Primomi (Primomo) – Famiglia (Viterbo, secc. XV-XIX)

Famiglia di Viterbo, fio­rita nei secoli XV-XIX. Il cognome deriva dal capo­stipite Vannicello di Valentino, detto «Primoho­mo»; era un benestante, che nel 1440 fu uno dei priori del Comune. I P. ebbero beni in campagna, come Bernardino, che nel suo testamento del 1518 si dichiarava bubularius (allevatore), ma già la generazione successiva era bene stabilita in cit­tà e i P. figurano impegnati in fruttuose attività ar­tigianali (calzolai, sarti) o mercantili.

L’ascesa so­ciale della famiglia fu stimolata dalle nozze del mercante e calzolaio Domenico con la nobile Ga­liana Bussi, già vedova di due precedenti matri­moni; il 28 ago. 1542 Domenico ottenne per sé e per i suoi discendenti l’aggregazione alla nobiltà citta­dina. Ancor più spiccata l’affermazione della fa­miglia con il figlio Lorenzo, che nel 1546 fu tra i primi insigniti del titolo di cavaliere del Giglio, nel­l’Ordine allora istituito da Paolo III, e nel 1558 fu fatto conte palatino da Paolo IV. Fra i discendenti, tre P. coniugarono le cariche civiche con quelle mi­litari: così Lorenzo fu capitano e governatore del­l’Ospedale Grande, mentre suo figlio Vincenzo (n. 1666) fu conservatore del Popolo e capitano di ca­valleria, e analoghe cariche ebbe Alessandro (1705-1785), figlio di Vincenzo. Il medesimo Ales­sandro fece edificare una cappella nella tenuta di famiglia in località Fagianello, ponendo sull’altare un bel quadro del pittore Pietro Papini (1763).

Ben tre figli di Alessandro si fecero sacerdoti, ma la loro carriera ecclesiastica non superò l’ambito cittadi­no. Nel corso del Settecento la famiglia, divisa in due rami, decadde e nel 1789 Domenico (1767­-1793) ebbe bisogno della raccomandazione del go­vernatore del Patrimonio monsignor Fantuzzi per ottenere un semplice posto di cadetto nell’esercito spagnolo. I P. si estinsero in linea maschile nel 1868, in linea femminile nel 1906. Ebbero casa dapprima in contrada San Matteo, ceduta all’inizio del Seicento ai Ministri degli Infermi (Camillini), poi palazzo in parrocchia di S. Sisto, nell’attuale via Garibaldi, passato nel 1778 alla famiglia Spre­ca. La cappella di famiglia fu quella già Gatteschi e Mazzatosta in S. Maria della Verità, acquistata nel 1592 dal figlio del cavalier Lorenzo, Primomo (1573-1622), perché già dall’inizio del secolo vi era la sepoltura dei Primomi. Dieci anni prima, nel­la medesima chiesa della Verità, Primomo aveva recitato nella rappresentazione della Passione di Nostro Signore di Curzio Faiani, sostenendovi la parte della Maddalena.

Arme: troncato, nel 1° di rosso ai tre gigli d’oro posti in fascia, nel 2° d’az­zurro alla ruota d’oro.

BIBL. – Angeli 2003, pp. 428-431, 825-826 (con completo albero genealogico). Inoltre: Carosi 1962, p. 123; Signorelli 1968, p. 108; Carosi 1990, pp. 166, 176; Carosi 1997a, pp. 170, 193.

[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus]