Vitelleschi – Famiglia (Tarquinia, secc. XIV-XVII)

Illustre casata aristocratica originaria di Foligno, successivamente trasferitasi a Corneto (oggi Tarquinia) e documentata nel periodo compreso tra la metà del sec. XIV e gli inizi del XVII. Per il periodo più antico si ricordano Matteo (v.), la cui signoria sulla cittadina si concluse nel gen. 1330 con il suo assassinio; il notabile Manfredi (v.); il priore Matteo, che nel 1346, a favore della fazione guelfa, capitanò contro il prefetto Giovanni di Vico; Giovanni, che fu rettore della chiesa di S. Nicola dal 1422.

Nella seconda metà del sec. XV ricoprirono cariche di grande rilievo nella magistratura Pietro di Paolo, Angelo di Guittuccio e Sante, insigniti dell’Ordine del cavalierato gerosolimitano. Nello stesso periodo si distinsero il cardinale Giovanni (v.), protonotario apostolico, vescovo di Recanati e Macerata e patriarca d’Alessandria, che assediò Palestrina e scacciò i Colonna, trasferendo nel 1435 le reliquie di sant’Agapito, protettore della cittadina a Tarquinia, nella chiesa di S. Francesco; e Bartolomeo, suo nipote, che fu vescovo della diocesi di Corneto e Montefiascone nel 1438 e avviò lavori nella cappella nel duomo.

Tra il 1545 e il 1546 Sante acquistò le tenute di Ancarano e Roccaccia. Nel sec. XVII la vendita dei beni di Costanza alla Compagnia del Gesù finanziò l’apertura di una scuola a Corneto. L’ultimo esponente maschile dei V. fu Marcantonio, consigliere nel 1622, che si trasferì a Roma per gestire i loro interessi. Il figlio Alessandro diventò canonico di S. Giovanni in Laterano, e anche i suoi fratelli abbracciarono la carriera ecclesiastica: Muzio fu generale dei Gesuiti, e Marcello canonico di S. Maria Maggiore. Il cognome passò a Virginia, sorella di Marcantonio, che sposò Grimaldo de Nobili di Rieti.

Arme: partito d’oro e d’azzurro a due vitelli passanti affrontati dell’uno nell’altro, terrazzati di verde; capo partito d’azzurro e di rosso caricato di sei gigli d’oro.

BIBL. – Dasti 1878, pp. 115-156, 179; Amayden, II, p. 232; Bernardini 1937, pp. 211-213; Sciarra – De Carolis 1983, p. 117; Tiziani 1984, pp. 44, 51-52; Nobili Vitelleschi 1985, pp. 101-138; Pardi 1990, pp. 223-229; Insolera 1996, pp. 139-146; Mencarelli 1998.

[Scheda di Simona Sperindei – Ibimus]