Matteucci Girolamo – Vescovo (Fermo, ca. 1564 – Viterbo, 20 gen. 1609).
Di nobile famiglia fermana (Spreti), si laureò in legge all’Università di Ferrara per abbracciare poi la carriera prelatizia, nel corso della quale fu abbreviatore di parco maggiore, luogotenente del governatore di Ravenna (25 gen. 1571), poi ivi governatore egli stesso (15 dic. 1572), governatore di Faenza (4 giu. 1574), chierico della Camera Apostolica, presidente delle Strade (giugno 1575), Auditor Camerae, arcivescovo di Ragusa in Dalmazia (1° giu. 1579), vescovo di Samo (8 ago. 1583), governatore di Ancona ( 1586), nunzio apostolico alla Repubblica di Venezia (1587), governatore di Roma (dal 16 gen. 1590 al 24 apr. 1591), commissario delle milizie pontificie nelle guerre civili di Francia (1591), in Ungheria (1595) e nella guerra di Ferrara (1598).
Nel Lazio fu dapprima governatore della provincia di Campagna e Marittima (dal 14 luglio 1593), poi vescovo di Viterbo (dal 5 dic. 1594 alla morte). Durante il governo della diocesi viterbese il suo carattere gli procurò non pochi conflitti sia con le autorità comunali che con il suo clero. Si era assentato dalla Diocesi prima perché commissario dell’esercito per la guerra d’Ungheria e poi per quella di Ferrara. Nel gen. 1598 si assentò nuovamente per tornare a Fermo; al ritorno di ammalò di «catarro», probabilmente una congestione polmonare, curata dal noto medico viterbese Cesare Crivellati, che nel 1601 gli dedicherà la propria edizione delle Hippocratis sententiae.
I suoi impegni romani al servizio del cardinale Aldobrandini, oltre quelli già citati con l’esercito pontificio, non gli impedirono di avviare una visita pastorale alla Diocesi (nel febbraio 1597) che si limitò alla sola città di Viterbo. Con l’avvento di Paolo V (maggio 1605) il M. potè dedicarsi compiutamente alla sua Diocesi e fu prezioso anche per gli aiuti dati al Comune per sollevarlo dai debiti che aveva contratto con la Curia. Una nuova malattia polmonare lo portò alla morte.
Fu sepolto nel coro della cattedrale con iscrizione elogiativa della sua forza d’animo, probità e capacità operativa. Il suo medico personale, Piersante Anselmi, con l’appoggio del parere di altri medici, accusò Cesare Crivellati di averne causato la morte con diagnosi e cure errate, onde il Crivellati si difese pubblicando un saggio sullo specifico caso clinico di monsignor Matteucci (La cura del catarro
BIBL. – Marocco, XIV, p. 73; Servanzi Collio 1843; Moroni, XXIV, pp. 19, 144; Spreti, IV, p. 492; HC, III, p. 356, IV, p. 365; Carosi 1962, pp. 58-60; Rhodes 1963, pp. 37, 50; Weber 1994 (con altri rif. bibl.), pp. 115, 181, 228, 337, 774; Signorelli II, parte II, pp. 337-357. Fonti: Cedido, Archivio storico della Diocesi di Viterbo, serie “Visite pastorali”.
[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus; integrazione di Luciano Osbat-Cersal]