Orsini – Famiglia (Secc. XIII-XIX)
Grande famiglia patrizia romana, documentata dal sec. X, fondamentale nella storia di Roma e del Lazio. Fin dal Medioevo divisa in più rami, nove dei quali (qui elencati in ordine di antichità di origine) presenti nel Lazio con importanti domini feudali e fondiari.
Il ramo degli O. di Bracciano è quello di maggior prestigio storico nell’età moderna e di più imponente insediamento nel Lazio. Deriva dalla linea dei signori di Bracciano fondata nella prima metà del sec. XIII da Napoleone, uno dei figli del senatore Matteo Rosso; i suoi discendenti ebbero possessi sempre più vasti nel Lazio e in Abruzzo (conti di Tagliacozzo dal 1270 al 1497), la maggior parte dei quali sarà riunita in un unico «Stato» con la costituzione del ducato di Bracciano (bolla di Pio IV del 9 ott. 1560), comprendente numerosi feudi nel Patrimonio. Dalla linea di Bracciano si erano intanto distaccate altre diramazioni degli O.: alla fine del sec. XIII quella di Licenza e Roccagiovine, nel XIV quella di Gallese, all’inizio del XV quella di Gravina, alla metà del XV quella di Mentana e quella dei conti di Pacentro e Oppido, all’inizio del XVI quella di Sangemini.
In Roma gli O. di Bracciano ebbero residenza in una parte del palazzo di Monte Giordano (venduto nel 1688 ai Gabrielli) e soprattutto (dal sec. XV) nel palazzo a Pasquino (oggi palazzo Braschi); nel Lazio dimorarono spesso nei castelli di Bracciano e di Palo, entrambi da loro eretti nel sec. XV. Nel corso dei secoli ebbero signoria feudale o patrimoniale su molte terre e castelli del Patrimonio e d’altre zone del Lazio: Vicovaro (1195-1692, venduta ai Bolognetti), Cantalupo e Bardella (oggi Mandela, entrambi dal sec. XII al 1650, quando furono espropriati per debiti), Nerola (dal 1235, poi passata come contea alla linea di Gravina all’inizio del sec. XV), Galeria (dal 1276, requisita per debiti nel 1690), Palo (dal 1300 circa al 1573 e di nuovo dal 1589 al 1693), Selci (dal 1368, nel sec. XV passata alla linea di Mentana), Bracciano (possesso dal 1380, feudo dal 1419 insieme a Pisciarelli), San Polo (oggi San Polo de’ Cavalieri, in loro possesso o enfiteusi fin dal sec. XIII, infeudata nel 1390 e confermata nel 1429, venduta nel 1558), Trevignano (dal 1393 alla vendita del 1693), Formello, Scrofano (oggi Sacrofano) e Campagnano (tutte acquisite tra il 1410 e il 1423 e vendute con Cesano nel 1661), San Gregorio (oggi San Gregorio di Sassola, 1439-1567), Rocca Antica (in Sabina, oggi Roccantica, 1477-1698), Anguillara (dal 1492, marchesato nel 1560 entro il ducato di Bracciano a favore dei primogeniti, venduta nel 1693), Monterano (1492-1671), Cerveteri (1492-1674), Isola (oggi Isola Farnese, 1493-1588), Rota ( 1606-1664), Viano (oggi Veiano) con Oriolo e Monte Virginio (tutti dal 1606 al 1671); infine nel 1663 tutti i residui beni e titoli degli estinti O. di Sangemini.
Questo imponente complesso patrimoniale offri le risorse per lo splendore principesco della famiglia nel Rinascimento, ma gli eccessi di quello stile di vita e una condotta amministrativa per lo più infelice finirono per minare, già nel sec. XVI e soprattutto nel secolo seguente, la ricchezza e la potenza di quei signori, costringendoli allo smembramento del loro “Stato” attraverso vendite affannose o subendo sequestri e vendite forzose di feudi per debiti, fino alla liquidazione della stessa Bracciano e di quanto rimaneva del ducato nel 1696 (vendita al principe Livio Odescalchi). Due anni dopo, con la morte del duca Flavio, la linea si estinse; nei residui titoli e beni subentrarono gli O. di Gravina.
Il ramo di Monterotondo si distaccò dalla linea principale nel sec. XIII e si estinse nel 1604. Tra i feudi nel Lazio settentrionale ebbero Celleno concessa in feudo nel 1527 e Torrita Tiberina (fino al 1586).
Gli O. di Licenza che si estinsero nel XIX ed avevano feudi nel Lazio meridionale.
Gli O. di Mugnano risalgono all’inizio del sec. XIV quando ebbero i castelli di Mugnano e Bomarzo che persero tra la fine del XVI e la metà del XVII secolo. Nei secc. XIV-XVII gli O. di Mugnano furono ascritti alla nobiltà di Viterbo, dove dimorarono spesso e con sepoltura in S. Maria in Gradi; Vicino (v.), signore di Bomarzo, fu eletto priore di Viterbo nel 1563.
Il ramo dei conti di Pitigliano, direttamente disceso dalla linea originaria della famiglia, si distaccò con Guido (prima metà del sec. XIV) e si estinse in Fabrizio (m. 1709) lasciando erede la famiglia Rilli. Ebbero feudi nella Toscana meridionale e nel Lazio settentrionale Montalto di Castro (dal 1358), Fiano, Morlupo, Filacciano cedute poi all’inizio del sec. XVII.
