Fratellini, Francesco – Canonico (Viterbo, 1747 circa – Ivi, 22 magg. 1820)
Nato a Viterbo, dopo aver studiato nel Collegio dei Gesuiti ottenne un beneficio nella Collegiata di S. Sisto e nel 1773 fu ordinato sacerdote da mons. Pastrovich allora vescovo di Viterbo-Tuscania. Per diversi anni fu vicecurato nella chiesa di S. Sisto mentre partecipava a diversi concorsi per altre parrocchie viterbesi essendo sempre dichiarato idoneo. Fu predicatore sia nella sua parrocchia che per gli esercizi spirituali per le monache e per gli alunni nelle scuole pubbliche. Studiò il canto gregoriano e partecipò assiduamente alle riunioni per la discussione dei casi morali. Fu nominato confessore e ottenne poi la patente per confessare le monache (era confessore ordinario del Monastero di S. Rosa); abitualmente era presente per le confessioni in Cattedrale dopo che ebbe la nomina ad un Canonicato in quella chiesa a partire dal 1781 per decisione del vescovo Pastrovich. Dopo la venuta del vescovo Muzio Gallo fu suo Convisitatore e poi Vicario generale; alla sua morte nel dicembre 1801, il Fratellini fu eletto Vicario capitolare e poi Vicario apostolico fino alla nomina del nuovo vescovo che fu Dionisio Ridolfini Connestabili. Tre mesi prima era avvenuto il famoso incidente alla “Macchina di Santa Rosa” che aveva prodotto la morte di ventidue persone (e tra questi quattro canonici della Cattedrale che precedevano la “Macchina”: Vincenzo e Bartolomeo Orioli, Pietro Zelli Jacobuzzi, Giovanni Mariani) E in questo periodo sia Tuscania che Civitavecchia fecero il massimo sforzo per ottenere da Roma la separazione di Tuscania da Viterbo e la creazione di Civitavecchia in nuova diocesi.
Dopo la rinuncia di Giulio Zelli Pazzaglia al titolo di Principe dell’Accademia degli Ardenti di Viterbo e alla riforma dello statuto di questa istituzione che prevedeva la nomina annuale di un Presidente della stessa, nel 1809 fu il primo Presidente dell’Accademia degli Ardenti avendo come Vice-Presidente il medico Lorenzo De Alexandris. Dopo la Restaurazione, una volta riaperto il Seminario di Viterbo, mentre infuriava la polemica per il ritorno dei Gesuiti, il Fratellini fu chiamato a dirigere l’istituto che si trovava in una condizione disperata anche dal punto di vista economico.
Morì a Viterbo il 22 maggio 1820 e fu sepolto nella tomba dei canonici in Cattedrale.
BIBL. e FONTI – Antica Diocesi di Viterbo, Serie “Visite pastorali”, Visita Muzio Gallo, 1784, vol 48, cc. 181r-v.; Cedido, Archivio della Parrocchia di S. Lorenzo, Libro dei morti, anno 1820. M. Zedda, Alcune edizioni dell’Ottocento della Biblioteca Comunale degli Ardenti di Viterbo (Tesi di laurea discussa nella Facoltà di Conservazione dei beni culturali, Anno accademico 1996-1997), p. 45; M. Zedda, Nuove ricerche sull’Accademia degli Ardenti, in “Biblioteca e società”, a. XV (1996), n. 1-4, pp. 58-59. G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, Vol. III, Parte II, Viterbo 1969, p. 263, 299.
[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]