Ottieri – Famiglia (Sec. XVII-Sec. XVIII)

Famiglia di origine fiorentina, divenuta nota per merito del marchese Francesco Maria che nasce a Firenze nel 1665, è paggio del Granduca Cosimo III, cresce avendo come riferimento Antonio Magliabechi, Vincenzo Viviani e Francesco Redi. A 17 anni parte e visita le città italiane e poi le maggiori città europee. Nel 1693 è a Roma e nel 1698 sposa Olimpia Maidalchini, figlia di Andrea e di Maria Carpegna. L’appoggio del cardinale Gaspare Carpegna gli valse gli incarichi di conservatore e maestro delle strade, cavallerizzo e cameriere d’onore del papa. La sua presenza a Viterbo è avvertita agli inizi del XVIII secolo nei dibattiti che animano i salotti viterbesi, in particolare quello che si riunisce presso il cardinale vescovo Michelangelo Conti, il futuro papa Innocenzo XIII. Negli anni successivi la sua famiglia si stabilisce a Roma dove Francesco Maria muore nel 1742. Egli aveva iniziato a scrivere una Istoria delle guerre avvenute in Europa e particolarmente in Italia per la successione alla monarchia delle Spagne dall’anno 1696 all’anno 1725 (Roma 1728) che non ebbe l’imprimatur. L’opera sarà ripresa e proseguita dal figlio. Una edizione in più volumi sarà pubblicata postuma (Roma, 1753-1757) e ulteriormente ampliata, in nove volumi, nel 1762. “L’opera costituisce una miniera di informazioni per gli studiosi della transizione tra Sei e Settecento: Ottieri riferisce minuziosamente dettagli sui fatti della politica europea e sul ruolo e i tratti più intimi della personalità di personaggi grandi e piccoli della scena delle corti d’Europa. Si tratta di particolari in molti casi confermati dalle fonti inedite che pertanto contribuiscono a fare dell’Istoria non solo un testo di storiografia, bensì una vera e propria fonte storica.” (DBI, vol. 79, p. 826).

Suo figlio Lotario aveva raccolto il patrimonio dei Maidalchini per il fidecommisso istituito dal nonno Andrea. Aveva scritto una biografia di suo padre che sarà pubblicata a Roma nel 1758 (Vita di Francesco Maria Ottieri scritta da Lottario suo figlio a sua eccellenza la signora principessa Isabella Vecchiarelli Santacroce, In Roma, per Generoso Salomoni, 1758). Egli sarà per molti anni un punto di forza della Confraternita del Gonfalone di Viterbo dato che si trova memoria di lui nei libri dei decreti tra il 1729 e il 1774 e fu più volte tra gli ufficiali della compagnia. Morì nel 1790 senza lasciare eredi.

BIBL. – N. Angeli, Chiesa del Gonfalone di Viterbo. Storia e arte, Viterbo, 1973, ad indicem; N. Angeli, Chiesa del Gonfalone di Viterbo. Famiglie e personaggi, Viterbo, 1977, pp. 49-50; DBI, vol. 79, pp. 825-827; G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, Vol. III, parte I, Viterbo 1964, pp. 150, 159, 162.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]