Franceschini – Famiglia (Viterbo, secc. XVI-XIX)

La famiglia proveniva dalla Corsica e dopo un periodo a Montalto era emigrata a Viterbo ai primi del Cinquecento con il capitano Lorenzo di Filippo il quale, nel 1569, aveva l’appalto quadriennale della gabella delle carni di Civitavecchia e successivamente la stessa gabella per Viterbo. Nel 1570 la famiglia fu iscritta al patriziato viterbese con Filippo di Lorenzo che, dopo aver sposato Lavinia Cocchi, si accasò con Eleonora Reggio. Nel 1584 aveva l’appalto del macello maggiore e nel 1587 era tra i Priori e Conservatori di Viterbo.

All’inizio del Seicento si svilupparono tre linee di discendenza: la prima che assunse il cognome Franceschini-De Rossi; la seconda Franceschini-Bruni e la terza Franceschini-Tignosini, linee che si caratterizzarono per interessi culturali e sociali differenti.

Filippo Franceschini-De Rossi, nel 1638, nominò suoi eredi i figli del fratello Ludovico e cioè Olimpia Felice poi monaca nel Monastero della Pace (1662); Vittoria, sposata al nobile Girolamo Carcarasi; Giuseppe che si fece religioso con il nome di frate Flaminio (1638); Giovan Vincenzo che nel 1663 era tra i Conservatori di Viterbo e da lui derivò Porzia che andò sposa a Giacomo Valenti di Orvieto e con lei avvenne l’estinzione di questo ramo.

Vincenzo, figlio del capitano Lorenzo di Filippo si laureò in legge e fu agente del Comune di Viterbo a Roma (1587); nel 1617 era tra i Conservatori del Comune di Viterbo e nel 1623, insieme con Andrea Maidalchini, aveva l’appalto della gabella delle carni. Una sua figlia Lucida era monaca a Sant’Agostino (1625) mentre l’altra figlia Flaminia si sposò con Paolo Bruni di Roma avviando la linea Franceschini-Bruni. Dal suo matrimonio discese Francesco che fu avviato alla carriera militare diventando capitano di cavalleria; sposò la nobile viterbese Margherita Mancini e da loro discese Paolo che nel 1688 aveva eretto nella collegiata dei SS. Faustino e Giovita una cappella dedicata alla Madonna di Costantinopoli con il jus patronato della sua casa e alla sua morte lasciò 1500 scudi per la costruzione di una cappella nella chiesa dei Gesuiti anch’essa di jus patronato dei suoi eredi. Sua moglie Margherita Angela Vittori nel 1732 con suo testamento lasciava i suoi beni per istituire un monastero sotto la protezione di santa Francesca Romana per le nobili vergini.

Un discendente del fratello di Filippo di Lorenzo, Giovan Battista, ebbe come figlio Agostino che emigrò a Montefiascone e divenne canonico di San Flaviano (1633) e poi canonico penitenziere della Cattedrale di Montefiascone fino alla morte avvenuta nel 1642. Un Lorenzo di Filippo nel 1619 aveva sposato Flaminia Faerno e nel 1639 era Conservatore del Comune di Viterbo. Dal suo matrimonio discese Filippo che nel 1657 era depositario del Monte di Pietà e nel 1672 era tra i Conservatori mentre nel 1674 era tra i governatori dell’Ospedale Grande. Il figlio di Filippo, Giuseppe, nel 1690, era lui pure Conservatore e lo stesso accadeva nel 1704. Dei suoi fratelli Girolamo fu canonico della Collegiata di S. Angelo in Spata mentre Lorenzo Maria divenne canonico della Cattedrale di San Lorenzo. Tra i figli di Giuseppe si ricorda Filippo che nel 1729 era Conservatore e Giuseppe che fu Conservatore dell’Ospedale degli infermi tra il 1773 e il 1778 mentre nel 1780 era depositario del Monte di Pietà e nel 1782 partecipava ad una società per l’appalto dei pubblici forni di Viterbo. Nel 1798, con l’avvento della Repubblica Romana, fu tra i capitani della milizia civica; egli morì il 23 dicembre 1823 e non avendo avuto figli, determinò l’estinzione della dinastia dei Franceschini.

Le loro abitazioni erano nella Piazza del Collegio, altra in contrada San Biagio e altra ancora nel Piano di San Faustino sulla strada che porta alla Trinità. In questa chiesa, oltre quelle in SS. Faustino e Giovita e nella chiesa dei Gesuiti, c’era una cappella Franceschini-Bruni che servì anche per le sepolture della famiglia.

BIBL. – N. Angeli, Famiglie viterbesi. Storia e cronaca. Genealogie e stemmi, Viterbo 2003, pp. 231-233; G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, Viterbo 1964, Vol. III. Parte I, p. 3, 14, 43.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]