Mancini – Famiglia (Viterbo, Sec. XVI – Sec. XVIII)
Originari di Firenze dove sono presenti con una storia importante per i ruoli amministrativi e per l’attività mercantile fin dal secolo XIII, i Mancini si insediano a Roma e a Viterbo nel XVI secolo. Giacomo fu Filippo nel 1569 veniva iscritto all’albo dell’Arte dei mercanti di Viterbo. Nel 1571 Giacomo era affittuario del Bagno delle Bussete e nel 1580 aveva in società con altri il subappalto della gabella delle carni a Tuscania. Nel 1599 Filippo Mancini di Giacomo deteneva l’appalto del sale straordinario della Salara di Roma per conto della Reverenda Camera Apostolica. Nel 1601 era lo stesso Giacomo che gestiva la distribuzione del sale per la città di Viterbo e nel 1605 egli trasferiva tale incarico ad Angelo Faerno per l’anno successivo. Nel 1611 Filippo di Giacomo era priore della Società di San Rocco e nel 1622, insieme con il fratello Orazio (che nel 1610 aveva gestito per tre anni l’appalto del sale a Viterbo) costruiva a sue spese una cappella nella chiesa di San Pietro del Castagno. In quegli anni aveva commissionato a Bartolomeo Cavarozza un quadro con San Filippo per la Cappella appena terminata. E nel 1634 pagava Giovan Francesco Romanelli per una tela con l’Assunta per l’altare maggiore della chiesa di San Rocco. Nel 1636 Filippo era appaltatore della Posta delle lettere e dei cavalli per la città di Viterbo ed aveva anche l’appalto della gabella del macinato per la Provincia del Patrimonio. Nel 1639 risultava gestire negozi per la lana, pannina ed altre mercanzie oltre a ferriere pigliate in affitto ed essere proprietario di una gran quantità di bestie grosse. Il suo ultimo testamento era del 1640 e stabiliva che la sua eredità sarebbe passata ai nipoti Alessandro, Francesco e Giacomo. Anche il fratello Orazio si occupò di gestire ferriere che aveva nel territorio di Viterbo. Nel 1619 aveva l’appalto dei forni di Viterbo e nel 1620 risultava anche appaltatore di quelli di Montefiascone. Nel 1629 aveva ottenuto dalla Camera Apostolica l’appalto della Tesoreria del Patrimonio e dopo la sua morte tale appalto passò al fratello Filippo.
Dal matrimonio di Orazio con Porzia Riccomanni nacquero Caterina, Elisabetta, Maddalena e Vittoria che scelsero la via del monastero mentre i due figli ebbero successo nei ruoli amministrativi e in quelli militari: Alessandro nel 1632 era tesoriere della città di Viterbo e di Orvieto; Francesco pervenne al grado di capitano e comandante della Compagnia delle lance di Viterbo e nel 1645 era governatore della Società di San Rocco.
Nel 1654 Giovanni Mancini fu Bartolomeo subentrato ai Mancini di Viterbo nella proprietà dei beni a causa dei forti debiti, vendeva al cardinale Francesco Maidalchini il palazzo posto di fronte alla sede dei padri della Compagnia di Gesù. Alla famiglia dei Mancini è probabile che sia appartenuto Giulio Mancini scrittore di cose d’arte e archiatra pontificio (fu il medico personale di Urbano VIII).
La sepoltura dei Mancini era nella Cappella di San Filippo apostolo nella chiesa di San Pietro del Castagno.
BIBL. e FONTI – Archivio storico del Comune di Viterbo, serie “Bandi ed editti”, faldone 5, doc. 90 (1610). N. Angeli, Famiglie viterbesi. Storia e cronaca. Genealogie e stemmi, Viterbo, 2003, pp. 302-305; G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, Vol. II, Parte Prima, Viterbo 1964, p. 25, 38, 105.