Vanni Pietro – Pittore (Viterbo, 1845 – Roma, 30 gen. 1905)
Figlio di Giuseppe, industriale tessile di origine senese, e di Anna Camilli Mangani, nobildonna viterbese, nono di undici figli, studiò prima a Viterbo e poi a Siena presso il “Tolomei” gestito dai Padri delle Scuole Pie: qui ebbe anche i primi rudimenti dell’arte della pittura avendo come maestro A. Franchi. Dopo il 1870 tornò prima a Viterbo e poi si spostò a Roma dove continuò a studiare pittura con C. Maccari. La sua prima opera nota fu una copia della Sacra Famiglia di S. Pulzone; seguirono il Cristo deposto oggi al Museo Colle del Duomo di Viterbo (del 1876), poi L’odalisca, premiata alla esposizione di Belle Arti di Rovigo del 1877, poi la Ragazza alla Fontana (1879) e La decollazione del s. Giovanni Battista (1880), presentata all’Esposizione permanente di Belle Arti di Roma ed attualmente in S. Maria della Quercia; infine La peste di Siena (1883), opera di grandi dimensioni con la quale venne inaugurato a Roma il Palazzo delle Esposizioni insieme al Voto di F. P. Michetti e che segnò il pieno successo dell’artista. La tela risulta ufficialmente distrutta durante i bombardamenti di Viterbo nell’estate del 1944.
Non si conoscono opere del V. di soggetto storico nel successivo quindicennio. Nel 1887 si sposa con Angela Calabresi e il V. si dedica ad opere diverse come la cappella funeraria della famiglia Calabresi nel cimitero di Viterbo o la decorazione ad affresco della chiesa del cimitero di S. Lazzaro su incarico del Comune di Viterbo: sulla volta è raffigurato II trionfo della Croce, quindi il Cristo Crocifisso nella conca absidale; le pareti recano La resurrezione di Lazzaro e La resurrezione dei corpi, opere alle quali gli intensi contrasti cromatici conferiscono effetti di grande suggestione. In quegli anni opera nel campo del restauro di opere d’arte sia nella cattedrale di S. Lorenzo (dipinti delle pareti) sia in altre chiese di Viterbo.
Nel 1900 il dipinto raffigurante II funerale di Raffaello, al quale aveva lavorato per diversi anni e che segnava il ritorno a temi storici ( oggi nella Pinacoteca Vaticana), venne rifiutato dalla commissione per l’Esposizione di Parigi per ragioni di spazio; l’opera, ripresentata dal V. alla Esposizione degli artisti italiani a S. Pietroburgo nel 1902, gli valse la medaglia d’oro.
Su suggerimento di A. Venturi, il V. approfondì lo studio della natura e la tecnica dell’acquaforte: a testimonianza di questa sua attività rimangono numerose incisioni raffiguranti Viterbo, i monti Cimini e i giardini Vaticani ove era solito recarsi.
Nel 1896 fu nominato cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia; nel 1904 Pio X lo designò cavaliere commendatore della classe civile di S. Gregorio Magno. Morì improvvisamente per una polmonite, nella sua casa di Roma. Dopo il funerale che si era svolto a S. Maria del Popolo, il corpo fu sepolto a Viterbo in quella chiesa del cimitero che lui aveva affrescato.
BIBL. – Scriattoli 1915-20, pp. 84, 109, 166, 230, 273, 359, 372, 434-436, 444, 451; Fiore 1925; Pietro Vanni 1979; Scipio 1981; Galeotti 2002, pp. 30-32, 179, 193, 203, 205, 258, 277, 337, 382-383, 440-445, 450, 483, 485, 510, 516, 563, 567, 574, 604, 676, 744, 761, 766; Latella 2006.
[Scheda di Raffaella Catini – Ansl; integrazioni di Luciano Osbat – Cersal]