Cini – Famiglia (Piansano, secc. XVII-XIX)

Il 4 marzo 1822 il principe Stanislao Poniatowski aveva venduto la castellania di Piansano al conte Giuseppe Cini di Roma il quale affittò questo territorio per molti anni al possidente Luigi Fabrizi di Piansano che aveva negli stessi anni acquistato, sempre dal Poniatowski, la castellania di Arlena di Castro.

Giuseppe Cini era stato in gioventù un artigiano poi negoziante e infine industriale. Nonostante le sue fortune datino al periodo della Repubblica e poi al periodo napoleonico, seppe entrare nella Curia pontificia nel periodo della restaurazione e consolidare le sorti della sua famiglia. Nel 1818 aveva ricevuto il titolo di conte. Sul finire del Settecento aveva acquistato un palazzo a Roma in Piazza di Pietra, ora Palazzo Ferrini-Cini. Alla sua morte succedette il figlio Filippo che ebbe impieghi negli uffici delle Dogane pontificie e animò un importante salotto romano negli anni della Restaurazione dove fu ospite spesso anche Stendhal. Filippo si trovò coinvolto in una lunga contesa con gli abitanti di Piansano, tenaci difensori dei loro usi civici.

Nel 1839 Filippo aveva cominciato a recintare una parte dei terreni ereditati escludendo gli abitanti di Piansano dall’esercizio di diritti civici su quei terreni ma, davanti alle reazioni del Comune, dovette accettare le disposizioni dei tribunali che gli avevano dato torto. Ritornò alla carica dopo la pubblicazione della notificazione pontificia del 29 dicembre 1849 e giunse ad un accordo che prevedeva la cessione di una piccola porzione di terra al comune di Piansano in cambio dell’affrancazione del diritto di pascolo si circa 600 ettari di terreno. Nel 1887 si arrivò ad un nuovo accordo con i Cini per cui il Comune ottenne una nuova porzione di terreno di circa 270 ettari liberando completamente da ogni servitù di pascolo e di semina la rimanente proprietà dei Cini.

Alla morte di Filippo era subentrato il figlio Giuseppe che morì tra il 1885-1886 lasciando due figli minori, Carlo e Mario, sotto la tutela della madre, contessa Adele Piacentini (che fu colei che accettò il nuovo accordo con il Comune di Piansano). Difficoltà economiche costrinsero i Cini a cedere Piansano che entrò nel patrimonio della banca Monte dei Paschi di Siena nel 1897 che lo gestì fino al 1909 quando vendette quello che rimaneva della castellania in parte a De Simoni Angelo di Piansano e in parte ai fratelli Simoni di Valentano.

BIBL. – A. Mattei, Terra Planzani. Epopea contadina di una comunità dell’Alto Lazio negli ultimi due secoli, Grotte di Castro, 1994, 2^ ed., pp. 38-91.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]