Paparozzi – Famiglia (Canepina, secc. XVII-XIX)

Nota per una serie di ricchi notai attivi a Roma nel Settecento e nell’Ottocento. Il primo fu Salvatore senior, nato a Canepina verso il 1670 da un Angelo ancora vivente nel 1695; abitando a Roma presso S. Giovanni de’ Fiorentini, tramite l’Arciconfraternita della Pietà istituita in quella chiesa ebbe forse modo di conoscere l’agiata famiglia Volpi e nel 1695 sposò Cecilia del quondam Fausto Volpi.

Nel 1707 ebbe la nomina a titolare del 6° ufficio di notaio del Tribunale dell’Auditor Camerae, succedendo in quell’incarico a Lorenzo Belli (Orte 1642 – Roma 1706), presso il quale aveva forse lavorato come giovane di studio; andò allora ad abitare presso Montecitorio, sede dei tribunali di Stato, dove visse fino al 1737; fino al 1730 ebbe come notaio collaboratore nel suo studio Alessandro Gatti di Tolfa. Mori il 22 maggio 1737. Gli successe il figlio Domenico (ca. 1701 -12 maggio 1754), che da agiato era divenuto ricchissimo in seguito alle nozze (celebrate nel 1735 o 1736) con Barbara (n. 1711), figlia diletta del libraio editore Pietro Leone, all’epoca titolare della Stamperia Camerale: Barbara ebbe una dote di 10.000 scudi, superiore a quella di molte fanciulle di nobile condizione. Domenico ebbe inoltre in gestione le ricche rendite del suocero provenienti da beni di Albano, Castelgandolfo e Rocca Priora; e quando Leone morì (11 maggio 1746), Barbara e il marito ereditarono la metà del suo patrimonio.

Forse fratello minore di Domenico fu Filippo, che, insieme a Michele Biondi, fu titolare del primo ufficio notarile del Tribunale della Sacra Rota Romana dal 1751 al 1789; volle anche fare l’impresario teatrale e nel 1778 gestì la stagione del Teatro Capranica.

Figlio o nipote di Domenico fu Salvatore junior, nato intorno al 1740, che svolse anch’egli l’attività di notaio, ma privatamente, con studio e abitazione in via dei Coronari ( 1778), finché non fu incaricato dal nuovo governo repubblicano e poi napoleonico del 2° ufficio notarile del Tribunale dell’Auditor Camerae, di cui fu titolare dal 1798 al 1811.

La serie si conclude con Pietro, molto probabilmente suo figlio, che lavorò per il medesimo Tribunale come titolare del 7° ufficio notarile in tempo di Restaurazione, dal 1814 al 1825.

La famiglia P. proseguì con altri rami in Canepina, dov’è tuttora presente con attività nella raccolta e commercio di castagne del Cimino e di altri prodotti ortofrutticoli. Un distinto ramo fiorì a Bagnoregio.

BIBL. e FONTI — AVR, Parr. di S. Agnese in Agone, Matr., VI, ad diem 9.3.1695; Parr. di S. Maria in Aquiro, Stati delle Anime 1725-1732,  Morti, III, ad dies 1.11.1730, 22.5.1737, 12.5.1754, Parr. dei SS. Simone e Giuda, Stato delle Anime 1778. AC, not. De Pierandreis (sez. 32, t. 56), testam. del 1.2.1744 aperto l’ 11.5.1746.  Francois 1886, pp. 2, 9, 13, 15; Franchi 1994, p. 407.

[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus]