Arancio, Sante – Partigiano  (Manciano?, sec. XIX – sec. XX)

Era un perito minerario originario della zona di Manciano che fu l’animatore della Banda Arancio-Montauto così chiamata perché da lui creata e perché ebbe la sua sede in località Montauto che era famosa per essere stata luogo da dove era partita la caccia al bandito Domenico Tiburzi (v.). La Banda operò tra il basso Grossetano e il nord della provincia di Viterbo e riuscì a contare fino ad un massimo di seicento aderenti. La sua azione si dispiegò soprattutto lungo le strade tra Tuscania-Montalto, Latera-Manciano-Pitigliano e poi lungo la Via Aurelia. Numerose le azioni di sabotaggio delle linee di comunicazione e dei ponti e gli assalti ai depositi di carburanti e di munizioni. Nonostante le taglie che erano state poste sulla testa dell’Arancio e dei suoi collaboratori, la Banda condusse vittoriosa la sua battaglia e alla fine l’Arancio e ciò che rimaneva nella Banda fu aggregato alla Quinta armata degli Usa e all’Arancio fu riconosciuto il grado di Maggiore. Tra i suoi componenti la partigiana “Moma” nome di battaglia di Anna Adamini nativa di Latera che svolse importanti compiti di collegamento oltre che partecipò a diverse azioni di sabotaggio dei collegamenti telefonici. Tra le più importanti azioni della Banda vi fu l’assalto al deposito carburanti e munizioni di Torre Alfina nel novembre 1943; in quell’occasione anche l’Arancio fu ferito come gli capitò, in maniera più grave, nel maggio 1944 nella zona tra Montalto di Castro e Montauto quando i partigiani furono attaccati dai tedeschi. In quell’occasione fu catturato e poi impiccato Delio Ricci, Medaglia d’argento alla memoria (v.).

BIBL. – G. Fanti, L. Fanti, Storie dimenticate. Antifascismo, guerra e lotta partigiana nella provincia di Viterbo, Viterbo, Sette Città, 2019, vol. I, pp.  182-192; F. Dominici, G. Berti, Banda Montauto 1943-1944. La Resistenza fra Toscana e Lazio, Effigi, 2016.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]