Gli O. di Gallese mantennero quella signoria (con Corchiano) fino al 1511 quando il feudo passò ai Della Rovere. Si estinsero nel 1654.
Il ramo di Gravina si distaccò da quello di Bracciano alla metà del XV secolo ed ebbero importanti legami con la storia del Regno di Napoli. Alla metà del Settecento furono ascritti anche alla nobiltà di Corneto. Essendosi estinti tutti gli altri rami questi O. sono gli unici ancora fiorenti.
La linea di Mentana si diramò alla metà del Quattrocento da quella di Bracciano con il cardinal Latino (m. 1477); nel Lazio ebbe Lamentana (oggi Mentana, in possesso della famiglia dal 1407, eretta in marchesato nel 1579, venduta nel 1594), Catino e Poggio Catino (vendute nel 1588), Selci (sequestrata nel 1596) e il castello e tenuta di Monte Gentile sulla Nomentana (dal 1435 al 1589). Gli O. di Mentana ebbero anche feudi nel Regno di Napoli, dove furono marchesi di Atripalda. Oggi nel Lazio ma all’epoca in Regno era pure Amatrice, pervenuta a loro per nozze alla fine del Cinquecento ed eretta in principato nel 1639. La linea si estinse nel 1692 in Alessandro (per 44 anni in carcere e al confino), contro il cui testamento Amatrice passò ai Medici granduchi di Toscana.
Gli O. di Sangemini (loro feudo dal 1524, dal 1562 con titolo ducale) sono una diramazione dalla linea di Gravina, iniziata con Giovanni Antonio conte di Nerola (ca. 1490-1562), figlio cadetto di Francesco duca di Gravina, e proseguita con il nipote Virginio che, oltre a ottenere il titolo ducale su Sangemini, fondò con i propri feudi nel Lazio lo «Stato» di Montelibretti, comprendente sei castelli tra loro vicini (Montelibretti, Corese, Montorio Romano, Monte Flavio, Nerola e Ponticelli, inoltre la tenuta giurisdizionale di Monte Maggiore), e ottenne anche per esso l’erezione in ducato ereditario. A Roma ebbero il «palazzo grande» a Porta Pinciana, ceduto nel 1622 al cardinal Ludovisi, poi inglobato nel nuovo palazzo Piombino detto Margherita (1886-1890) oggi ambasciata degli Usa. Nel Lazio, oltre al ducato di Montelibretti, ebbero Configni e Lugnola (sulla strada dalla Sabina a Temi), nonché il principato di Scandriglia (in enfiteusi dal sec. XIV, con le tenute di Rocca Soldana, Macchia e Cerdomare), devoluto alla Camera Apostolica nel 1639 per estinzione della linea investita. Si estinsero infatti in linea maschile alla morte del duca Giovanni Antonio (1639), i cui titoli e feudi passarono all’unica figlia Giustiniana (m. 1663) e al di lei marito Ferdinando O. di Bracciano, che nel 1644 vendettero il ducato di Montelibretti ai Barberini; il loro figlio Flavio fu insieme duca di Bracciano e duca di Sangemini; dopo di lui titoli e beni residui della linea di Sangemini (ma non Sangemini stessa, requisita per debiti e venduta forzosamente all’asta nel 1703) passarono agli O. di Gravina.
BIBL. e FONTI: Roma, AC, Archivio Orsini (documenti dei secc. XII-XIX). Sansovino 1565; Imhoff 1710; Notizia storica 1724; Litta, Orsini; Moroni, XXXXIX, pp. 145-160; Crollalanza, II, pp. 241-243; Carlo Augusto Bertini in Amayden, II, pp. 117-118; Spreti, IV, p. 929; Brigante Colonna 1955; Marchetti Longhi 1960; GHA, ad vocem; Carocci 1992; Carocci 1993, passim Rendina 2004, pp. 471-480; Shaw 2007; Genealogie, Orsini (e ivi: Davide Shamà, Breve storia della dinastia Orsini).
In particolare sul ramo di Bracciano un’ampia trattazione in Celletti 1963. Inoltre: Bondi 1836; Marocco, II, pp. 23-57, 88-89, XII, p. 138; De Cupis 1903; Tomassetti, II, pp. 512, 526-531, III, pp. 38-42, 59, 70-76, 87-88, 99, 101-102, 115, 128-129, 164-165, 267-268, 312-315, 332; Silvestrelli, pp. 25, 263-264, 266-269, 270-271, 290-291, 442, 534, 543, 545, 573, 574-576, 579-583, 583-586, 591-592, 602-604, 731; Meucci 1947, pp. 20, 22, 25, 28-29, 33-38, 45-46, 56; Cavallaro et al. 1981; De Luca 1991; Michelli Giaccone 1991; Tantillo 2000; Sigismondi 2003; Carlino Bandinelli 2004, pp. 21-134; Genealogie, Orsini di Bracciano.
Sul ramo di Mugnano: Litta, Orsini, tav. XIV; Marocco, I, pp. 132-133, II, pp. 130-133,169-170; Silvestrelli, pp. 426, 458, 472, 484, 488, 678; Signorelli 1968, pp. 63-68; Angeli 2003, pp. 365-368, 786; Genealogie, Orsini di Mugnano, di Penna e Orsini de’ Cavalieri.
[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus; riduzione di Luciano Osbat – Cersal]