Canevari, Enrico – Pittore (15 mar. 1861 – 30 dic. 1947)

Nato in una famiglia originaria di Rapallo ma presente in diverse città italiane e giunta a Roma  nel XVII secolo e a Viterbo nel XIX secolo con Bartolomeo che fu avvocato di grande fama (1825-1913), Enrico era figlio  di Angelo e di Carlotta Ottati ed era nato a Viterbo il 15 mar. 1861. Suo fratello Alfredo (v.) fu Deputato al Parlamento poi Senatore nel 1920 ma si allontanò progressivamente dalla vita pubblica sotto il fascismo.  Enrico aveva frequentato l’Accademia di belle arti di Roma e nel 1888 aveva sposato Erminia Tiburli da cui deriveranno Emilio (militare e giornalista), Silvio (v.), Angelo (v.) e Maria Luisa tutti tre artisti nel campo del disegno e della scultura. Nel maggio 1891 era stato nominato dal Consiglio comunale di Viterbo insegnante di belle arti nella Scuola professionale che, nel 1911, prese il nome di Scuola di Arti e Mestieri “Lorenzo da Viterbo”. Nel 1914 il Canevari fu nominato Direttore di questa scuola che guidò fino al 14 novembre 1929 quando andò in pensione. Era abile a scolpire la pietra e il legno; era abile incisore, acquafortista, litografo, disegnatore, acquarellista e pittore; conosceva bene l’arte dell’affresco e dell’arezzo. Scrisse anche alcune commedie: almeno tre quelle rappresentate e precisamente “Il tempio della Venere”; “La moglie del capitano” e “Gli eroi del Piave”. In Via di Santa Rosa, al civico 21, aveva dipinto un immagine di Santa Rosa negli anni Trenta del secolo passato poi sostituita da altra dipinta da fra’ Ortenzio Gionfra negli anni Cinquanta. Altre opere del Canevari a Viterbo sono nella Cappella Bazzichelli (nel Cimitero di San Lazzaro), il restauro del dipinto dei santi Valentino e Ilario nella chiesa Cattedrale; nella Villa Balestra alla Palanzana; la copia dello stendardo del Romanelli nella chiesa del Gonfalone. E’ stato Direttore della “Filodrammatica Santa Rosa” che si riuniva nel Palazzo Maidalchini poi Macchi poi Borgognoni e per quelle rappresentazioni disegnava anche le scene. La sua passione per il teatro lo portò ad essere nominato Presidente della Federazione delle Filodrammatiche. Nel 1923 aveva pubblicato un poemetto dedicato a La bella Galiana sulla rivista “Favl” ed era riuscito a ravvivare la tradizione della leggenda viterbese della bella Galiana. Recentemente è stato dedicato a lui un volume con sue poesie e racconti (Enrico Canevari, Poesie in dialetto viterbese, a cura di Marco D’Aureli, Viterbo 2020).

BIBL. – M. Galeotti, L’Illustrissima Città di Viterbo, Viterbo, 2002, p. 33, 63, 243, 348, 382, 676, 757; M. D’Aureli, Enrico Canevari. Poesie in dialetto viterbese, Viterbo, Davide Ghaleb Editore, 2020.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]