Carelli, Sebastiano – Pittore (Montefiascone, ante 1758 – ?)
La prima notizia che abbiamo di C. la ricaviamo dai registri degli “Stati delle anime” della parrocchia di S. Andrea delle Fratte in Roma, in base ai quali risulta risiedere in città nel 1758, con Domenico Corvi e Santi Bighi. Nel 1769, viene pagato per un’opera, non bene identificata, per la chiesa di S. Rocco a Viterbo e per il restauro di alcune tele della stessa.
Successivamente fu attivo a S. Lorenzo Nuovo, tra il 1778 e il 1780, dove collabora insieme a Filippo Bracci, figlio del più famoso Pietro scultore, con il viterbese Pietro Papini, su incarico del cardinale pro tesoriere Pallotta, alla decorazione della chiesa parrocchiale e del cimitero del paese.
Conosciuto come “figurista”, realizzò un dipinto a guazzo, andato perduto, rappresentante Maria SS., la Maddalena e san Giovanni, destinato a fare da sfondo alla nicchia dell’altare del Crocifisso nell’omonima cappella. Lo stesso si occupò della tiratura della tela del quadro destinato all’altare maggiore, per il quale provvide anche a dipingere un’aggiunta, dal momento che lo stesso, all’atto della sua posa in opera, risultava più stretto del suo alloggiamento. Infine un’altra opera nella stessa chiesa risale all’epoca di Pio VI: si tratta di un tabernacolo o, per conservare la definizione antica, del Credenzino di legno di albuccio destinato a custodire gli oli sacri, posto sulla tazza del fonte battesimale nella cappellina del battistero situata a sinistra dell’ingresso principale, raffigurante il Battesimo di Cristo; la raffigurazione risulta molto simile per iconografia e stile, sebbene il recente restauro ne abbia decisamente alterato l’originalità, ad un dipinto su tela successivo per il battistero della chiesa di S. Antonio Abate in Castel S. Elia.
Negli stessi anni partecipa alla decorazione pittorica della chiesa di san Giovanni Battista del Gonfalone, considerata come l’esempio più importante del barocco a Viterbo. Al C. viene commissionata una tela raffigurante San Bonaventura che scrive ispirato dallo Spirito Santo, e le due figure monocrome in due finte nicchie, che sono ai lati dell’altare maggiore, sopra alla porta della sacrestia e sopra quella del campanile, e rappresentano la Scienza a destra e, a sinistra, la Religione.
BIBL. – F. Ricci, La Chiesa di S. Rocco e i suoi affreschi (Viterbo), in “Informazioni”, anno III, n. 11, 1994; P. Gossi, Una personalità poco nota del ‘700 figurativo viterbese attraverso i documenti: Vincenzo Strigelli (1713-1769), in “Biblioteca e Società”, 1998, n. 4; E. Manna, Le committenze pittoriche in San Lorenzo Nuovo durante il pontificato di Pio VI Braschi (1775-1799), in “Biblioteca & Dintorni”, n. 2, 1998; M. Galeotti, L’Illustrissima Città di Viterbo, Viterbo, 2002.