Renzi Bernardina – Contadina, «Profetessa» (Gradoli, 1736 – post 1775)

Orfana, di umile estrazione, fin dal­la sua infanzia visse a Valentano. Contadina, nu­bile, sapeva leggere, ma non scrivere, e viveva con una vecchia zia non sposata; secondo alcune fon­ti era «donna assai scaltra», «piuttosto bella» e «sensuale», che aveva tentato invano di entrare tra le Maestre Pie. Dichiarò di essersi convertita a 17 anni, dopo una «vita mondana e poco devota», in seguito a una grave malattia. Coinvolta nel pro­cesso tenutosi a Valentano a partire dal 28 luglio 1774, fu accusata dalle autorità religiose di «affet­tata santità, quietismo, supposte visioni e profezie sediziose contro il pontefice e i monarchi cattoli­ci» e arrestata, insieme con la suora domenicana Maria Teresa del Cuore di Gesù (al secolo Anna Teresa Poli, nativa di Roma) e con i supposti com­plici, l’ex gesuita Antonio Venizza, il sacerdote Clemente Maioli ex passionista e l’ex gesuita An­tonio Maria Coltraro (1713-1797), il redattore del­le biografie di Maria Gertude Salandri e Maria Angela Starnini.

La R. e la Poli, spinte e appoggiate dai loro confessori spirituali, avevano dichiarato di possedere doti profetiche; il contenuto delle profezie riguardava le sorti del papa Clemente XIV e dell’ormai sciolta Compagnia di Gesù. Il con­fessore spirituale della R. era sin dal 1750 il sa­cerdote Giuseppe Azzaloni, arciprete di Valentano, che dal 1765 aveva iniziato a scrivere su di lei; il loro legame fu oggetto di ampia discussione du­rante il processo.

Le presunte doti della R. non erano mai state esibite in pubblico, bensì di­vulgate dall’Azzaloni. Secondo le fonti la R., nell’ambito del processo, seppe difendersi e negò le accuse addebitatele. Il ruolo di inquisitore nel pro­cedimento fu affidato a Filippo Pacifici, sommista del Sant’Uffizio e giudice delegato del tribunale, che pensò di farla imprigionare a Roma, a Castel S. Angelo, e di inviare la Poli nel convento di Valentano. Invece la R. restò in una camera del mo­nastero del Divino Amore a Montefiascone, abita­to da religiose salesiane, fondato da suor Lilia Ma­ria del SS. Crocefisso nel 1720; ivi era stata rele­gata il 4 sett. 1774, dopo essere stata nella casa del bargello della Curia vescovile, in cui dal 5 set­tembre si svolsero i suoi “costituti”, che durarono con alcune pause fino al 26 ott. 1775, giorno del­la sua abiura.

Con l’elezione di Pio VI, tra la fine del 1775 e la prima parte del 1776, quasi tutti gli ex gesuiti incarcerati furono liberati, eccetto Venizza e Coltraro, detenuti «per la loro relazione colla profetessa di Valentano», che furono rila­sciati il 4 maggio con l’ordine di non «intrigarsi mai più con simili fantasiacce». La R. tra­scorse un altro breve periodo nel convento, poi uscì; non si hanno altre informazioni su di lei.

Tale vicenda suscitò molto clamore: secondo alcune fonti san Paolo della Croce conosceva tali avveni­menti, tanto che il 5 luglio 1774 l’agente Gaetano Centomani ne scriveva a Bernardo Tanucci, primo ministro del Regno di Napoli. In una Storia della vita e del governo di Pio VI (Cesena, 1781), ma­noscritta, conservata nella Biblioteca Apostolica Vaticana, l’anonimo autore definisce la R. una «sognatrice» e le sue profezie «spirito, che parlava per questa asina».

BIBL. e FONTI. – AVR, Gesuiti, 30 (corrispondenza tra Filip­po Pacifici e monsignor Alfani, relazioni sul processo e i ri­stretti dei costituti). BAV, Vat. lat. 9718, cc. 32, 75-76 (Sto­ria della vita e del governo Pio VI). Bibl. Cors., codici corsiniani 2563-2567 (carte processo, diari della R. compilati dal confessore). – Bussi 1742, p. 382; Silvagni 1881-85, I, pp. 209-210; Pastor, XVI, 2, pp. 399, 463; Zoffoli 1963-68, III, pp. 368-397; Signorelli, III/1, pp. 217-218; Caffiero 1991, pp. 493-517; Caffiero 2000, pp. 142-165.

[Scheda di Barbara Scanziani – Ibimus]