Santacroce, Andrea – Cardinale (Roma, 22 nov. 1655 – ivi, 10 maggio 1712).

Discendente di una fa­miglia nobile, figlio di Scipione, marchese di Pietraforte, e di Ottavia Corsini, dopo avere seguito gli studi di diritto fu governatore a Tivoli sotto il pontificato di Clemente X. Designato da Innocenzo XI alla vicegerenza della legazione di Bologna, venne nominato nunzio in Polonia e beneficiato dell’arcivescovato di Seleucia da Alessandro VIII; successivamente Innocenzo XII lo destinò alla nun­ziatura di Vienna nel 1696. Eletto cardinale il 14 nov. 1699, ricevette tra il feb. e il marzo 1700 il titolo di S. Maria del Popolo.

Il 19 feb. 1700, al ritorno da Vienna, passò per Viterbo; secondo alcune fonti In­nocenzo XII aveva già pensato di conferirgli questa diocesi, vacante dal 3 ott. 1699, quando il vescovo Urbano Sacchetti vi aveva rinunciato per motivi di salute. Probabilmente la morte di Innocenzo bloc­cò la nomina, e il S. fu designato vescovo di Viter­bo l’anno successivo da Clemente XI, alla cui ele­zione (23 nov. 1700) aveva contribuito; la nomina fu pubblicata il 22 gen. 1701, la bolla venne in­viata il 27.

L’8 maggio il S. fece il solenne ingres­so nella diocesi, ma già il 5 vi era giunto in inco­gnito fermandosi presso il cognato Ludovico Chi­gi e ricevendo due giorni dopo le autorità cittadine. Il 15 maggio fece il primo pontificale, il 28 iniziò la visita pastorale della diocesi, accertandone lo stato. Aveva avuto l’incarico di creare un seminario a Tuscania e nella stessa città anche un Monte di pietà ma non riuscì a portare a termine nessuno dei due compiti. Si in­teressò alla disputa in corso con gli abitanti di Pa­lermo sul titolo di santa nel Martirologio romano alla viterbese Rosa. Fu molto vicino alla popola­zione in occasione dei terremoti del 1703 e del 1706 e si adoperò alacremente durante una disa­strosa bufera nel 1706. Promosse le missioni dei Gesuiti nel nov. 1706, favorì l’introduzione a Vi­terbo dei Dottrinari della Congregazione di Avi­gnone e incoraggiò la Compagnia degli Agoniz­zanti diretta dai Ministri degli Infermi.

Durante la Guerra di successione spagnola, nel gen. 1709, contribuì alla liberazione della città occupata dalle truppe austriache, celebrando un giubileo di otto giorni, concesso dal papa, pro cessatis bellis. Il 18 maggio 1710 celebrò una messa nella chiesa di S. Maria in Gradi, in occasione del riconoscimento del culto alla beata Lucia da Narni. Si impegnò personalmente per risolvere i conflitti giurisdizionali in atto tra i religiosi e le autorità municipali, ad esempio sulle precedenze, sulla competenza nelle cause riguardo i danni provocati dai pascoli, sulle gabelle camerali e sul contributo per la sistema­zione delle strade.

Tra i suoi consiglieri si distinse il padre carmelitano Giovanni Domenico Lucche­si che risiedeva nel convento di S. Giovanni Batti­sta di Viterbo. Per l’istruzione e l’educazione fem­minile si avvalse della collaborazione delle Mae­stre Pie, istituite da Rosa Venerini, essendo pro­motore della diffusione dei loro istituti nella dio­cesi: a Bagnaia, Blera, Oriolo,  Tuscania, Veiano, Vetralla e Viterbo, dove oltre alla scuola centrale di S. Giovanni in Zoccoli contribuì alla fondazione di quelle a S. Sal­vatore e a S. Faustino.

Nella diocesi di Viterbo si conserva un sigillo in ferro del vescovo Santacroce

BIBL. – Battaglini 1711, IV, p. 565; Bussi 1742, p. 380; Guarnacci 1751, I, pp. 501-503; Moroni, LXI, pp. 61-62; Berton 1857, col. 1492; Gams, p. 738; Pinzi, pp. 243-245; Campello 1893, XIV, p. 188; Pastor, XIV, 2, p. 474; HC, V, p. 417; Si­gnorelli, III, 1, pp. 127-143 (con rif. alle fonti d’archivio); F. Pietrini, I vescovi e la Diocesi di Viterbo, Viterbo 1949, pp. 90-91; voce “Santacroce Andrea” di S. Giordano,  in DBI, vol. 90, pp.. 339-341.

[Scheda di Barbara Scanzani – Ibimus; integrazione di Luciano Osbat – Cersal]