Maidalchini Andrea – Marchese (Viterbo, batt. 13 nov. 1660 – 17 luglio 1735).

Figlio di Domeni­co, gli successe nel titolo marchionale ed ebbe l’in­carico di comandante delle milizie del Patrimonio. Sposò Maria Marzia, figlia del conte Muzio Carpegna. Visse per lo più a Roma dove fin dal 1678 fu ascritto all’Arciconfraternita delle Stimmate di S. Francesco e dove ebbe casa presso S. Caterina del­la Rota. I buoni rapporti con la Curia pontificia fa­voriti dallo zio cardinal Francesco gli ottennero l’inclusione nella nobiltà romana con l’accesso alle cariche di Campidoglio: fu per due volte conserva­tore del Comune di Roma (1° ott. 1683, 1° gen. 1712). Commissario pontificio ad Avignone, fu in­viato dal cardinal Carlo Barberini in missione pres­so Filippo V di Spagna con esito felice, e perciò pre­miato al ritorno da Clemente XI con l’assegnazione delle ricche pensioni del defunto zio cardinale (1702).

Nel 1713 il papa lo designò come accom­pagnatore del marchese di Susa nel suo soggiorno a Roma; nel 1721 promosse feste a Viterbo per il nuovo papa Innocenzo XIII già vescovo della città; nel 1725 ospitò nel suo palazzo di Viterbo Giacomo III Stuart «pretendente» alla corona di Gran Breta­gna. Fin da giovane amò le lettere (nel 1670 il ca­nonico viterbese Giovanni Domenico Pucitta gli dedicava un dramma musicale) e si dilettò a scri­vere componimenti poetici; appartenne all’Acca­demia d’Arcadia come Coreso Evanziano (1706); suoi versi furono pubblicati nel V tomo delle Rime degli Arcadi (Roma 1717). Nel 1724 vendette ad Antonio Lucatelli le terre di Ripa Alta, Corbara e Prodo, con l’annesso titolo marchionale, per il prez­zo di 18.000 scudi.

L’atto era giustificato dalla sua mancanza di figli maschi; delle femmine, Marzia Virginia si fece monaca domenicana nel monaste­ro viterbese di S. Domenico (apr. 1705), mentre Olimpia (m. 1758) sposò nel 1698 il senese Fran­cesco Maria Ottieri, noto come autore di saggi sto­rico-politici che suscitarono polemiche. Ottieri mi­rava a succedere nel patrimonio e nei titoli del ca­sato Maidalchini ma i suoi orientamenti politici filo-asburgici lo divisero dal suocero, che seguiva la linea filo-borbonica già abbracciata dall’amato zio Francesco. Ritrovandosi ultimo della famiglia con la prospettiva dell’imminente estinzione del nome, Andrea, ormai vecchio, volle porre un’ampia iscrizione commemorativa della stirpe, nella cap­pella di famiglia in S. Maria in Gradi a Viterbo, con ampie lodi allo zio cardinale (1730).

Aveva al­l’epoca l’incarico di generale delle poste pontificie. Mezzo secolo dopo la sua morte, si estinse anche il ramo romano degli Ottieri (1789); il genero era morto nel 1742.

BIBL. e FONTI – “Fasti capitolini”, ad annos 1683, 1712. AVR, Parr. di S. Caterina della Rota, “Stato delle Anime 1714”, cc. n. n.; ibid., Arciconfraternita delle Stimmate, “Fratelli”, cc. 39, 54. “Foglio di Foligno”, n. 9 del 24 feb. 1713; Valesio, I, p.487, II, p. 187; Crescimbeni, II, p. 548; Coretini 1774, pp. 157-158; Marocco, XIV, p. 55; Amayden, II, p. 119; Rho­des 1963, p. 174; Esposito 1972, p. 175; Giorgetti Vichi 1977, p. 64; Franchi 1988, p. 427; Carosi 1997a, pp. 53, 71, 116, 124, 128; Angeli 2003, pp. 294-295.

[Scheda di Severio Franchi – Ibimus]