Nell’abside maggiore della chiesa cattedrale di San Lorenzo a Viterbo, grazie ai proventi legati al prodigio del Salvatore del 1442 fu ingrandito ed ornato di stalli intagliati il Coro[1].  La tribuna o Coro è nominata nel 1551 per decidere se realizzarla in pietra, in tufo o in laterizio. Nel 1560 fu fatta ricostruire dietro l’altare maggiore dal vescovo Sebastiano Gualterio, alla cui spesa partecipò il Comune con duecento scudi[2]. Di un nuovo coro si fa menzione nel 1576 dando l’appalto a Finiziano di Gradoli che lo avrebbe dovuto realizzare di color nero, con un leggio bellissimo come quello della chiesa di S. Maria in Gradi. La disposizione di tale opera fu data dal vescovo Carlo Montigli (1576-1594). Sarà Urbano Sacchetti a far ampliare, nel 1683, il bel coro dei canonici di ventotto ordini di posti, a doppia fila, distruggendo i muri affianco dell’abside maggiore. A sinistra, dove il coro assume una forma più sontuosa, è scolpito nel legno lo stemma del Sacchetti[3]. Gli stalli del Coro, datati tra il 1683 e io 1699 sono in legno di noce scolpito e intagliato. Semplici ma raffinati i seggi distinti da singoli dossali dalla linea ondulante. Si innalza sopra l’alto dossale liscio e listato da sottili cornici. Ogni specchio di dossale è separato dall’altro da una lesena addossata coronata da una mensoletta con conchiglia sulla quale si imposta un’altra mensola a fogliami. Al di sopra un cornicione aggettante. Lo stemma del card. Sacchetti è apposto sul fregio del coro. È un buon lavoro, di fattura semplice ma raffinata[4].

[1] G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, II, I, p. 222.

[2] A. Scriattoli, Viterbo nei suoi monumenti, Roma 1915-20, p. 132.

[3] M. Galeotti, L’Illustrissima città di Viterbo, Viterbo 2000, p. 577.

[4] SBAS, A. Pampalone, 12/00070560.

[Scheda di Elisa Angelone – Cersal]

Dal web: Catalogo BeWeB