Marsciano, Di – Famiglia (Secc. XIV-XVIII)
Antica famiglia umbra e laziale risalente secondo la tradizione all’anno 975, con l’edificazione dell’omonimo castello a nord di Todi, dal quale presero il nome. Ebbero la signoria di Marsciano fino al 1682 ma almeno dal sec. XII erano presenti in Orvieto, dove furono investiti di cariche pubbliche, con il possesso del castello di Parrano. Da Orvieto la famiglia estese la sua presenza in Viterbo dove nel sec. XIV Angelina, figlia del conte Giacomo, fondò il monastero di S. Agnese. Nel secolo seguente i M. ottennero il possesso di Montecalvello e di altre terre nella Teverina viterbese. Nel 1539 Girolamo sposò Ortensia Baglioni, pronipote di papa Paolo III, sperando di succederle nella signoria di Vignanello: i suoi figli ottennero l’ammissione alla nobiltà di Viterbo (1546), ma i feudi di Vignanello e Parrano furono infeudati ai Marescotti, contro i quali per quasi un secolo non si placarono le rivendicazioni dei conti di M., sfociate anche in atroci fatti di sangue.
I legami di parentela con gli Spiriti di Viterbo e con i Montemarte della Cervara, importante famiglia dell’area orvietana, rafforzarono i conti di M., che dalla casa della Cervara ereditarono numerosi beni, fra cui il castello di Alviano (1616). In Viterbo i M. ebbero casa dapprima in piazza S. Stefano (1546), quindi presso la cattedrale, edificio ingrandito nel 1620 da Ottaviano con l’acquisto dall’ospedale di Viterbo dell’area adiacente; ebbero inoltre per eredità dai Baglioni, il palazzo già Mazzatosta in via dell’Orologio Vecchio. Una fase positiva per la famiglia si ebbe sotto Innocenzo X, che insignì i M. del marchesato di Gorga, sottratto per debiti alla famiglia Conti, ma dopo pochi anni rivenduto da Marcantonio al principe Camillo Pamphili (chirografo papale del 31 dic. 1659).
Il conte Lorenzo, venuto nel 1652 in possesso delle case di famiglia presso la cattedrale viterbese, progettò di trasformarle in un palazzo di tono principesco, ma i lavori, avviati poi interrotti quindi ripresi, non giunsero mai a compimento, anche a causa di liti successorie e divisorie che travagliarono la famiglia nel sec. XVIII; nel 1803 l’incompiuto edificio passò in proprietà a Girolamo Molaioni. Dal sec. XVII la famiglia si fissò stabilmente anche in Roma, dove ottenne l’ascrizione alla nobiltà di Campidoglio e rivestì incarichi pubblici, acquistandovi beni mantenuti fino ai primi decenni del XX secolo.
Suoi esponenti furono anche agenti presso la Santa Sede per conto del duca di Modena. Una genealogia completa fino alla metà del Seicento con una storia della famiglia fu redatta, per incarico del conte Lorenzo, dal celebre dotto Ferdinando Ughelli (Albero et istoria della famiglia de’ conti di Marsciano, Roma, nella Stampa Camerale, 1667, ivi il ritratto di Lorenzo). La presenza di questa famiglia a Viterbo si può sintetizzare come segue: il primo della famiglia a stabilirsi in Viterbo fu il colonnello Gasparo, che nel primo Cinquecento sposò la patrizia viterbese Laura di Ottaviano Spiriti. Dei figli, mentre Fabio intraprese la carriera ecclesiastica e fu priore della chiesa viterbese di S. Spirito (1563), il primogenito Lodovico fu ufficiale pontificio in Ungheria. Il suo titolo di conte di Marsciano trovò forza con il ricco patrimonio della famiglia Spiriti lasciatogli in eredità dalla zia materna Francesca, ultima della sua stirpe (1577). Di gran rilievo anche il duplice legame matrimoniale di Lodovico, dapprima con Porzia Monaldeschi, poi (1595) con Caterina della Cervara (ca. 1545 – 1624).
Lodovico mori nel 1600 lasciando numerosa prole tra cui il conte Alessandro (Viterbo 1586 – 1650), primo della famiglia a stabilirsi in Roma. Infatti, divisi i beni con i congiunti, Alessandro cedette la sua parte della casa di famiglia presso la cattedrale al fratello Ottaviano (1615) e si trasferì in Roma in via dei Condotti. A Viterbo, come si è visto, Ottaviano ampliò il palazzo di famiglia, disponendo anche della ricca dote recatagli dalla nobile sposa viterbese Caterina Nini (nozze del 28 luglio 1613); morì però ancor giovane, così anche il patrimonio viterbese della famiglia finì per ritornare nelle mani di Alessandro, la cui ricchezza passò al figlio Lorenzo, vissuto con splendore in Roma, promuovendo frequenti recite di commedie in casa propria. Amante di questa attività era soprattutto la moglie.
Dei numerosi figli di Lorenzo ereditò il titolo comitale il primogenito Lodovico, vissuto dapprima in Modena e dal 1690 in Roma, marito della brillante dama Anna Maria Testi e agente del duca di Modena presso la Santa Sede.
I soggiorni dei conti di M. a Viterbo furono sempre più saltuari finché Alessandro, figlio di Lodovico, non alienò gli ultimi possedimenti viterbesi nel 1755.
Arme originaria: troncato: nel primo d’oro pieno, nel secondo di rosso a tre gigli d’argento; in seguito l’arme fu inquartata con quella di altre famiglie con cui strinse parentela.
BIBL. e FONTI – AVR, Parr. di S. Lorenzo in Lucina, “Morti”, IV, ad diem 26 dic. 1650, “Stato delle Anime” 1660; Parr. di S. Maria del Popolo, “Lic. matr. 26 ott. 1690”; Parr. di S. Lorenzo in Damaso, “Morti”, V, ad diem 1° febbr. 1743; Parr. di S. Andrea delle Fratte, “Stati delle Anime 1667, 1730”. Ughelli 1667; Silvestrelli, p. 156; Spreti, IV, p. 412; Bittner – Gross 1936, pp. 332-333; Signorelli 1968, pp. 89-93; Angeli 2003, pp. 757-758 (con albero genealogico dei M. viterbesi); Nico Ottaviani 2003 (con la riproduz. in facs. del testo completo dell’opera di Ughelli 1667, ampia introduzione della curatrice e albero genealogico relativo ai secc. XI-XVII).