Torlonia, Giovanni Raimondo – Banchiere (Roma, 1754 – Ivi, 1829)
Figlio di Marin Tourlonias (poi italianizzato in Torlonia) e di Maria Francesca Angela Lanci che erano arrivati a Roma alla metà del Settecento e qui il padre aveva avviato dapprima un commercio di tessuti e poi un’attività di banchiere. Rilevata dal padre l’attività bancaria negli anni Ottanta, Giovanni fu ammesso alla corporazione dei banchieri e le sue iniziative imprenditoriali furono particolarmente fortunate da consentirgli di ottenere nel 1786 l’appalto delle miniere di allume dei Monti della Tolfa. Nel 1793 sposò Anna Maria Schultheiss vedova Chiaveri originaria di una famiglia di mercanti che aiutò il marito sia nella sua attività imprenditoriale che in opere assistenziali e di pietà. Al tempo della Campagna d’Italia ebbe modo di fare ingenti prestiti al pontefice Pio VI che lo nominò banchiere della corte pontificia e lo creò marchese. Aveva cominciato negli acquisti immobiliari favoriti dalle difficili situazioni nelle quali si erano venute a trovare molte famiglie aristocratiche romane. Nel 1803 comprò dagli Odescalchi il feudo di Bracciano (con clausola di riscatto) e durante il dominio napoleonico aumentò notevolmente il suo patrimonio fondiario e le alleanze con l’aristocrazia romana attraverso i matrimoni di figli e figlie.. Nel 1814 aveva acquistato dai Pallavicino il feudo di Civitella Cesi, nel 1822 dai principi Poniatowski i possedimenti di Capodimonte, Marta e Bisenzio. Negli anni Venti designò come suo erede il terzogenito Alessandro che avrebbe proseguito l’attività bancaria.
Morì a Roma nel 1829.
Bibl.: DBI, D. Felisini, voce “Torlonia Giovanni Raimondo” , vol. 96, Roma 2019, pp. 273-276.
[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]