Cristofori – Famiglia (Bagnoregio, Viterbo, secc. XVIII-XIX)
Originaria di Bagnoregio in questa città la famiglia possedeva un palazzo, oggi proprietà della Fondazione Agosti. Tra i suoi esponenti più illustri, oltre al capostipite Cristoforo (m. 1607), notaio nel 1570, vanno ricordati suo figlio Torquato (m. Viterbo 4 ott. 1621), illustre giurista, sepolto nella cappella dei SS. Ilario e Valentino della cattedrale, e Cristoforo (batt. 25 luglio 1613 – 11 giugno 1695): figlio di Polimante e di Margherita Vittori, abate, nominato Vicario capitolare il 24 giugno 1680 alla morte del vescovo Vincenzo Candiotti, perì nel suo palazzo di piazza S. Martino crollato a seguito di un terremoto.
Meritano di essere poi citati Carlo (batt. 5 dic. 1642- 1° ago. 1710), nella cui persona la famiglia C. il 17 dic. 1673 venne ascritta alla nobiltà di Viterbo; coniugatosi con Domenica Rosa Cordelli dell’antica famiglia viterbese, egli divenne il capostipite della linea fiorita in questa città, dove esercitò varie cariche pubbliche tra cui quella di subappaltatore delle Poste (1692) e di custode delle armi della rocca di Viterbo. Tale ruolo ricoprì anche il figlio Stefano (8 sett. 1673 – 1750), che nel 1716 fu conservatore del Popolo come nel 1752 il figlio Gabriele (29 maggio 1717-24 apr. 1791), nato dalle nozze con Maria Antonia Cecchini, che nel 1780 fu governatore del Monte di Pietà.
Nei periodi successivi tra gli esponenti della famiglia sono annoverati vari religiosi: oltre a Carlo (v.), cardinale e giurista, vanno segnalati Francesco (14 ott. 1777 – 23 giugno 1834), arciprete della cattedrale, e il fratello Domenico (4 dic. 1782 – 14 dic. 1837), canonico della chiesa di S. Sisto, che fece edificare la chiesa di S. Giovanni Nepomuceno decorandone l’altare con un quadro raffigurante il santo realizzato da Pietro Papini; e, figli di Luigi, Giovanni (2 giugno 1817-29 genn. 1883), arcidiacono della cattedrale e vicario generale, il quale promosse il restauro della chiesa annessa al monastero di S. Maria Egiziaca, e Giuseppe (9 apr. 1819 – 3 gen. 1906), monaco benedettino, procuratore generale e soprintendente della fabbrica di S. Paolo. Oltre che dell’insigne storico Francesco (v.), menzione particolare va fatta anche di Gabriele ( 15 ago. 1808 – 29 gen. 1882), figlio di Stefano e di Eustachia de Gentili, docente di matematica nel seminario di Viterbo, archivista e segretario della Confraternita del Gonfalone e, nel 1863 e 1868, presidente dell’Accademia degli Ardenti.
A Viterbo la famiglia possedeva una residenza in via Orologio Vecchio, e aveva sepoltura nella chiesa di S. Maria Liberatrice e nel cimitero comunale di S. Lazzaro.
Arme: troncato d’azzurro e d’oro da una fascia convessa di rosso accompagnata in capo da una cometa d’oro ed in punta da un monte di sei cime di verde.
BIBL. – Quintarelli 1896, pp. 511-524; Spreti, II, p. 577; Signorelli 1968, pp. 181-185, 689-690; Angeli 2003, pp. 586590,908-910. –