Crivellati, Domenico – Compositore (Viterbo, luglio 1602 – ivi, 1 ago. 1638).

Figlio di Cesare, fu battez­zato il 28 luglio 1602. Pur indirizzato dal padre allo studio della medicina al fine di succedergli nella professione, dimostrò spiccate attitudini per la mu­sica. Il padre, che da giovane aveva anch’egli ama­to quell’arte, non lo contrastò (agli studi medici fu avviato l’altro figlio Leonardo), anzi lo mandò a Roma a studiare con il celebre Girolamo Frescobal­di, all’epoca organista di S. Pietro, che si dichiarò appieno soddisfatto della buona riuscita di C. alla tastiera e nella composizione. Queste notizie sono desunte dal proemio al lettore che suo padre pose ai propri Discorsi musicali (1624), selezione di illustri teorici musicali raccolta e pubblicata proprio al fine di esser utile agli studi del figlio. Con l’autorevole aiuto del proprio maestro, C. si fece conoscere ne­gli ambienti musicali romani, in particolare nelle case patrizie dove si coltivava il nuovo stile mono­dico da camera.

All’inizio del 1628 pubblicò una raccolta di Cantate diverse a una, due, e tre voci, con l’intavolatura per la chitarra spagnola in quel­le più approposito (Roma, appresso Gio. Battista Robletti, 1628), dedicandola a monsignor Girolamo Grimaldi, Governatore della provincia del Patrimo­nio, in data di Roma 15 gen. 1628. La raccolta, che contiene 19 componimenti a voce sola (l’ultimo det­to «spirituale»), 5 a due voci e 2 a tre voci, tutti con basso continuo, appare notevole non solo per esse­re la prima in ambito romano a usare la denomina­zione di Cantate, ma soprattutto perché, secondo un recente giudizio, i componimenti «mostrano un gu­sto e uno spirito degni d’attenzione: alcuni anda­menti melodici e ritmici sono accattivanti» (Fran­chi). In precedenza erano stati invece considerati «simple strophic pieces of no great musical interest» (Fortune).

In ogni caso, la raccolta è piuttosto accu­rata nell’accompagnamento strumentale, indicato in apposite didascalie (ripetizioni di periodi musicali allo strumento dopo l’intonazione cantata e altre al­ternanze tra voce e strumento, arpeggi, uso di «di­versi strumenti», tra cui la tiorba, oltre al clavicem­balo e alla chitarra). Alcuni testi poetici sono di Bat­tista Guarini. L’anno dopo un componimento a voce sola di C. («Quanto più cruda sete» per soprano e basso continuo) fu incluso nell’antologia Le riso­nanti sfere (1629) a cura dell’editore Giovanni Bat­tista Robletti. In questa produzione di musiche vo­cali da camera C. deve aver proseguito negli anni successivi, ma le composizioni sono perdute. Il Pi­toni dà notizia di un suo Libro sesto delle musiche a 1, 2, 3 voci, stampato a Roma da Paolo Masotti nel 1634: dunque tra la raccolta superstite del 1628 e questa devono essere stati pubblicati altri quattro suoi libri di componimenti profani, ma di essi nulla si sa.

Intanto C. si era sposato con Laura Teodori di Bagnaia (23 apr. 1628), dalla quale ebbe numerosa prole; ma gli sopravvissero solo un maschio, Giu­seppe (1630-1701), e due femmine fattesi monache.

BIBL. – Pitoni, pp. 230, 265-266; Carosi 1962, p. 177; Nigel Fortune in New Grove, 6, p. 698-699; Riccardo Pecci in MGG, 5, coll. 105-106; Angeli 2003, pp. 186, 691 (con rif. ai documenti d’archivio); Franchi 2006, pp. 588-590, 612, 711 (con altri rif. bibl.).

[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus]