Ciofi – Famiglia (Viterbo, sec. XV – ivi, sec. XIX)
Famiglia viterbese di origine aretina, presente a Viterbo a partire dalla fine del sec. XV. I suoi membri occuparono posti di rilievo nella gestione amministrativa della città, ma la vocazione preminente per alcuni secoli è stata quella nel campo mercantile ed artigianale. Era un «cavallaro» Giacomo, detto Ciofo, proveniente da Arezzo, il primo esponente noto (1415). Egli ebbe sei figli: Angela, Alessandro, Elisabetta, Nicola, Perfetta e Giovan Battista. Quest’ultimo (sec. XV), laureato in giurisprudenza, sposò la figlia di Pietro Paolo di Viterbo, Bartolomea Avanzarano. La sua discendenza proseguì in linea diretta, attraverso il figlio Angelo (m. ante 1521) e il nipote Paolo (m. ante 1565), fino ai dieci figli di questi. Tra loro Tommaso (m. 1582), che sposò Piera, ebbe sei figli, tra i quali Domenico e Tullio. Il primo (m. 15 sett. 1658), nel 1622 faceva il «funaro» e nel 1635 ebbe l’appalto della gabella generale di Viterbo. Tullio fu anch’egli mercante di funerie oltre che ufficiale della Confraternita del Nome di Gesù e dell’Ospedale degli orfani di Viterbo (1614). Si sposò una prima volta con Lucrezia Rainaldi (m. 1637), dalla quale ebbe Domenico e Lorenzo.
Domenico nel 1663 era affittuario di una panetteria nel territorio di Bagnaia, mentre il fratello (m. 27 feb. 1695), con il quale la famiglia entrò nel patriziato di Viterbo (1666), fu giureconsulto, conservatore della magistratura civica (1672) ed ecclesiastico. Rimasto vedovo, Tullio si sposò nuovamente con Leonida degli Atti, dalla quale ebbe altri figli: Carlo (n. ca. 1628 – m. 28 ago. 1700) e Giovan Battista (m. 26 nov. 1671), che furono ecclesiastici, Domenico (m. 31 gen. 1697), uomo d’armi con il grado di capitano, e Paolo (m. 16 nov. 1695), oltre a Luigia (n. 1626), suora, e a Margherita (m. 1638). Sebbene Paolo, che fu mercante, avesse sette figli da Rosa di Pitigliano, la discendenza principale della famiglia proseguì con il ramo di Domenico, il quale sposò Vittoria Calabresi di Settimio (1681), dalla quale ebbe dieci figli. Tra loro Giovan Felice (19 giugno 1685 – 6 luglio 1745), che fu tra i Conservatori del popolo (1730), e Giuseppe Antonio (n. 10 feb. 1684), che fu anch’egli Conservatore del popolo (1744-1745), depositario del Monte di Pietà (1746) e governatore della Compagnia di S. Orsola (1748), e che sposò (1739) Caterina Ricci. La coppia ebbe dieci figli, tra cui Domenico e Giovanni.
Domenico (5 luglio 1744 – 24 febbr. 1831) fu depositario esercente del Monte di Pietà (1786-1789), governatore dell’Ospedale grande degli infermi (1778, 1783, 1797), tenente colonnello nella Truppa civica ( 1797) e nella Guardia nazionale (1799). Sposò (1796) Vittoria Primoni. Giovanni (11 apr. 1753 – 24 apr. 1826) fu avvocato, e in quanto tale difese i diritti dei poveri, deputato del monastero dell’Assunta (1797), governatore dell’Ospedale grande degli infermi (1806), assessore camerale generale della Delegazione di Viterbo (1817) e luogotenente generale (1815) di Benedetto Cappelletti, delegato apostolico. Sposò (1801) Margherita Torellini di Paolo, dalla quale ebbe nove figli. Tra loro vi erano Anna Maria (18 ott. 1804 – 7 marzo 1843), che andò in sposa (1830) a Giuseppe Signorelli di Pietro, nonno dell’omonimo storico viterbese; Giuseppe (11 gen. 1806 – 15 luglio 1855), che fu esattore e cassiere del Consiglio provinciale (viene confermato in tale carica nel 1840) e sposò (1837) Artemisia Spreca di Raimondo, dalla quale ebbe una solo figlia; Luigi (v.), che nonostante avesse compiuto studi giuridici, ebbe anche una buona conoscenza del latino e del greco, che insegnò, e in generale delle lettere; fu rappresentante della provincia di Viterbo (1847), consigliere di Stato, gonfaloniere (1855). Sposò Teresa Mizzelli, dalla quale ebbe quattro figli, tra cui Enrico (n. 28 sett. 1854) e Giovanni (n. 15 apr. 1843).
Questi, che era avvocato, fu consigliere provinciale (1882). Nel 1906 fu autorizzato da un decreto reale ad aggiungere al proprio il cognome Degli Atti, in forza del matrimonio dell’avo Tullio con una esponente di questa famiglia che nel frattempo si era estinta; gli fu di conseguenza riconosciuto il titolo comitale di Miliano e Monte Giove. Sposò Maria Alessandra De Dominicis di Bagnoregio (1869), dalla quale ebbe otto figli. Tra loro Paolo, che fu avvocato e che sposò Emilia Guglielmi; dal matrimonio nacquero sei figli, tra cui Luigi, che fu avvocato e che sposò Isabella Cairo (m. 9 maggio 1999) e Alessandro, che fu podestà di Vetralla e che sposò Angela Carosi.
Alla fine del sec. XIX la famiglia si trasferì definitivamente a Roma. I C. possedevano a Viterbo, in via Matteotti, un palazzo che venne demolito agli inizi degli anni Sessanta del Novecento, dopo essere divenuto proprietà dell’Istituto nazionale di previdenza sociale. L’edificio sorgeva presso la chiesa di S. Luca dove la famiglia possedeva una cappella di giuspatronato. Le sepolture erano nelle chiese della Trinità e dei santi Teresa e Giuseppe dei Carmelitani Scalzi.
Arme: troncato: di azzurro e di onde increspate al naturale, colla fascia d’oro attraversante sulla partizione; l’azzurro caricato di una cometa fra due stelle di otto raggi il tutto d’argento. Partito: nel 1o d’azzurro alla fascia d’oro sormontata da due stelle di otto raggi frammezzate da una cometa, il tutto d’argento; colla campagna mareggiata del campo e d’argento (Ciofi); nel 2° di rosso al palmizio sradicato sostenuto da due leoni affrontati, il tutto al naturale.
BIBL. – Angeli 2003, pp. 142-144.
[Scheda di Marina Bucchi – Ibimus]