Lanzi, Vincenzo – Sacerdote, Poeta (S. Michele in Teverina, 1 mag. 1784, batt. – Ivi, Post 1846)

Di don Vincenzo Lanzi sono scarse le notizie. Era figlio di Paolo e di Barbara ed era nato a San Michele in Teverina e qui era stato battezzato il 1° maggio 1784. Cresimato nel 1790, riceve la prima tonsura nel 1802 e studia nel Seminario di Bagnoreggio con Stefano Scerra (V.). E’ sacerdote probabilmente nel 1808 e dal giugno 1808 all’aprile 1809 firma il registro delle messe della Compagnia del S. Sepolcro nella chiesa della Beata Maria Vergine a Castel Cellesi. Poi scompare dai registri della parrocchia forse perché impiegato altrove o ritorna in famiglia. Ricompare nel settembre 1815 quando firma il Registro dei matrimoni della parrocchia di S. Girolamo di Castel Cellesi con la qualifica di parroco e continua a farlo sino a maggio 1818.  In quell’anno aveva fatto domanda per la nomina a parroco della parrocchia di San Michele a San Michele in Teverina e la ottiene come risulta dagli atti beneficiali della Diocesi di Bagnoregio di quell’anno. Rimane a San Michele in Teverina firmando quasi ogni anno una sintesi dello “Stato delle anime” della parrocchia fino al 1846. Nel corso della Visita pastorale che si svolge a San Michele nel 1847, non è più lui il parroco perché probabilmente è morto.

E’ ricordato per aver composto la Canzone Spirituale sopra le ventiquattro ore della Passione di N.S. Gesù Cristo che è stata rinvenuta all’interno della Visita pastorale compiuta alla Diocesi di Bagnoregio da Giovanni Battista Jacobini tra il 1815 e il 1816, in occasione del suo soggiorno a Castel Cellesi avvenuto nell’agosto 1816. E’ del tutto credibile che il testo sia di mano di don Lenzi (come egli afferma), magari ispirato a qualcosa che egli aveva letto. Si tenga conto che a quella data, nel 1816,  il testo in italiano dei Vangeli con il racconto della Passione era ancora molto raro dato che la prima versione autorizzata del Nuovo Testamento in italiano ad opera di Antonio Martini è del 1778: quindi il racconto della Passione sino ad allora era conosciuto solo attraverso le sintesi che ne potevano fare i predicatori. Quindi don Lanzi, per i suoi fedeli, interpreta in lingua volgare quegli avvenimenti che i fedeli potevano solo ascoltare in lingua latina. E compie un’opera ammirevole perché rispettosa del racconto dei Vangeli ed esposta con una parlata semplice e piena di partecipazione alla vicenda narrata.

I Lanzi erano presenti nei diversi rami sia a Castel Cellesi che a San Michele in Teverina. Un Nicola Lanzi è ricordato per essere stato notaio e Cancelliere vescovile di Bagnoregio a cavallo tra XVIII e XIX secolo. I fratelli Agostino, Giuseppe e Bonaventura Lanzi sono attivi a Castel Cellesi sia nei confronti della parrocchia che nei rapporti con la Compagnia del S. Sepolcro.

FONTI E BIBL.: Fonti: Cedido,  Archivio storico dell’antica diocesi di Bagnoregio, serie “Visite pastorali”, Fld. 22, 23, 26 (1815-1825): “Sacra Visitatio Ill.mi ac R.mi Domini Joannis Baptistae Jacobini Episcopi Balneoregii Incipien. 16 Aprilis 1815”; serie “Archivio della parrocchia di Castel Cellesi”, Registri dei matrimoni, 1702-1826; Libro d’atti e ricordi e Provisioni della Compagnia del S. Sepolcro, 1703-1890; Archivio della parrocchia di San Michele in Teverina, serie “Stati delle anime”, anni 1820-1846. D. Cenci, Castel di Piero ora San Michele in Teverina. Un fortilizio medievale nella Valle del Tevere, Grotte di Castro, 1979, p. 147.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]