva contribuire alle spese per il restauro della cattedrale e della torre campanaria di Tuscania. Nel 1783 la Congregazione romana interpellata decide che il vescovo sia più presente a Tuscania e la sua residenza deve essere in parte anche a Tuscania; inoltre i suoi decreti quando emessi a Tuscania faranno precedere il nome di questa chiesa a quella di Viterbo e che da allora si stampino due diversi calendari diocesani.

Il P. morì a Viterbo il 4 aprile 1783 e fu sepolto in quella cattedrale. lo ricorda un ritratto.

BIBL. –  HC, VI, p. 444; Signorelli, vol. III, p. I, pp. 40-45; G. Giontella, Cronotassi dei vescovi della diocesi di Tuscania, in “Rivista storica del Lazio”, anno V (1997), n. 6,  p. 58; F. Pietrini, I vescovi e la diocesi di Viterbo, Viterbo 1949, pp. 97-98.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]