Severoli Antonio Gabriele – Cardinale (Faenza, 28 feb. 1757 – Roma, 8 sett. 1824)

Figlio  del conte Carlo e dalla marchesa Anna Dorotea Guidi, compì i primi studi a Ravenna nel collegio di S. Carlo dei Gesuiti. Successivamente frequentò l’Università di Modena e nel 1766 entrò nell’Accademia dei nobili ecclesiastici a Roma. Fu ordinato sacerdote a Faenza il 18 dicembre 1779 dal vescovo Vitale Giuseppe De Buoi. Fu Arcidiacono della Cattedrale di Faenza e Vicario generale. Fu nominato  Assistente al Soglio Pontificio e, il 23 aprile 1787, fu preconizzato Vescovo di Fano. Durante gli anni trascorsi in quella diocesi riformò e ampliò il seminario, migliorò l’orfanotrofio e visitò monasteri e ospedali.

Pio VII, nel settembre 1801, lo nominò Nunzio apostolico a Vienna, con il titolo di Arcivescovo di Petra in Palestina. A  Vienna S. si trovò ad affrontare una difficile situazione politica. Il Primo ministro Cobenzl sosteneva le leggi giuseppine che davano un potere illimitato alla Corona austriaca e non ammettevano alcuna ingerenza della Santa Sede negli affari di Stato, promuovendo la creazione di una Chiesa nazionale. La situazione migliorò dopo il 1805 con la caduta di Cobenzl e la salita al potere di Metternich. S. fu Nunzio a Vienna per tutto il periodo della deportazione di Pio VII in Francia. Il prelato non seppe evitare l’influenza di alcuni circoli della corte austriaca che, con il pretesto di una stretta unione tra Stato e Chiesa, intendevano subordinare nuovamente  la Chiesa alla Corona austriaca. I rapporti con il Segretario di stato vaticano si raffreddarono e nel 1816 il S. fu richiamato a Roma.

L’11 gennaio 1808 era stato nominato vescovo di Viterbo-Tuscania che, negli anni della sua permanenza a Vienna, amministrò per mezzo del  Vicario generale Stefano Gandolfi. Nel 1809 il S. aveva  espresso parere contrario al nozze di Napoleone con Maria Luisa d’Austria. Napoleone, che riteneva S. responsabile dell’adesione dell’Austria alla coalizione antifrancese, rispose con l’ordine di soppressione della diocesi di Viterbo, che fu annessa a quella di Montefiascone.

Dopo la caduta di Napoleone, S. ottenne il governo della ricostituita diocesi di Viterbo e, a partire dal 1817, la poté dirigere personalmente. L’8 marzo 1816 Pio VII lo aveva creato cardinale, titolare della chiesa di S. Maria della Pace a Roma.

S. aveva preso possesso della sede vescovile di Viterbo il 20 ottobre 1817. Avviò la Visita pastorale alla Diocesi con la “Notificazione” del 3 marzo 1818 nella quale si ordinava un censimento ampio e generalizzato di tutte le istituzioni dipendenti dal Vescovo che dovevano presentare statuti, costituzioni, verbali delle adunanze, libri di amministrazione; e i parroci dovevano dar conto della tenuta dei libri sacramentali e di quelli delle messe celebrate e presentare gli inventari e le carte che testimoniavano l’effettivo stato di tutti i luoghi pii, il numero delle persone suddivise secondo lo stato di ciascuna parrocchia, il risultato dei controlli che i sindaci dovevano aver fatto sulla gestione di tutti i luoghi pii. I documenti di quella Visita sono un ottimo osservatorio per cogliere lo stato della Chiesa viterbese dopo il periodo napoleonico. Nelle sue lettere pastorali invitò clero e fedeli alla più stretta osservanza dei precetti e delle regole della Chiesa per il rispetto delle tradizioni e contro le innovazioni introdotte durante il decennio francese anche in fatto di feste e di divertimenti.

Fece potenziare a Viterbo l’Ospedale Grande degli Infermi; fondò l’Orfanotrofio della Divina Provvidenza; promosse l’opera delle Maestre Pie Venerini in tutto il territorio viterbese; favorì la riforma del Monte di pietà ed istituì il Seminario di Tuscania e un Convitto a Civitavecchia. Fece aprire scuole a Bagnaia, Blera, Vejano e Vetralla. Nel 1818 accolse a Viterbo l’Imperatore Francesco I d’Austria che si recava a Roma.

Nel Conclave del 1823 il partito degli Zelanti, che promuovevano una politica di conservazione  degli antichi regimi, appoggiarono l’elezione di S. al Soglio pontificio. Egli aveva ottenuto ventisei voti e ne mancavano sei per avere la maggioranza dei due terzi quando il cardinale Albani, Arcivescovo di Vienna, contrario al S. a causa della sua opposizione alle leggi giuseppine, presentò l’esclusiva di veto dell’Imperatore d’Austria, bloccando di fatto la sua candidatura. Al suo posto venne eletto Papa il cardinale Annibale Della Genga, che assunse il nome di Leone XII. S. morì a Roma l’8 settembre 1824.

BIBL.:G. Signorelli, vol III/2, pp. 273-321; F. Pietrini. I Vescovi e la Diocesi di Viterbo, Viterbo, 1949, pp.101-104; HC,  vol. VII, passim; Enc. Cat., vol. XI, voce Severoli Antonio Gabriele

[Scheda di Isabella Lamantia-Cersal; revisione di Luciano Osbat-Cersal]