Semeria, Pio (Giacomo) – Religioso, Storico (Moltedo, 3 ago. 1767 – Viterbo, 8 sett. 1845)

Era originario di  Moltedo (Albenga) dov’era nato il 3 agosto 1767, figlio di Francesco e Giulia. Aveva scelto la vita religiosa diventando Domenicano: la sua vestizione era avvenuta nel convento di Santa Maria della Quercia nel giugno 1782 prendendo il nome di Pio. Ordinato sacerdote nel maggio 1790 dal cardinale Muzio Gallo, allora vescovo di Viterbo-Tuscania, non prestò giuramento né alla Repubblica romana nel 1799 né a Napoleone nel 1810. Grazie alle amicizie sulle quali poteva contare a Viterbo, non fu costretto all’esilio ed anzi fu nominato custode del Santuario della Quercia evitando furti e dispersioni  di quel patrimonio di arte e cultura. Dopo il 1806, alla riapertura del Seminario diocesano di Viterbo, insegnò Dogmatica e Teologia oltre a svolgere la funzione di Direttore spirituale. Nel 1816 abbandonò i Domenicani della Quercia e si trasferì a Viterbo come prete secolare per divergenze insorte circa il suo atteggiamento di parziale collaborazione con il governo francese durante il periodo napoleonico.

Appassionato di storia e di archeologia, fu collega di insegnamento e nelle ricerche di Francesco Orioli con il quale rimase in rapporti anche quando l’Orioli fu esule lontano da Viterbo.  Fu socio dell’Accademia degli ardenti dal 1808 con l’Orioli e Stefano Camilli e ne divenne Presidente nel 1814 e nel 1821. Fu membro della Commissione per le Belle Arti della Delegazione di Viterbo e Civitavecchia per il controllo delle operazioni di scavo nel territorio. Nel 1822 fu incaricato dal Comune di riordinare l’Archivio storico insieme a Stefano Camilli. Alcune delle sue opere manoscritte sono conservate presso l’Archivio storico della Biblioteca degli Ardenti a Viterbo, altre come i nove volumi delle Memorie, forse sono confluite nell’Archivio storico dei Domenicani  a Santa Sabina a Roma o in archivi privati di viterbesi. Giacomo Bevilacqua (V.), alla metà del XIX secolo ebbe una copia delle Memorie tra le mani che in parte ricopiò e mise a disposizione di Simone Medichini, priore di Sant’Angelo in Spatha e valente studioso (V.) Le Memorie erano state scritte tra il 1796 e il 1830 e non sono state utilizzate né dal Pinzi né dal Signorelli nelle loro ricerche. Sono particolarmente preziose per la cronaca degli avvenimenti di fine Settecento e del primo quarto dell’Ottocento dei quali il Semeria fu testimone mentre alcuni degli argomenti presenti nelle Memorie furono oggetto di sue dissertazioni all’Accademia degli Ardenti tra il 1809 e il 1825. Il funerale del Semeria fu celebrato nella chiesa di Santa Maria della Quercia per la quale tanto si era speso nel periodo dell’occupazione francese.

BIBL. – M. Galeotti, L’illustrissima Città di Viterbo, Viterbo 2002, passim; G. Barbieri, Corrispondenza epistolare tra due archeologi all’inizio dell’Ottocento: P. Semeria e F. Orioli, in “Rivista storica del Lazio”, n. 9 (1998), pp. 145-160; A. Carosi, Il domenicano Padre Pio Semeria e le sue memorie, in “Biblioteca e società”, a. III, n. 1, pp. 27-30; G. Ciprini, La Madonna della Quercia. Una meravigliosa storia di fede, Viterbo 2005, pp. 172-179.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]