Tartaglia – Famiglia (Viterbo, Secc. XVII-XVIII)

Aggregata alla nobiltà viterbese nel 1702, era originaria di Siena da dove si era spostata prima a Corneto (Tarquinia) e poi a Viterbo con Pietro Antonio, Cavaliere di Santo Stefano. Nel 1707 egli aveva fatto società con alcuni di Pian Castagnaio perché trasferissero a Viterbo “quattro some” di neve la settimana. Era morto il 10 maggio 1713 ed era stato sepolto nella chiesa dei Carmelitani Scalzi; nel suo testamento aveva fatto erede usufruttuaria la moglie Cleopatra sia dei beni di San Casciano ai Bagni che di quelli di Arcidosso mentre gli eredi effettivi saranno poi i figli Giovan Carlo e Lelio.

A Viterbo questa famiglia aveva cominciato ad essere presente già alla metà del Seicento quando due figlie di Carlo Tartaglia fu Lelio, domiciliato a Corneto, erano ospiti come educande del Monastero di Sant’Agostino; accanto a queste educande Carlo aveva avuto il già citato Pietro Antonio e Annibale che fu avvocato e residente a Roma dove svolse la sua attività professionale. Nel 1713 aveva istituito un legato a favore della Cattedrale di S. Lorenzo di Viterbo, nella Cappella di S. Giovanni Battista.

Giovan Carlo di Pietro Antonio fu anche lui Cavaliere di Santo Stefano e sposò la nobile viterbese Livia Cerrosi di Vincenzo nel 1711: nel 1717 era già morto senza figli. Suo fratello Lelio non ebbe eredi e tutti i beni passarono alla madre Cleopatra che nel 1737 fece donazione di tali beni a suo fratello, abate Lattanzio Tartaglia. Dopo la morte di questi i beni finirono nelle mani della nipote Clelia Tartaglia e al marito Antonio De Nobili e ai loro discendenti. Un Giovanni Battista Tartaglia, con ogni probabilità parente di Cleopatra e dell’abate Lattanzio, nel 1740 era Vicario generale del vescovo di Viterbo Alessandro Degli Abbati.

BIBL. – Cedido, Serie “Visite pastorali, Visita di Alessandro Degli Abbati, 1740-1744,  vol. 38. N. Angeli, Famiglie viterbesi. Storia e cronaca. Genealogie e stemmi, Viterbo 2003, pp. 515-516.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]