Farnese – Famiglia (Viterbo, secc. X-XVIII)

Famiglia principesca, originaria del­la zona del Lazio settentrionale al confine con la To­scana e con l’Orvietano (sec. X) e affermatasi con possessi feudali nella zona a ovest del lago di Bolsena, i più antichi dei quali furono Farnese (l’antica Castrum Farneti, da cui secondo i più derivò il nome della stirpe) e Ischia (oggi Ischia di Castro). Secondo la tradizione dei genealogisti rinascimen­tali, questi due castelli furono assegnati ai F. già nel 980 dall’imperatore Ottone II. In seguito perduti, fu­rono riottenuti nel 1134 da Pietro (primo di questo nome nella stirpe), valoroso uomo d’arme nel Mez­zogiorno contro i Normanni; ebbe anche altre terre nella Toscana meridionale e gli fu attribuita la fon­dazione di Orbetello. Almeno dalla fine del sec. XII i F. si attestarono stabilmente in Orvieto.

La loro espansione va probabilmente ricondotta alla deca­denza degli Aldobrandeschi, dei quali dapprima era­no vassalli, e fu favorita dalla loro fedeltà ai papi e al partito guelfo, per il quale guerreggiarono a lun­go. Un condottiero di fama fu Ranuccio, valoroso combattente contro le milizie di Manfredi e coman­dante della cavalleria della lega dei comuni guelfi di Toscana, morto in un’imboscata nel 1288. A lui spetta il merito di aver avviato l’amministrazione unitaria del patrimonio familiare nell’Alto Lazio, presto considerato un complesso indivisibile e chia­mato «Terra Farnesiana».

Un altro Pietro (v), ni­pote di Ranuccio, fu rinomato condottiero al servi­zio della Repubblica fiorentina contro Pisa; ottenu­ta la vittoria nel 1363, morì subito dopo di peste. Il nipote Pietro (v) ebbe stretti rapporti con le re­pubbliche di Siena e di Firenze; fu capitano genera­le di Siena e lottò aspramente contro gli Orsini di Pitigliano, da tempo nemici dei F., per difendere l’integrità della «Terra Farnesiana», in particolare durante la rivolta di Ischia di Castro (1395); morì nel 1415.

Ascesa a maggiore importanza, la fami­glia si divise con i figli di Pietro: Bartolomeo ebbe le avite terre intorno al lago di Bolsena (Latera, Far­nese e le contigue tenute di Sala, Castiglione, Mar­rano e Mezzano) e fondò così il ramo dei signori (poi duchi) di Latera, estintisi nel 1668, mentre Ra­nuccio dimorò stabilmente a Viterbo (dove ebbe pa­lazzo nella contrada della cattedrale, in Piazza Nuo­va) e fu presente a Roma dall’inizio del sec. XV, ve­nendovi nominato senatore nel 1417; in seguito fu al comando delle milizie pontificie sotto Martino V ed Eugenio IV.

Con ciò, il radicato legame dei F. con la zona settentrionale del Patrimonio non venne meno, anzi si estese di molto. Ranuccio infatti, favorito da Eugenio IV, acquistò terre e ricchezze, gettando le basi della futura potenza del casato. I domini fami­liari giunsero a formare un complesso senza solu­zione di continuità tra il lago di Bolsena e il mare. Ranuccio, che lo governava da Viterbo, fondò il sa­crario della famiglia nell’isola Bisentina. Morì nel 1450. Suo figlio Pier Luigi, signore di Capodimon­te, entrò appieno nel patriziato romano sposando Giovannella di Onorato Caetani dei signori di Ser­moneta. Le nozze si celebrarono nel marzo 1464 nel castello di Ischia di Castro. Con il figlio di Pier Lui­gi, Alessandro, giunsero al culmine la potenza e la gloria della stirpe: la carriera ecclesiastica portò Alessandro dapprima alla porpora cardinalizia e ad una posizione eminente nel papato di Alessandro VI Borgia, mercé l’amore del papa per sua sorella Giu­lia (v.), quindi al soglio pontificio, cui fu esaltato nel 1534 con il nome di Paolo III (v.).

