Degli Abbati (Abbati, Degli Abati Olivieri), Alessandro – Vescovo (Roma 30 luglio 1681 – Viterbo 30 aprile 1748).

Figlio di Sigismondo e di Giulia Albani, il padre proveniva da una famiglia nobile di origine pesarese e apparteneva all’Ordine dei Cavalieri di Malta. Intraprese la carriera ecclesiastica seguendo l’esempio dell’illustre zio Fabio, cardinale, cugino di Clemente XI per parte della madre e Segretario dei Brevi durante quattro pontificati.

Canonico e fabbriciere di S. Maria Maggiore, vescovo di Filadelfia in partibus infìdelium, A. era Segretario della Congregazione del Concilio quando il 21 maggio 1731 gli fu assegnata la diocesi di Viterbo; si recò in città, privatamente, il 4 luglio. Nella bolla di nomina indicò l’impegno a ristrutturare il palazzo vescovile e a fondare il Monte di Pietà a Toscanella (oggi Tuscania) che, se istituito, cessò presto le sue attività. Certamente restaurò e riorganizzò il seminario di Viterbo e riconvertì il cenobio di S. Maria della Palanzana in una casa di villeggiatura per i vescovi.

Il 18 dic. 1731 avviò la prima Visita pastorale che ripeté nel 1734, poi nel 1740 e nel 1744. La descrizione dei luoghi visitati è sommaria mentre sono sempre indicate le disposizioni conseguenti alla visita che sono presenti quasi per ogni altare, cappella, luogo pio visitato. Spesso vi sono decreti generali per un intero paese che riguardano temi diversi. Particolare attenzione è posta sia al problema delle messe non celebrate (la “revisione degli oneri di messa”), sia all’esposizione di tabelle con gli orari e la tipologia di messa celebrata sia alla corretta amministrazione delle confraternite.

Cercò di ridurre i dissidi nel clero, che inoltre invitò a comportamenti più rigorosi, proibendo ad esempio l’uso delle parrucche. Nel 1734 ordinò alle Maestre Pie di mutare il loro abito, perché troppo simile a quello dell’Ordine dei Gesuiti. Il 27 nov. 1741 nominò uno speciale vicario per la sorveglianza su tutti i monasteri della diocesi; nel 1742 prescrisse ai parroci di dedicarsi maggiormente all’insegnamento del catechismo ai ragazzi e agli adulti. Entrò in conflitto con le autorità comunali sulle prerogative della dignità vescovile.

La sua diocesi fu oggetto in successione, nel 1734 e nel 1736, dell’occupazione militare spagnola, tedesca, di alcune calamità naturali (alluvioni, invasione di locuste) e tra il 1739 e il 1742 di un nuovo continuo passaggio di truppe. Il 15 maggio 1742 l’A. convocò il sinodo, che si tenne tra l’11 e il 13 novembre (Constitutiones editae ab Illustrissimo et Reverendissimo Domino D. Alexandro De Abbatibus…, Ex Typographia Bernabò et Lazzarini, Romae 1743). Le risoluzioni emanate prendevano a modello le costituzioni promulgate da Benedetto XIV quando aveva ricoperto la carica di vescovo di Bologna e, tra le altre, l’adozione di misure più severe in occasione della quaresima e l’attenuazione della pena per alcuni divieti.

Il 15 sett. 1745, nella chiesa della SS. Trinità, tenne un’omelia di ringraziamento per la cessata occupazione della città da parte delle truppe straniere. Durante il suo vescovato furono iniziate la costruzione della chiesa di S. Maria in Gradi e la ristrutturazione di quella di S. Angelo in Spatha, sita nella piazza del Comune; in tale occasione furono rinvenute alcune reliquie di san Savino e di altri santi, che vennero collocate nella chiesa di San Leonardo. L’A. partecipò alle celebrazioni religiose, effettuate dal 23 al 26 ottobre, in occasione del trasporto dell’immagine della Madonna Liberatrice nella cappella costruita nella nuova chiesa della SS. Trinità. Il 27 celebrò un triduo, a S. Maria in Poggio, in occasione della canonizzazione di Camillo de Lellis, il fondatore dell’Ordine dei Ministri degli Infermi. Nel 1747 si recò a Civitavecchia a omaggiare il pontefice.

Morì per un colpo apoplettico e venne sepolto dal nipote ex fratre Carlo nel coro della chiesa di S. Lorenzo, dove un’iscrizione elogiativa ne ricorda la fede e la generosità verso i poveri. Nel volume che raccoglie le sue omelie, pubblicato a Viterbo nel 1742 (Omelie ed altri discorsi morali…, In Roma, Nella Stamperia del Bernabò, e Lazzarini, 1742) e dedicato a Benedetto XIV, sono inserite le “Relationes ad limina” presentate a Roma dal 1734 al 1740 che fanno un quadro delle chiese e dei luoghi pii esistenti  nelle due diocesi.

Bibl. – B. Scanziani, voce Abbati in Regione Lazio, Dizionario storico biografico del Lazio, Volume I, Roma 2009, p. 4; F. Bussi, Istoria della città di Viterbo, In Roma 1742, pp. 354-355, 383; R. Ritzler, F. Sefrin, Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, vol. V, Patavii, MCMLII,  p. 417; G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, vol. III/1, Viterbo, 1964, pp. 183-194 (con rif. alle fonti d’archivio).

[Scheda di Isabella Lamantia-Cersal; revisione di Luciano Osbat – Cersal]