Almadiani – Famiglia (Viterbo, Secc. XII-XVIII)

Antica famiglia patrizia viterbese, documentata dal sec. XII. Il cognome deriva dal ca­postipite Almadiano, menzionato nel 1141 nei re­gesti del Comune di Viterbo come possessore di un castello. Si tratta di un’«illustre stirpe, spesso pro­tagonista negli avvenimenti cittadini del tempo» (Angeli). Gli A. ebbero per secoli cariche civiche (priori, sindaci, consiglieri, gonfalonieri) e dignità ecclesiastiche (arcipreti, canonici, vicari episcopa­li); frequenti tra loro i dottori in legge, i medici, gli speziali, i notai, i capitani. Furono presenti anche a Graffignano, a Gallese e, per brevi periodi, a Roma.

Il più celebre membro della famiglia fu Giovanni Battista (v.); tra gli altri, si segnalarono il notaio Or­sino (metà del sec. XV), che fu cancelliere del Co­mune di Corneto, il medico e speziale Giovanni (se­conda metà del sec. XV), che avendo ottenuto la di­gnità di conte palatino dall’imperatore Federico III aggiunse l’aquila imperiale all’arme araldica di fa­miglia (1474), il notaio Agostino (secc. XV-XVI), allievo in Roma del Cantalicio e quindi dedito alle lettere, pubblicando l’opuscolo in terza rima Delle virtuti et bagni di Viterbo, con alcuni sonetti e can­zoni di piacere (1510), cui seguì l’Opuscolo novo sul sommo bene del cielo e della terra (1513), en­trambi stampati a Roma; inedita rimase una storia in versi latini sulla Madonna della Quercia. Nel Seicento spicca il capitano Giovanni (1637-1696), che dopo essere stato conservatore e depositario del Co­mune di Viterbo, fu depositario del Monte di Pietà (1675-76); ma a seguito della scoperta di un am­manco di oltre 5300 scudi, fu costretto a vendere la tenuta detta «dell’Asinello». Lasciò allora Viterbo e si mise al servizio della Spagna, per cui fu inviato in Puglia come governatore di Bitonto e preside di Bari. Sposò la gentildonna Angela de la Puerta di Valladolid, figlia del governatore spagnolo del pre­sidio di Porto Ercole. Visse poi a Roma al servizio del Cardinal Francesco Maria de Medici, del quale fu cameriere segreto. Morì il 23 nov. 1696, lascian­do il figlio naturale Paolo. La vedova si risposò con il cartografo romano Nicola del Carretto e i beni di famiglia toccarono a Paolo. Morto però anche que­sti nel 1729 a Bologna, la stirpe era estinta; in base alle disposizioni del testamento del 1521 di Gio­vanni Battista, tutto il patrimonio toccò ai Carmeli­tani della chiesa viterbese di S. Giovanni Battista a Ponte Tremoli, che ne entrarono in possesso nel 1735.

Quella chiesa, fondata da Giovanni Battista, era infatti da oltre due secoli sede della cappella e dei sepolcri degli A. (1513) e perciò comunemente detta «chiesa degli A.». Oggi, sconsacrata, è detta «sala A.» ed è sede di conferenze e mostre. Nei pressi gli A. ebbero due case, una più antica e una più recente, ma la casa originaria era in contrada Orologio vecchio; altra casa con torre era in par­rocchia di S. Maria Nuova, presso piazza Padella.

Arme: partito, nel 1° d’oro all’aquila di nero uscen­te dalla partizione; nel 2° losangato d’argento e di rosso, al capo d’azzurro caricato della lettera L d’oro accostata da due rose di rosso.

BIBL. – Angeli 2003, pp. 27-30, 602-603 (con completo al­bero genealogico ed esaustivi rif. alle fonti documentarie). Inoltre: Bussi 1742, pp. 296-297; Coretini 1774, p. 111; Amayden, p. 101; Signorelli 1926; G. Mazzaroni, La chiesa e le case degli Almadiani, «Bollettino Municipale di Viter­bo», febbraio 1932; Signorelli, II, pp. 386-388; Signorelli 1968, pp. 109-110; Italo Faldi, Viterbo a pezzi. S. Giovanni Battista degli Almadiani, «Biblioteca e Società», XXX, 1-4, dic. 1996, pp. 3-5; Rhodes 1998.

[Scheda di Orietta Sartori – Ibimus]