Crivellati, Cesare – Medico (Viterbo, 1553 – ivi, 7 luglio 1640).
Figlio di Lorenzo, studiò medicina e fu il principale esperto in dottrina e in prassi sanitaria nella sua città. Nulla è noto dei suoi studi, che probabilmente riguardarono, come d’uso all’epoca, anche la filosofia; forse fu allievo del dottissimo Andrea Bacci (1524-1600), professore alla Sapienza e celebrato studioso dei bagni termali, cioè dell’argomento con il quale C. iniziò nel 1596 la propria produzione scientifica. Colpisce anche, in un’epoca in cui predominava la dottrina galenica, l’attenzione di C. ad Ippocrate, del quale raccolse e commentò i precetti. Seppur rivolto principalmente alla speculazione medico-igienico-filosofica, C. fu anche medico pratico («medico fisico») e almeno dal 1592 lavorò presso l’Ospedale Grande di Viterbo.
Nel 1593 si sposò con Beatrice di Biagio Pollastri, morta la quale passò a seconde nozze con Vittoria Andreacci; da entrambi i matrimoni nacquero figli. Con la pubblicazione del Trattato de bagni di Viterbo (1596) C. ottenne particolare prestigio nell’ambiente cittadino; il libro andò esaurito in breve e nel 1604 se ne fece una seconda edizione; l’opera era ancora apprezzata un secolo dopo, come dimostra una terza edizione uscita nel 1706. Anche nel suo secondo trattato, scritto nel 1599, C. si rifece a Bacci e alla grande ricerca sul vino condotta da quello studioso, per indagarne il miglior uso nelle malattie. Poiché quest’opera, pubblicata a Roma, fu apprezzata nella capitale, aumentò il suo lustro presso i Viterbesi, che nel 1600 lo ascrissero alla nobiltà cittadina.
Nel 1603 fu incaricato dal Comune, insieme a Domenico Bianchi, di recarsi a Roma per trovare un nuovo stampatore comunale «che sapesse di latino», incarico che portò alla nomina di Girolamo Discepoli, presso il quale C. pubblicherà i suoi lavori successivi. In essi si occupò di febbri, di purgativi, di catarro. L’opera sul catarro (inteso come grave infiammazione polmonare) fu scritta nel 1609 come apologia della cura prestata al vescovo Girolamo Matteucci, che C. curava da anni. Morto infatti il vescovo il 21 gen. 1609, si levarono alcune voci critiche (Piersante Anselmi, Colonisio Sannelli, Stefano Galeotti) sul lavoro diagnostico e terapeutico svolto da Crivellati. Questa polemica, che non si placava, costrinse C. a un’altra replica con l’opuscolo Alcune brevi annotationi, uscito nell’agosto di quell’anno e offerto all’esame del Collegio dei medici di Roma. Come una richiesta di conciliazione con i colleghi sembra di poter interpretare anche un altro opuscolo di C., il Trattato di pace uscito nel 1610. Probabilmente la questione colpì C. non solo sul piano professionale, ma anche su quello umano, tanto che il 7 marzo 1613 fece testamento.
Visse ancora a lungo, ma è significativo che le sue opere successive non trattino più argomenti medici in senso stretto, bensì presentino commentari alla fisica aristotelica o espongano trattazioni di aritmetica, di teoria ed estetica musicale, di meteorologia, astronomia e astrologia. Il più notevole è quello relativo alla musica, uscito nel 1624 quando suo figlio Domenico studiava a Roma con Girolamo Frescobaldi: pur essendo un compendio di teorici del passato (da Guido d’Arezzo a Pietro Aaron a Zarlino e ai suoi contemporanei), non manca di spunti interessanti, tra cui l’entusiasmo per la nuova musica monodica (in cui il figlio darà buone prove) e per la moderna tecnica del canto; il Pitoni lo giudicò «operetta degna e di stima». Almeno dal 1626 C. lavorò per Pietro Farnese duca di Latera; nel 1631, trovandosi nel castello di Farnese al servizio di quel signore, pubblicò un trattatello sulla peste che l’anno prima si era diffusa in forma epidemica in varie regioni d’Italia; C. tornò così a occuparsi di problemi sanitari, ma l’opuscolo è privo di valore scientifico, con considerazioni acrostiche e numerologiche piuttosto risibili.
