Magoni (Puri Magoni) – Famiglia (Viterbo, Sec. XV – Sec. XVIII)

La famiglia Magoni è inserita nell’Albo del patriziato viterbese dal 1610: a quell’epoca era frequente la denominazione Puri Magoni, in ossequio alla famiglia Puri, originaria di Orvieto, che si era stabilita a Bolsena nella seconda metà del Quattrocento e che sul finire del Cinquecento, con Daniele e Ottavio, si trasferì a Viterbo. Daniele era nel 1582 canonico della Collegiata di Sant’Angelo in Spatha mentre Ottavio, che si era laureato in legge, si era sposato con Giulia Cocchi e venne ad abitare alla Piazzetta del Cercine (Orologio Vecchio). Da Ottavio e Giulia nacquero Livia, Beatrice, Tarquinia, Claudio e Flavio: i due maschi si distinsero nel maneggio delle armi rimanendo tutti due uccisi combattendo contro i Turchi. Ottavio allora nominò erede universale Beatrice il cui figlio Flavio, avuto da Giuseppe Costa, assunse il cognome dei Magoni mentre l’altro figlio Nicola divenne religioso nell’ordine dei Camaldolesi. Terminata la linea di Ottavio subentrarono nel possesso dei beni Tommaso Nobili Magoni e Giacomo Blasi per una parte e Giulio Magoni per l’altra. Costui si era sposato con Artemia Sterparelli di Viterbo ed era venuto a vivere nella città della moglie. Dal suo matrimonio nacquero Claudio e Benedetto che si sposò con Merilia Caposavi di Bolsena. Da questo matrimonio discesero Porzia e poi Ottavio che fu speziale. Nel 1678 si era coniugato con Bernardina Ambrosi e nel 1689 otteneva il subappalto dello spaccio dell’allume mentre nel 1691 diveniva anche appaltatore della Posta delle lettere per la città di Viterbo. Nel 1707 la vedova di Ottavio, Bernardina, vendeva un terreno in contrada Petrignano per costituire la dote delle sue figlie Rosa e Anna Merilia monache a Sant’Agostino. Da ricordare ancora Mario Magoni di Claudiano che nel 1616 era rettore della chiesa parrocchiale di S. Leonardo a Viterbo. E infine il conte Antonio Magoni fu Ottavio che nel 1748 aveva venduto una vigna in contrada Carpignano al conte Antonio Righetti Lombardi di Perugia con pacto redimendi. Avevano abitazione nell’edificio in Piazza del Cercine posto dietro la chiesa di Sant’Ignazio che fu ristrutturato da Flavio di Ottavio ma poi fu abitato da gente comune e quindi fu denominato come il Palazzaccio: fu abitato anche dagli stessi Gesuiti prima della costruzione del loro Collegio.

BIBL. – N. Angeli, Famiglie viterbesi. Storia e cronaca. Genealogie e stemmi, Viterbo, 2003, pp. 290-291.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]