Spreca – Famiglia (secc- XV- XX)

Famiglia nobile originaria di Viterbo, ivi documentata a partire dalla prima metà del sec. XV con il capostipite Giovanni di Paolo, detto Spre­ca, che nel 1428 ricopriva la carica di priore. Co­niugato con Andreina Fajani, ne ebbe Domenico e Antonio, dai quali discesero rispettivamente il ramo di Viterbo, estintosi al termine del sec. XVII, e quel­lo di Vallerano, fiorito in questa località fino alla metà del sec. XVIII e successivamente trasferitosi nella città di origine e, in epoca recente, in Milano e Roma. A Domenico, priore in patria nel 1458, si deve in particolare la realizzazione nella chiesa di S. Maria della Verità della cappella di S. Sebastia­no (dove lo commemorava una tavola dipinta), che venne adibita a cappella di famiglia.

La linea viter­bese ebbe personaggi di spicco in Sebastiano, fi­glio di Domenico e di Margherita Tignosini, prote­soriere del territorio, coniugato con Livia Capocci, tra la cui prole si segnalò Paolo, che nella città ri­vestì numerose cariche pubbliche, quali quelle di commissario per il sussidio (1545-1550), vice te­soriere del Patrimonio (1547-1550), doganiere del­la Provincia del Patrimonio (1549). Nel 1547 ac­quistò la tenuta di Campo Villano, ubicata nel ter­ritorio di Tuscania e nel 1552 la mola di Celleno e altre proprietà vicine; nel 1555 fu imprigionato a Castel S. Angelo con l’accusa di avere fomentato tumulti contro l’autorità pontifi­cia, riottenendo la libertà dietro pagamento di 3000 scudi.

Figure di rilievo furono anche Girolamo e Cesare, fratelli di Paolo, il primo notaio e il secon­do banchiere e priore nel 1569, mentre per gli anni successivi sono citati tra gli altri Antonio, figlio di Girolamo, laureato in utroque iure, priore (1577, 1586), cancelliere comunale (1590) e governatore dell’Ospedale Grande degli Infermi di Viterbo (1630); e la figlia che questi ebbe da Virginia Firenzuoli, Sulpizia (1588-1638), la quale nel 1634 fece un lascito di 3000 scudi per la costruzione del­la chiesa dei SS. Teresa e Giuseppe. Menzione va fatta anche di due dei figli avuti dal cavaliere di Malta Orsino (m. 1610): Felice (m. 1621), andata in sposa il 27 ago. 1598 a Giulio Arenghi di Firenze e in seconde nozze ad Alessandro Brugiotti di Pie­tro di Vetralla, che alla morte la seppellì nella chie­sa del Carmine di questa cittadina; e Sebastiano (batt. 26 maggio 1591), investito cavaliere di S. Stefano il 26 apr. 1606 a Orvieto, conservatore del Comune di Viterbo all’epoca della costruzione del portico nel palazzo comunale (1632, iscrizione ivi).

Il ramo valleranese degli S. iniziato dal già citato Antonio, priore di Viterbo nel 1474 e quindi tra­sferito in questa località, dove rivestì la stessa cari­ca nel 1575 e nel 1576, proseguì con il figlio Gio­vanni, cancelliere del Comune nel 1578, diraman­dosi con i suoi discendenti in varie linee; la famiglia venne reintegrata nella nobiltà viterbese nel 1777 con Antonio (m. 1817), canonico della cattedrale di Viterbo, e Lorenzo, che il 15 apr. 1770 acquistò nella città un palazzo ubicato nella parrocchia di S. Sisto.

Tra gli ultimi membri illustri della famiglia vanno ancora citati il cavalier Raimondo (n. 1° giu­gno 1788), presidente dell’Accademia degli Ar­denti nel 1812 e ancora nel 1838, e – appartenenti al ramo trasferitosi a Roma e qui tuttora fiorente – Nando (1899-1920), medaglia d’oro al valore mi­litare, e Italo, disperso in Russia nel 1942.  Arme: d’azzurro alla fascia di rosso accostato da tre pigne d’oro, due in capo e una in punta.

BIBL. – Signorelli 1968, pp. 168-169; Spreti, VI, p. 438; An­geli 2003, pp. 507-510, 861-863.

[Scheda di Marina Bucchi – Ibimus]