La famiglia Crivellati proseguì in Viterbo per oltre un secolo con medici, canonici, notai, alcuni dei quali chiamati a cariche civiche. Si estinse in linea maschile in Cesare (m. 1742). Ebbe casa in contrada San Giovanni in Pietra, presso la chiesa della Compagnia di Sant’Orsola, e tomba in S. Maria in Gradi. – Arme: inquartato di rosso e d’argento, al crivello d’oro attraversante sull’inquartatura. In alcuni documenti insieme al crivello compare una clessidra.
Opere: Trattato de bagni di Viterbo (Viterbo, appresso Agostino Colaldi, 1596; ded. a mons. Carlo Conti vescovo di Ancona, Viterbo 1° apr. 1596; ried. Viterbo 1604, ivi 1706); Trattato dell’uso et modo di dare il vino nelle malattie acute (Roma, appresso Bartholomeo Bonfadino, per Giovanni Martinelli, 1600 [in fine: 1599]; ded. al nobile ternano G. B. Castelli; rist. anast. Bologna, Forni, 1989); Hippocratis sementine, ex libris Aphorismorum, Prognosticorum, Acutorumq; collectae, & ad quemdam perutilem ordinem redactae a Coesore Crivellato Medico Viterbiense (Viterbii, apud Augustinum Colaldum, 1601; ded. a mons. Girolamo Matteucci vescovo di Viterbo, Viterbo 24 sett. 1601); Trattalo della cura d’amore (Roma, per Paolo Martinelli, appresso Domenico Gigliotti, 1602); De febribus tractatus (Viterbii, apud Hierony- mum Discipulum, 1605; ded. a Giulio Gualtieri tesoriere della provincia del Patrimonio, Viterbo 1° apr. 1605); La cura del catarro […] (Viterbo, appresso Girolamo Discepolo, 1609); Alcune brevi annotationi nella questione Utrum liceat purgare senem […] (Viterbo, appresso Girolamo Discepolo, 1609); Trattato di pace […] (Viterbo, per Girolamo Discepolo, 1610); Il primo libro della Fisica volgarizato per modo di parafrasi […] (Viterbo, nella stampa de’ Discepoli, 1615; ded. al cardinal Conti, Viterbo 10 nov. 1615); Il secondo libro della Fisica tradotto per modo di parafrase in lingua volgare […] (Viterbo, s.t., 1617; ded. al cardinal Scipione Cobelluzzi); Breve compendio d’aritmetica […] (Viterbo, appresso Agostino Discepoli, 1622; ded. a Ottavio Bacci segretario del cardinal Ludovisi, Viterbo 6 dic. 1622); Discorsi musicali (Viterbo, appresso Agostino Discep., 1624; ded. al cardinal Muti vescovo di Viterbo, Viterbo 20 marzo 1624); I libri della generatione, e corrottione, con il quarto delle Meteore d’Aristotele […] volgarizati per modo di parafrasi (Viterbo, per il Discep., 1626; ded. a monsignor Vincenzo Bianco Paleologo gran mastro della religione di San Giorgio, Viterbo 25 febbr. 1626); Lunario perpetuo (Viterbo, appresso il Discepolo, 1626; ded. a Pietro Farnese duca di Latera, Viterbo 29 ott. 1626); Trattato di peste (Viterbo, appresso Bernardino Diot’allevi, 1631; ded. ai conservatori di Viterbo, Farnese 24 febbr. 1631); Trattato contra l’astrologia giuditiaria (Viterbo, per il Diotallevi, 1633; ded. al cardinal Muti vescovo di Viterbo, Viterbo 20 dic. 1633; testo ms. autografo in BAV, cod. Barb. lat. 4261 datato Viterbo 24 marzo 1635, forse per una nuova ed.).
BIBL. – Pitoni, p. 230; Carosi 1962, ad indicem; Rhodes 1963, ad indicem; Signorelli 1968, pp. 128-129; Carosi 1990, pp. 45, 57, 354; Nigel Fortune in New Grove, 6, p. 698; Riccardo Pecci in MGG, 5, coll. 104-105; Lalli 2003, nn. 260264; Angeli 2003, pp. 186-187, 691 (con rif. alle fonti d’archivio e completo albero genealogico della famiglia).
[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus; integrazione di Luciano Osbat – Cersal]