Costaguti – Famiglia (Genova, Roccalvecce, Secc.  XVI – XX)

Questa famiglia originaria di Genova è presente a Roma dal 1565 con Vincenzo, il capostipite, che si lega a Camillo Borghese (il futuro Paolo V); il primogenito di Vincenzo, Giovanni Battista, sarà Maggiordomo di Paolo V e consoliderà il ruolo dei Costaguti nell’ambiente finanziario romano e laziale. Si sviluppano i collegamenti con Viterbo sia per vincoli di parentela che per interessi economici a partire dal secolo XVII. Nel 1628 Ascanio Costaguti, già appaltatore generale delle Cancellerie dello Stato pontificio e Depositario generale della Camera apostolica, otteneva l’appalto della Cancelleria di Viterbo e della Provincia del Patrimonio a partire dal 1° gennaio 1629. Nel 1644 Prospero Costaguti acquistava il castello di Sipicciano da Taddeo Barberini; lo stesso Prospero, nel 1642, aveva acquistato gran parte del feudo di Roccalvecce già appartenuto alla famiglia Gatti di Viterbo e poi ai Baglioni. Figlio di Prospero è Vincenzo Costaguti (1612-1660), dal 1643 fatto cardinale da papa Urbano VIII; ed è figlio del secondo matrimonio di Prospero anche Giovan Battista Costaguti (1636-1704) fatto cardinale nel 1690 da Alessandro VIII.  Nel 1645 i Costaguti ottennero il titolo di marchesi sulla base del possesso di Sipicciano e di Roccalvecce. Nel 1659 i Costaguti risultavano avere in affitto un palazzo a Viterbo davanti al Monastero della Pace: a quella data Luigi Costaguti aveva sposato Maria Maidalchini e i suoi figli erano stati cresimati dal cardinale Francesco Maria Brancaccio mentre nel 1663 due figlie loro erano educande nel Monastero di Santa Rosa. Il marchese Luigi, che nel 1658 aveva acquistato il palazzo di San Giorgio posto nella piazza di Sant’Ignazio, morirà nel 1664 e sarà sepolto a Viterbo nella chiesa di San Francesco: nel 1703 sarà fatto l’inventario dei beni mobili e delle suppellettili di quel palazzo che in quella data risultava disabitato. Il figlio di Luigi, Giovan Giorgio, e il nipote Luigi, figlio di Giovan Giorgio, come i successivi Luigi e Giovan Giorgio (quarto e quinto marchese di Sipicciano) vivranno prevalentemente a Roma svolgendovi ruoli ancora di grande importanza economica e culturale. Sarà con Ascanio (sesto marchese di Sipicciano e con suo figlio Luigi (settimo marchese di Sipicciano) che le fortune della famiglia declineranno rapidamente e cesserà l’attività bancaria che per secoli li aveva segnati.

Nel 1803 Maria Anna Costaguti di Ascanio andava sposa al marchese Clemente Muti Bussi di Giovan Paolo, nobile viterbese e romano: la nobildonna organizzò la raccolta delle memorie delle case Bussi e Muti, carteggio ora raccolto nell’Archivio Bussi Pocci di Viterbo. Vincenzo Costaguti nel 1878 aveva acquistato a Viterbo il palazzo già Sterpini sul piano della Trinità e lo faceva ristrutturare. Nel 1894 Francesco Costaguti risiedeva in questo edificio quando, di ritorno da una battuta di caccia, ebbe un incidente mortale. Ereditò i beni di Francesco il fratello Ascanio che aveva sposato Clotilde Gallarati Scotti. Da questo matrimonio nasceva Maria Matilde che nel 1902 sposerà il marchese Pietro Afan De Rivera dando vita alla linea Afan De Rivera-Costaguti ancora oggi presente. Ai primi del Novecento il Comune e l’Università agraria di Roccalvecce sostennero una battaglia legale per vedere riconosciuti i diritti di uso civico su quei territori che erano di proprietà dei Costaguti. Alla famiglia appartiene ancora oggi il castello di Roccalvecce e il Palazzo in Piazza Mattei a Roma.

BIBL. – N. Angeli, Famiglie viterbesi. Storia e cronaca. Genealogie e stemmi, Viterbo 2002, pp. 178-180; C. Mancini, D. Afan De Rivera Costaguti,  I Costaguti. Banchieri di Santa Romana Chiesa, Roma, Gangemi Editore, 2022.

[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]