Sestini, Bartolomeo – Poeta (Pistoia, 14 ott. 1792 – Parigi, 11 nov. 1822)

Nacque a Santomato, nei pressi di Pistoia, il 14 ottobre 1792, da Francesco, perito agrimensore, e da Maddalena Biagini. Fu mandato dal padre a studiare prima a Pistoia e poi a Firenze all’Accademia di belle arti di Firenze. In questi anni coltivò l’algebra e riprese lo studio del latino, cui affiancò quello del greco. Divenuto frequentatore abituale della Biblioteca Magliabechiana, lesse Virgilio, Dante, Francesco Petrarca e Torquato Tasso. Del 1813 è la conoscenza di Ugo Foscolo, che lo ospitò spesso nella villa fiorentina di Bellosguardo dove attendeva alla composizione delle Grazie.

La sua passione per la poesia prese il sopravvento e si tradusse in Amori campestri, piccola raccolta di liriche edita nel 1814 (ma senza indicazione di editore).

Dopo un breve periodo a Pistoia, partecipò alla disperata impresa di Gioacchino Murat e compose un Inno di guerra per le armate napoletane, messo in musica da Gioachino Rossini. La disfatta di Tolentino lo costrinse tuttavia a riparare a Macerata, da dove tornò di nuovo a Roma e quindi a Napoli, alternando le peregrinazioni a fugaci rientri al paese natio.

Il 1816 è l’anno di L’incendio di Mosca, che vide la luce per i tipi Fabbrini di Firenze. Ma è soprattutto l’anno degli Idillj polimetrici, composti sull’onda del successo degli Idyllen del poeta zurighese Salomon Gessner, che Sestini lesse in una delle numerose traduzioni in italiano all’epoca in circolazione.

Dopo il 1818 fu in Sicilia dove svolse anche attività di proselitismo politico in favore dei carbonari napoletani. Tuttavia, tradito da un certo Oddo che si era finto suo amico ed era in realtà una spia, fu arrestato e liberato solo un anno dopo, il 29 luglio 1819, grazie all’intervento di un cognato che intercesse presso il ministro degli Affari esteri del Granducato di Toscana.

Imbarcatosi a Messina, raggiunse Livorno; di qui rientrò a Pistoia, dove fu accolto calorosamente dai suoi concittadini e tenne due accademie presso il teatro dei Risvegliati. Fu poi a Firenze, Empoli e Livorno, dove si esibì presso il teatro del Giardinetto; si condusse quindi a Genova e a Milano; rientrò infine in Toscana, da dove, caduto in sospetto alla polizia, fu nuovamente costretto ad allontanarsi.

A Viterbo, dove si diresse nel 1821, compose i drammi Guido di Montfort conte di Montefeltro, che lesse presso l’Accademia degli Ardenti, e il Trionfo di Santa Rosa dopo l’esilio, che recava una dedica al cardinale Antonio Gabriele Severoli.

Il primo dramma prendeva spunto dalla figura del violento dantesco, omicida nel marzo del 1271 di Enrico di Cornovaglia (Inferno XII, 118-120); il secondo dalla vita della francescana viterbese, che Sestini immaginò avesse soggiornato in un contesto idillico e pastorale all’indomani dell’esilio per la sua difesa del pontefice contro Federico II.

Sempre nel 1821 si trasferì a Roma dove, abbandonati gli idilli boscherecci e le celebrazioni dell’età dell’oro, stese Pia de’ Tolomei, poema in ottave edito nel 1822 dalla romana Stamperia Ajani. Sempre nel 1822 compose le strofe saffiche di I voti dell’EtruriaAl suo principe Ferdinando III.

L’eco dei moti carbonari del 1821 ne mise in pericolo la permanenza in Italia e lo costrinse all’esilio volontario: si imbarcò da Civitavecchia e arrivò a Marsiglia il 20 luglio 1822.

Giunse a Parigi il 12 ottobre, preceduto dalla fama che si era guadagnato in patria come poeta estemporaneo. Nella capitale francese scrisse la poesia Pitagora, in cui «fingeva che il filosofo osservando i colpi misurati di un martello in una fucina concepisse le leggi dell’armonia» (Vaccolini, 1837, p. 175). L’esperienza transalpina fu però di breve durata: alla fine di ottobre fu colpito da un’infiammazione cerebrale che lo portò in breve tempo a uno stato di incoscienza. Morì a Parigi, all’età di soli trent’anni, l’11 novembre 1822.

La prima omnia poetica uscì solo nel 1840, in due volumi per cura del concittadino Atto Vannucci.

BIBL.: https://www.treccani.it/enciclopedia/bartolomeo-sestini/; G. Scalessa, voce Sestini Bartolommeo  in Dizionario biografico degli italiani, Vol. 92, Roma 2018; M. Zedda, Nuove ricerche sull’Accademia degli Ardenti, in “Biblioteca e società”,  Vol. XXX, nn. 1-4, 1996.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]