Fu così assicurata la definitiva fortuna della casa: il figlio del papa, Pier Luigi (v.), fu colmato di ricchezze e titoli; con la costituzione del ducato di Castro (1537), com­prensivo della contea di Ronciglione, la presenza dei F. nell’attuale provincia di Viterbo fu decisiva per oltre un secolo, promuovendovi un fiorente svi­luppo economico e una rilevante attività artistica; nello stesso periodo, i F. si stabilivano in Parma come duchi sovrani di Parma e Piacenza (1545), per cui al ducato di Castro giovarono anche i rapporti così istituiti con l’area padana. Del ducato di Castro facevano parte il capoluogo Castro (dai F. ingrandi­to e abbellito), Ischia, Valentano (centro ammini­strativo e giudiziario del ducato), Gradoli, la diruta Bisenzio (Visentium, con l’isola Bisentina nel lago di Bolsena), Capodimonte, Marta, Pianzano (oggi Piansano), Arlena (oggi Arlena di Castro), Tessennano, Cellere, Pianano Albanesi (oggi Pianiano), Canino, Montalto (oggi Montalto di Castro) e le va­ste terre del corso inferiore del fiume Fiora, tra Ca­nino, Montalto e il Ponte dell’Abbadia; dello «sta­to» di Ronciglione facevano parte, oltre a Ronciglione stessa (il cui sviluppo durante il governo farnesiano fu notevole), Caprarola (in possesso dei F. fin dal 1521), Canepina, Vallerano, Fabrica (oggi Fabrica di Roma) con la tenuta di Falleri, Corchia­no, Castel Sant’Elia, Borgo San Leonardo (oggi ro­vine di Borghetto) e la più lontana Castiglione (oggi Castiglione in Teverina), aggregata agli altri castel­li nel 1553. Per altra via pervennero ai F. anche gli importanti feudi di Cittaducale, di Castel Madama e di Leonessa (1538-39), mentre successivi acquisti furono quelli di Isola, sulla via Cassia, da loro chia­mata Isola Farnese (1567), e di Ponza (oggi Arcinazzo Romano) presso Subiaco (1588). In seguito a complesse vicende e a due episodi di guerra, il du­cato di Castro fu tolto ai F. (1649); Castro fu completamente di­strutta e rasa al suolo. Pochi anni prima Odoardo F. duca di Parma aveva venduto Castel Madama e la contigua tenuta del Pino al marchese Alessandro Pallavicino di Parma (1635). Il Ducato di Castro e lo Stato di Ronciglione oltre ad Isola Farnese furono inca­merati dalla Camera Apostolica a titolo di risarcimento per i debiti contratti dai F. e non onorati. I F. du­chi di Parma si estinsero nel 1731 nei Borbone di Spagna; il ramo napoletano di questi ultimi ereditò quello che rimaneva dei beni farnesiani a Roma e nel Lazio, comprese Leo­nessa e Cittaducale.

Nella Tuscia rimangono testimonianze imponenti della presenza e della munificenza dei F. a partire da Palazzo Farnese di Caprarola e dalle loro residenze nelle principali località del Ducato per finire alle chiese e agli altari dei quali furono fondatori o patroni.

Arme: d’oro ai sei gigli d’az­zurro; in origine, secondo alcuni, i gigli erano d’oro e il campo di verde.

BIBL. e FONTI – L’archivio e la biblioteca di famiglia, per se­coli conservati a Parma, furono portati a Napoli nel sec. XVIII e fanno oggi parte rispettivamente dell’Archivio di Stato di Napoli e del Fondo Farnesiano della Bibl. Naz. «Vittorio Ema­nuele III» di Napoli. Un importante fondo documentario è con­servato nell’ Archivio Segreto Vaticano (Carte Farnesiane). No­tizie sulla famiglia nel ms. 314, 42 della Bibl. Naz. Centrale di Roma. Ariosto 1557; Imhoff 1710, pp. 13-26; Tedeschi 1733; Annibali 1817-18; Litta, Farnese, tavv. I-IX; Carabelli 1865; Grottanelli 1891 ; Balducci 1910; Silvestrelli, pp. 1-6, 371-372, 543, 709-715, 755-756, 803-805, 806-816; Trasatti 1928; Mi­cheli 1938; Borri 1939; Drei 1954; Rabbi Solari 1964; DHGE, XVI, coll. 598-625; Signorelli 1968, pp. 53-62; Nasalli Rocca 1969; Del Vecchio 1972; Galeotti 1972; Lefevre 1980a; Far­nese 1985; Farnese 1990; Luzi 1990; Lotti 1991; Polidori 1991; Andretta 1993; Corradini 1994; DBI, 45, ad voces Far­nese; Savio 1999, II, pp. 400-401 ; Luzi 2000; Ducato di Castro 2001; Angeli 2003, pp. 217-221, 703-704 (con albero genea­logico); Di Nicola 2004; Rendina 2004, pp. 322-332; Floris 2005, pp. 96-103; Farnese 2007; Merlani 2007; Anselmi 2008.

[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus]