Lante – Famiglia (Secc. XIV-XIX)

Famiglia patrizia romana (dal sec. XIV), fiorita in Roma, Pisa e Bagnaia, qui citata per i possedimenti nel Lazio: duchi di Bomarzo dal 1645 al 1836, marchesi di Belmonte dal 1685 al 1739, signori di Selci e Cantalupo in Sa­bina (dal 1722), nonché enfiteuti perpetui della splendida villa di Bagnaia (dal 1656). Come eredi di Giuliano della Rovere dei marchesi di San Lo­renzo in Monteleone i Lante ne aggiunsero il co­gnome e lo stemma ai propri.

Fondatore della ricchezza della famiglia fu Michele (m. 1549), fatto marchese con decreto di Carlo V e proprieta­rio di vaste tenute nell’Agro Romano (Torre An­gela, Trefusa, Malafede). Ad esse il figlio Lodo­vico aggiunse Tor di Valle e Spinaceto e acquistò il palazzo romano nel rione di Sant’Eustachio (1558). Dei suoi due figli, Marcantonio (m. 1645) ereditò il titolo marchionale e, come marito di Lu­crezia della Rovere (sorella della duchessa d’Urbino e ultima della stirpe) il nome e i beni della Rovere. Stimato dall’Amayden «uno dei più com­piti et onorati cavalieri di questa corte», estese i possedimenti della famiglia nell’Agro Romano con il casale Serpentara sulla Salaria. Suo fratello Marcello (v.) portò il massimo lustro alla famiglia con la porpora cardinalizia (1606).

Splendido si­gnore fu il figlio di Marcantonio, Ippolito (v.), mentre «uomo di rigidi costumi» (Clementi) fu suo figlio Antonio, marito della brillante Louise Angélique de La Trémoille Noirmoutier, le cui spese causarono il sequestro per debiti della tenu­ta di Fossola sulla Laurentina (1697); invece suo fratello Luigi, sposando Angela Maria di Guido Vaini, ultima della sua famiglia, ereditò i feudi di Selci e Cantalupo in Sabina (1722).

Cardinale fu il figlio di Antonio, Federico (v.), mentre una fles­sione del patrimonio familiare si ebbe con il duca Filippo, costretto a vendere ai Muti il ducato di Rocca Sinibalda e il marchesato di Belmonte (1739). Nell’Ottocento la famiglia, legatissima al regime pontificio, ebbe altri due cardinali, Anto­nio e Alessandro (entrambi nominati nel 1816), e nel 1854 l’ascrizione, con titolo di duchi, al ceto principesco romano con breve speciale di Pio IX, che autorizzò Antonio a succedere agli estinti Lan­te duchi di Santa Croce di Magliano.

Intanto i L. della Rovere avevano perduto Bomarzo e Chia, vendute il 26 marzo 1846 al principe Francesco Borghese. Restava a loro Bagnaia, l’enfiteusi del­la quale, venuta a scadere nel 1855, fu rinnovata per altri 99 anni.  Arme: di rosso alle tre aquile d’argento coronate d’oro.

BIBL. — Amayden, II, pp. 2-4; Silvestrelli, pp. 442, 448, 454, 669, 680; Spreti, IV, p. 46; Ceriana Mayneri 1959; Pecchiai 1966 (con compiute notizie storiche e genealogiche sulla fa­miglia); Signorelli 1968, pp. 100-102; Boldrin 1986.

[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus]