Ruspoli – Famiglia (Secc. XIII-XXI)

Famiglia patrizia originaria di Campi Bisenzio, presente nella vita civica fiorentina dal sec. XIII, dotata di grandi ricchezze, stabilita in Roma dal sec. XVI e ascesa nella corte papale con Alessandro (1541-1612), che fu tesoriere segreto di Paolo V. I R. ebbero nel Lazio il feudo di Cerveteri, venduto dal duca Flavio Orsini a Bartolomeo (1595-1681), con titolo marchionale, al prezzo di 550.000 scudi (atti not. Giovanni Battista Angelucci del 5 apr. 1674). Poiché dalla moglie Camilla Sacrati, morta giovanissima nel 1623, Bartolomeo non ebbe prole, sua erede fu la sorella Vittoria (1598-1681), dal 1617 moglie di Sforza Vicino Marescotti conte di Vignanello. Un figlio di Vittoria, Francesco Marescotti (1634-1687), assunse perciò il cognome R. e il titolo di marchese di Cerveteri. Morto anch’egli senza aver avuto figli dalla moglie Girolama Bichi, in virtù del suo testamento, erede del nome, dei titoli e del «pinguissimo patrimonio» (Valesio), valutato a oltre due milioni di scudi, fu designato il nipote ex fratre Francesco Maria Marescotti. Francesco Maria (1672-1731), adottato il cognome Ruspoli e il titolo di marchese, fu il vero rifondatore della stirpe.

La successione fu però complicata dall’usufrutto di ogni bene lasciato da Bartolomeo alla vedova Girolama e da altre condizioni restrittive. Dal 1703 i rapporti tra zia e nipote si guastarono e si giunse ad azioni legali dall’una e dall’altra parte. La marchesa Girolama, gravemente ammalata, donò il patrimonio al proprio nipote di sangue Alessandro Bichi, ma Francesco Maria seppe reagire con rapidità ottenendo, morta la zia (16 gen. 1704), l’immediato sequestro cautelativo del patrimonio, posto sotto amministrazione giudiziale. Con l’appoggio della Curia e, tramite l’influente zio cardinal Galeazzo Marescotti, dello stesso papa Clemente XI (cui abilmente dedicava l’oratorio San Clemente papa e martire), Francesco Maria vinse la «strepitosa» causa presso il Tribunale della Rota (2 marzo 1705) e ottenne il reintegro nel possesso dei beni Ruspoli.

Contro la sentenza si appello il cavalier Bichi, ma il ricorso fu bocciato, presente il papa, dal Tribunale della Segnatura (22 sett.1705). Il vincitore adottò allora uno stile di vita principesco, prendendo in affitto il palazzo Bonelli in piazza SS. Apostoli e incrementando la già notevole attività di mecenate, in particolare promuovendo magnifici concerti oratoriali e offrendo i propri palazzi e giardini per le riunioni dell’Accademia d’Arcadia, di cui era membro. Nel gran salone di palazzo Bonelli allestì un teatro, in cui furono eseguiti molti oratori. Segno di lungimiranza fu, nel corso della Guerra di successione spagnola, ospitare il luterano Georg Friedrich Haendel come maestro di musica; l’esecuzione della Risurrezione di Haendel nel giorno di Pasqua del 1708 fu un evento memorabile, carico di valenze ideali in un messaggio di portata europea. Subito dopo Francesco Maria sostenne il papa nel conflitto con l’imperatore Giuseppe I, armando a proprie spese un reggimento di fanteria (la «Colonnella Ruspoli») che nell’aut. 1708 prese parte alle azioni di guerra in Romagna. Il papa mostrò la sua riconoscenza nominandolo principe di Cerveteri e accogliendolo in Vaticano con trattamento «solito a darsi a’ nepoti di papa» (Valesio), esaltandolo così al livello del più alto patriziato romano.

Nel Lazio, al ricco feudo di Cerveteri si aggiunsero la contea di Vignanello, castello dei Marescotti che Francesco Maria ereditò dal padre ne1 1703, il marchesato di Riano, vendutogli insieme alla tenuta Procoio Vecchio sulla via Tiberina dal cognato Federico Cesi (1710), e San Felice (oggi San Felice Circeo), cedutagli nel 1713 da Francesco e Michelangelo Caetani (dai quali ebbe anche il palazzo Caetani sul Corso, da allora chiamato palazzo R.); inoltre varie tenute, tra cui quella di Torre Angela sulla via Prenestina, appartenente dal 1593 al patrimonio R., e quelle denominate Massa e Fontana di Papa sulla via Salaria, vendutegli dal principe Urbano Barberini nel 1686 e rimaste ai R. fino al 1801. Mentre San Felice fu assegnata come dote alla figlia Giacinta al momento delle nozze con il duca Filippo Orsini di Gravina (1718), le maggiori attenzioni di Francesco Maria furono rivolte a Vignanello, sede di frequenti soggiorni e villeggiature: nel 1705 vi fu costruita la chiesa degli Angeli Custodi accanto alla Porta del Molesino; dal 1705 al 1721 vi furono condotti i lavori per la nuova chiesa collegiata, intitolata alla Presentazione di Maria, al posto della vecchia chiesa dell’Assunta; nel 1723 vi fu portato un pregiato organo costruito dalla ditta Alari e fu eretto il palazzetto Marescotti detto palazzo Pretorio.

In queste opere Francesco Maria si avvalse dell’architetto Giovanni Battista Contini, che per gran parte della vita fu al suo stabile servizio. Nel castello di Vignanello fu ricevuto con ogni onore il papa Benedetto XIII (6-10 nov. 1725), venuto a consacrare la collegiata. A Cerveteri il principe condusse un restauro nel palazzo baronale (1706); a Riano fece costruire la porta urbica (1710). A Viterbo, nella chiesa di S. Bernardino, si tennero nel maggio 1727 i festeggiamenti voluti da Francesco Maria per la beatificazione di Giacinta Marescotti, sua antenata, con molte musiche poi replicate a Vignanello. Da tempo malato di «idropisia di petto» (Valesio), il principe morì all’improvviso nel suo palazzo romano ed ebbe solenni funerali in S. Lorenzo in Lucina, ma per sua espressa volontà fu sepolto a Vignanello, nella chiesa che aveva fatto edificare.

Gli successe il figlio Alessandro (1708-1779), che proseguì in tono minore lungo il solco tracciato dal padre, costruendo a Vignanello il Borgo San Sebastiano (lavori dal 1725 al 1750), conducendo lavori di restauro al castello di Riano e commemorando Giacinta Marescotti con un’iscrizione posta nella chiesa di S. Maria delle Rose a Viterbo. A Cerveteri fece collegare con un «passetto» il palazzo con l’adiacente chiesa di S. Maria Maggiore (1760). Promosse anche la pubblicazione dell’ordinamento giuridico ed ecclesiastico della collegiata di Vignanello, già stabilito da suo padre (Costituzioni e statuti dell’insigne capitolo e collegiata eretti nella nuova chiesa sotto il titolo di S. Maria della Presentazione nell’insigne terra di Vignanello fatta da’ fondamenti edificare dall’ill.mo e ecc.mo signor principe d. Francesco Maria Ruspoli, Viterbo, Poggiarelli, 1779). ll figlio Francesco (1752-1829), legato alla politica dell’impero austriaco per aver sposato la principessa Leopoldina von Khevenhùller Metsch e assiduo fautore della Restaurazione, rinunziò nel 1816 a ogni diritto feudale, per cui la presenza dei successori nel Lazio divenne solo patrimoniale e non mancarono scontri civili e amministrativi con le comunità locali: vivace fu il contrasto tra il principe Giovanni (1807-1876) e il Comune di Vignanello, risoltosi nel 1853 con la vittoria del primo. Meno fortunate sono state, nell’ultimo mezzo secolo, le liti con il medesimo Comune di Vignanello (giunte però a concordati) e con quello di Cerveteri.

La famiglia è proseguita nel ramo primogenito sempre mantenendo i titoli di principi di Cerveteri, marchesi di Riano e conti di Vignanello ed è tuttora fiorente. Alcuni R. sono stati deputati e hanno svolto attività politica, altri sono stati militari, altri esploratori in Africa. Nei castelli di Vignanello (dove il giardino è stato riportato di recente alle forme originarie del Cinquecento) e di Cerveteri i R. hanno ospitato frequenti concerti e altre manifestazioni artistiche e culturali. Mario (1855-1888), di un ramo cadetto della famiglia distaccatosi nell’Ottocento, sposò Costanza Boncompagni Ludovisi Ottoboni, ultima della sua stirpe, per cui il figlio Augusto (1880-1912) assunse il cognome e l’arme Ottoboni con il titolo di duca di Fiano. Un figlio del principe Francesco, Camillo (1788-1864), sposando una nobildonna spagnola (Carlotta Godoy duchessa di Alcudia e di Sueca e contessa di Chinchon), diede luogo a un ramo separato dei R., di cittadinanza spagnola, tuttora fiorente.

Arme: d’azzurro a due tralci di vite al naturale, passati in doppia croce di S. Andrea e fruttati di due pezzi di porpora, moventi da un monte d’oro di sei cime.

BIBL. e FONTI -ASV, Arch. Ruspoli Marescotti (ricca raccolta di documenti delle due famiglie). Valesio, III, pp. 57 , 14, 325, 459, IV, pp. 230-231 , 602, 604, V, pp. 379-380; Litta, Marescotti, tav. IV; Marocco, XIV, p. 48; Crollalanza. II, pp. 80, 459-460; Massaroli 1903; Carlo Augusto Bertini in Amayden, II, p. 1771;  Tomassetti, II, p. 531, III, pp. 285, 476, VI, pp. 226, 268; Silvestrelli, pp. 33-36, 533, 602-604, 695-705; Spreti, IV, pp.879-893; Kirkendale 1967; Kirkendale 1971, pp.266-268; Asta dell’arredamento antico del castello Ruspoli Marescotti di Vignanello,Venezia, Semenzato, 1977; Piperno 1981; Baldoni 1989, passim; Curti 1990; De Luca 1991; Guglielmi 1991b; Fosi 1994; Weber 1994, p.882; Franchi 1997, ad indicem; Ruspoli 2001; Franchi 2002a; Kirkendale 2003; Rendina 2004, pp. 538-540; Genealogie, Ruspoli.

[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus; integrazione di Luciano Osbat – Cersal]