Blasi Benedetto – Imprenditore (Monteromano, 1795 – Civitavecchia, ante 1859).
Personaggio di spicco della vita pubblica civitavecchiese dell’Ottocento, fu scrittore e polemista; in virtù delle importanti cariche amministrative ricoperte partecipò attivamente alla vita pubblica della città nella quale si era stabilito in tenera età. Appassionato di letteratura, amico di Stendhal e dell’avvocato e scrittore civitavecchiese Pietro Manzi, fu socio ordinario dell’Accademia Ellenica di Scienze e Belle Lettere di Roma; pubblicò a Viterbo, per i tipi di Domenico Rossi nel 1813 la prima opera poetica, un componimento in ottava rima dal titolo Turno re de’ Rutuli ucciso da Enea.
Difensore dei rei, fu primo segretario della Camera di Commercio, arti e manifatture di Civitavecchia ricostituita con notificazione del camerlengo del 25 apr. 1828. In base al regolamento della Camera, che prevedeva un’alternanza dei membri, dal sett. 1833 al gen. 1836 non ricoprì la carica di segretario. Il municipio gli affidò comunque il compito di comporre il testo dell’epigrafe da apporre sull’arco trionfale innalzato in occasione della visita a Civitavecchia di Gregorio XVI nel 1835. Fu tra i cittadini incaricati di studiare il progetto di abbattimento del bastione del Sangallo sul lato sud orientale della città in vista di nuove destinazioni d’uso. In quell’occasione egli sostenne con vigore l’esigenza di costruire un moderno teatro; dalla sua iniziativa e soprattutto dall’abilità nel procurarsi i finanziamenti (20.000 scudi furono incamerati con la vendita delle logge dell’erigendo teatro), nel 1837 si arrivò al Progetto per costruire un nuovo teatro a Civitavecchia da denominare Teatro Trajano firmato dall’architetto De Rossi. B. stesso provvide alla redazione del Regolamento per la Deputazione dei pubblici spettacoli stampato dal tipografo Strambi il 10 apr. 1844.
Infaticabile, nel 1843 aveva proposto al governo pontificio la costruzione di un nuovo porto e un nuovo lazzaretto alla punta del Pecoraio. Riprendendo un progetto avanzato dai tecnici francesi, B. aveva elaborato un piano di finanziamento sulla scorta di quanto era stato già concesso alla città di Ancona: secondo il suo progetto, la somma che l’erario percepiva annualmente dalla città sarebbe dovuta rimanere alla Camera di Commercio che avrebbe partecipato alla spesa totale per quasi un terzo dell’importo. L’autorizzazione non venne concessa, ma l’intraprendenza dell’avvocato si manifestò ancora nel 1846, nel progetto di una società generale di imprese industriali per la costruzione della ferrovia tra Roma e Civitavecchia (nel feb. 1847 quale segretario della Camera di Commercio fu tra i membri della commissione che il municipio inviò a Roma dopo l’approvazione delle spese per le strade ferrate). Il programma (che ebbe esecuzione solo nel 1859, dopo la sua morte) intendeva contrapporsi all’ipotesi di costruire una linea ferroviaria che, unendo la Toscana con il porto di Ancona, avrebbe fortemente danneggiato il traffico commerciale del porto della città laziale. In quell’occasione, B. aveva osteggiato apertamente il progetto di un asse ferroviario tra Livorno e Ancona ed anzi, sulla stessa linea del concittadino Alessandro Cialdi, aveva formulato precise argomentazioni in favore di un eventuale collegamento ferroviario tra il Tirreno e l’Adriatico e nello specifico tra i porti di Civitavecchia e Ancona nel suo Del danno che avverrebbe allo Stato Pontificio da qualunque strada ferrata di comunicazione fra la Toscana e l’Adriatico: lettera al chiarissimo signor cavaliere Angelo Maria Ricci, Roma, Tipografia delle Belle Arti, 1846 e nel Sulla utilità delle strade ferrate nello Stato Pontifìcio: lettera dell’avv. Benedetto Blasi L’importanza dell’ampliamento e della valorizzazione del porto civitavecchiese rappresentarono per il B. un punto nodale della sua attività di amministratore; quando, tra il 1845 e il 1849, si era progettato di ingrandire il porto di Anzio, che sarebbe così diventato il porto di Roma, egli prese nettamente posizione contro quel progetto. In quell’occasione egli intervenne nella questione con un opuscolo dal titolo Della strada ferrata Pia-Cassia da Città della Pieve a Civitavecchia e del ristauro del Porto Neroniano in Anzio: risposta di Benedetto Blasi ad un articolo del Messaggero o L’Eclettico, ed alle osservazioni del Municipio di Nettuno e di Anzio (Roma, Tip. Contedini, 1846), in cui polemizzava con l’architetto Pontani, convinto assertore del progetto. Sostenuto da Alessandro Cialdi, B. proseguì negli attacchi polemici fino alla morte, scagliandosi violentemente anche contro il marchese Potenziani che, in un articolo sul giornale ferroviario «La locomotiva», aveva perorato la ricostruzione del porto di Anzio: Sulla questione del porto di Anzio sopra Civitavecchia: risposta di Benedetto Blasi all’articolo del sig.r march.e Ludovico Potenziane, All’arch. Sig. Carlo Pontani replica di Benedetto Blasi ad alcune parole sul restauro del Porto Neroniano di Anzio (ambedue Roma, tip. Contedini, 1847). Di questo poliedrico personaggio, che fu anche segretario della Cassa di Risparmio e della Società Filarmonica, rimangono alcune recensioni pubblicate su «Effemeridi letterarie di Roma» (ricordiamo la recensione della traduzione di Erodiano curata dal concittadino Pietro Manzi) e soprattutto le opere di argomento economico-legale, tra le quali: Sull’aumento delle pigioni in Roma. Risposta economico-legale al Signor Avv. Carlo Fea (Roma, De Romanis, 1826); Sulle strade ferrate nello Stato Pontifìcio. Considerazioni di Benedetto Blasi (Roma, Contedini, 1847); Sulla lega doganale italiana (Roma, Tip. delle Belle Arti, 1848). BIBL. – Astraldi 1956, pp. 19-20 (sulla Camera di Commercio di Civitavecchia); Barbaranelli 1962, pp. 9-16; Lodolini 1962, pp. 311-312; De Paolis 1982b, pp. 180, 182; Vitalini Sacconi 1982, II, pp. 116, 247; Toti – Ciancarini 2000, pp. 53, 67, 74, 83, 94, 95, 115 (con rif. alle fonti d’archivio).