Bussi Giovanni Battista (batt. Pier Francesco) – Cardinale (Viterbo, 2 apr. 1657 – Roma 23 dic. 1726).
Figlio di Giovanni Battista e di Eleonora di Marsciano, fratello di Antonio Domenico, di Giulio, del militare Alessandro (1653-1723) e dell’ecclesiastico Luciano (1655-1707), B. fu battezzato Pier Francesco ma mutò nome in occasione della cresima, preferendo usare quello del padre, morto alla sua nascita. Nell’estate del 1695 gli fu assegnato il governo della città leonina durante un’epidemia di tifo. Studiò a Roma, abitando presso lo zio monsignor Ludovico, e addottorandosi in filosofia al Collegio Romano e in legge alla Sapienza (7 maggio 1696).
Prelato domestico di Innocenzo XI e suo assistente al soglio, fu abate dell’abbazia di S. Salvatore, canonico della Basilica Vaticana (dal 2 ott. 1695 all’8 dic. 1709), internunzio nelle Fiandre (dal nov. 1698 per otto anni), dove agì con efficacia nella lotta contro le idee gianseniste che non erano ostacolate dal vicario apostolico della missione olandese Pietro Codde. La tensione si aggravò quando Clemente XI privò l’arcivescovo della rappresentanza della Santa Sede in Olanda e designò in sua vece Teodoro de Cock, suscitando la reazione dei capitoli di Utrecht e Haarlem e provocando di fatto l’interruzione di ogni relazione del clero delle Sette Province con la Sede apostolica. Il B. svolse in questo frangente il ruolo di intermediario tra la Curia pontificia e i fedeli olandesi, ma l’appoggio offerto ai giansenisti dalle autorità civili delle Province Unite costrinse il papa a permettere che il Codde facesse ritorno in Olanda (17 febbr. 1703), seppure non reintegrandolo come vicario, e a richiamare a Roma il de Cock. Per sedare il dissenso olandese Clemente XI nominò B. vescovo di Tarso in partibus (25 giugno 1706) e ponente della Congregazione della Visita Apostolica (11 dic. 1701); con tale abito vescovile la Santa Sede poté inviarlo quale nunzio apostolico a Colonia, Utrecht e altre regioni della Germania inferiore con potestà di legato de latere (2 sett. 1706 – 11 sett. 1712). Durante quell’incarico fu anche amministratore della diocesi di Monaco. Fu nominato cardinale (26 sett. 1712); gli fu assegnato il titolo cardinalizio di S. Maria in Aracoeli (15 nov. 1712).
Poco dopo lasciò nuovamente Roma per prendere possesso della diocesi di Ancona di cui Clemente XI lo aveva nominato vescovo il 17 feb. 1710 (ma designato fin dall’8 dic. 1709) con il titolo onorifico di conte di Numana. Il suo governo episcopale fu attento e moderato, tanto che nel conclave del 1721 fu avanzata la sua candidatura, e fu accantonata per i troppi vincoli che legavano la sua carriera a quella del defunto papa. Essendo stato quest’ultimo sempre fautore delle potenze borboniche, il nome di B. risultò sgradito agli Asburgo e ai loro partigiani. Ad Ancona fu protettore della Confraternita del Rosario (1718), patrocinò le riunioni dell’Accademia dei Caliginosi e compì una visita apostolica alla Santa Casa di Loreto in occasione dell’anno santo 1725. Dal 15 al 18 sett. 1726 tenne un sinodo diocesano (Synodus Anconitana, Romae, ex typographia Antonii de Rubeis, 1727).
Ebbe solenni funerali in S. Maria in Aracoeli (26 dic. 1726); fu sepolto nella cappella di famiglia in S. Maria in Trastevere. Amante di lettere, fin dal 1691 fu ascritto all’Accademia di Arcadia per acclamazione, con il nome Edrasio Cafio. Un suo ritratto ad olio dipinto nel 1713 da Giuseppe Rusca e un suo busto marmoreo, forse di Giuseppe Mazzuoli, sono conservati nella villa di famiglia a Viterbo. Una iscrizione del 1724 nella cappella Bussi nel coro della cattedrale di Viterbo ricorda che il cardinale vi commissionò interventi di restauro.
BIBL. – Coretini 1774, pp. 94-95; Forcella, II, p. 368; Bittner – Gross 1936, pp. 384, 389; HC, V, pp. 28, 83, 370; Signorelli 1968, p. 78; Gaspare De Caro, in DBI, 15, pp. 572-574 (con altra bibl.); Giorgetti Vichi 1977, p. 86; Faldi 1993; Weber 1994, p. 531 ; Angeli 2003, p. 80.
[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus]