Ruffo, Fabrizio – Cardinale, Economista (San Lucido, Paola, 16 sett. 1744 –  Napoli, 13 dic. 1827).

Fabrizio Ruffo era nato a S. Lucido presso Paola in Calabria il 16 settembre 1744  da Litterio e Giustina Colonna dei principi di Spinoso. Crebbe a Roma sotto la tutela di uno prozio, Tommaso Ruffo di Bagnara, cardinale e Segretario dell’Inquisizione. Studiò nel Collegio Clementino e nel 1767 divenne Referendario delle due Segnature. Nel 1781 fu promosso Chierico di Camera grazie anche all’amicizia di Giovanni Angelo Braschi, nel frattempo divenuto Pio VI. Il papa lo nominò poi nel 1785 Tesoriere generale della Camera apostolica a 41 anni, dopo il licenziamento di Guglielmo Pallotta.

Grazie all’incarico che ricopriva e alla fiducia del pontefice il R.  avviò un ambizioso programma di riforme  che puntava decisamente sullo sviluppo dell’agricoltura, delle manifatture e del commercio.

Nel 1787 è Presidente del Congresso economico di agricoltura, manifattura e commercio, associazione che non si proponeva solo di studiare i problemi ma incoraggiava la produzione e, nel campo dell’industria tessile, bandiva premi per  favorire il miglioramento dei tessuti di seta e di cotone e favoriva la presentazione di progetti innovativi.

Le sue teorie economiche si desumono dai provvedimenti che emanò durante il suo periodo da Tesoriere generale della Camera apostolica, dal 1785 al 1794. Sono legate al suo nome  le Memorie economiche di Monsignor Fabrizio Ruffo tesoriere generale della R.C.A. su vari articoli concernenti l’approvigionamento delle Grascie per Roma presentate ad una particolare Congregazione destinata da Sua Santità colle provvidenze sovrane emanate in seguito delle medesime, Cesena, Per gli Eredi Biasini all’insegna di Pallade, 1789 e una Memoria di Monsignor Fabrizio Ruffo Tesorier generale su la riforma della legislazione daziaria della Grascia di Roma alla Sacra Congregazione particolarmente deputata su la Grascia stessa, Roma, Stamperia della Reverenda Camera Apostolica, 1790

Tra le sue tesi più discusse vi era quella che puntava alla libera circolazione delle merci fra luogo e luogo e quella della abolizione della precettazione che, a Roma, riguardava sia la carne e, dopo la metà del Settecento, anche l’olio in base alla quale vi erano periodi durante i quali la carne e l’olio non potevano essere venduti se non da coloro che ne avevano la privativa. Egli combattè i privilegi dell’Università dei macellai e in genere, delle Corporazioni di arti e mestieri che agivano in condizioni di monopolio e a danno sia dei produttori che dei consumatori. Queste tesi gli alienarono le simapatie dell’aristocrazia e di parte dei commercianti ma anche  di parte popolare che non vedeva i vantaggi che avrebbero dovuto seguire la sua politica,

Nel 1794 Pio VI lo nominò cardinale e lo tolse dal Tesorierato a segno di un cambiamento di politica economica alla quale lo stesso pontefice fu indotto dalle pressioni della stessa Curia. In agricoltura questo segnò la fine della politica delle enfiteusi che il Ruffo aveva appoggiato per la gestione delle tenute della Camera apostolica e il ritorno agli affitti. Il nuovo tesoriere fu Girolamo Della Porta.

Nello stesso anno il Ruffo fu nominato  da Ferdinando IV di Borbone soprintendente alle manifatture e alle industrie per il regno di Napoli oltre che intendente di Caserta e della sua reggia e delle manifatture di San Leucio. Divenne stretto collaboratore del Sovrano e, dopo l’occupazione del Napoletano da parte dei francesi, ebbe l’incarico di organizzare un esercito per ripartire dalla Calabria alla conquista di Napoli. Fu un’avventura che riuscì ma a quel punto fu messo da parte dal sovrano che voleva una condanna esemplare di coloro che avevano appoggiato i francesi. Fu a Venezia per l’elezione di Pio VII, poi tentò mediazioni tra Napoli e Parigi che scontentò entrambe. Fu costretto a rimanere a Parigi con  altri colleghi cardinali mentre il papa era prigioniero a Savona. Ritornò a Roma con la Restaurazione ed ebbe nuovamente incarichi nel Regno di Napoli. Scomparso Pio VII, nel 1823 partecipò al conclave da cui uscì eletto, in settembre, Leone XII. Rientrato a Napoli – dove mantenne il posto in Consiglio di Stato –, Ruffo vi morì quattro anni dopo, il 13 dicembre 1827.

BIBL. – E. Piscitelli, La riforma di Pio Vi e gli scrittori economici romani, Milano, Feltrinelli, 1958, pp. 198-202; E. Piscitelli, Fabrizio Ruffo e la riforma economica dello Stato pontificio in ASRSP, LXXIV (1951), fasc. I-IV, p. 84; L. Addante, voce Ruffo Fabrizio in Dizionario biografico degli italiani, vol. 89, Roma 2017, pp. 133-138.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]