Conti (Conti di Segni, de Comitibus) – Famiglia (secc. XII-XIX)
Grande famiglia patrizia, documentata dal sec. XII all’inizio del XIX, quando si estinse negli Sforza Cesarini, con forte presenza feudale nel Lazio meridionale. Fu considerata per secoli «una delle quattro principali di Roma» insieme ai Colonna, Orsini e Savelli, con il privilegio «di dare la salvietta al Papa pontificalmente celebrante in cappella» (Amayden). Gli studiosi moderni ritengono che la linea dei C. duchi di Poli discenda dai medievali C. di Segni, potente famiglia originaria di Anagni, mentre appare improbabile che i C. di Segni siano derivati dai Conti di Tuscolo. Secondo questa ricostruzione, dalla stirpe dei C. uscirono ben quattro papi, i primi tre dei C. di Segni, l’ultimo dei C. duchi di Poli: Innocenzo III (1198-1216), Gregorio IX (1227-1241 ), Alessandro IV (1254-1261) e Innocenzo XIII (1721-1724). Almeno dieci furono i cardinali. La scheda che segue informa solamente degli esponenti della famiglia che ebbero relazioni con il Lazio settentrionale.
Giovanni (Giovanni Battista), figlio di Mariano, signore di Segni, di Valmontone, di Lugnano e della vasta tenuta della Pimpinara o Piombinara (anticamente Fluminaria) ebbe per moglie Livia di Giulio Colonna che gli diede un’unica figlia, Fulvia (ca. 1530 – Roma 13 nov. 1610), che nel 1547 sposò Mario Sforza conte di Santa Fiora. Giovanni fece testamento l’11 genn. 1574 designando erede dei suoi beni il nipote Federico Sforza; morì probabilmente nel 1585 e nella titolarità di feudi e beni gli subentrarono gli Sforza.
Appio (del ramo dei Conti di Poli), nato nel 1596 da Lotario e da Giulia Orsini di Bomarzo, era in realtà un secondogenito; ma il fratellastro Torquato (1591-1636), nato dal precedente matrimonio di Lotario con Clarice Orsini, rinunziò alla primogenitura e fu famoso condottiero durante la guerra dei Trent’anni (generale d’artiglieria del Wallenstein). Come il padre e il nonno, Appio fu legato ai Farnese di Parma, per i quali svolse compiti militari e diplomatici, come loro agente presso la S. Sede. Non avendo avuto maschi dalle nozze con Giacinta Sanvitale dei conti di Fontanellato, alla morte della moglie (1652) prese l’abito religioso e lasciò la primogenitura al nipote Giuseppe Lotario, figlio di suo fratello Carlo. Morì a Parma il 14 apr. 1660. Terzo duca di Poli fu Giuseppe Lotario, nato il 3 ott. 1651 da Carlo (altro figlio di Lotario) e da Isabella Muti. Nel 1677 sposò Lucrezia di Marcantonio Colonna, tramite la quale ebbe nel 1680 la villa di Frascati in origine appartenuta ad Annibal Caro, villa rimasta ai C. fino all’inizio dell’Ottocento, quando passò ai Torlonia. Morì a Roma il 4 sett. 1724. Suo fratello Michelangelo, dopo essere stato vescovo di Viterbo, fu creato papa Innocenzo XIII (v.), assicurando nuove fortune al casato. L’altro fratello Bernardo Maria (1664-1730), monaco benedettino della Congregazione Cassinese, fu nel Lazio abate di Farfa e vescovo di Terracina (dal 1° dic. 1710). In quella diocesi svolse nel 1712 una visita apostolica; nella cattedrale fece costruire un nuovo organo, sul quale appose il suo stemma. Nel 1721 fu fatto cardinale da suo fratello ed assunse il protettorato dell’Ordine monastico cui apparteneva; morì a Roma, ma per espressa volontà testamentaria fu sepolto nella chiesa del santuario della Mentorella. Dei figli di Giuseppe Lotario il primogenito Carlo (m. 1751) rinunziò ben presto ai titoli spettantigli, perché incapace di assicurare la successione del casato essendo «soggetto a colpi apoplettici» (Valesio), ed assunse l’abito ecclesiastico e, alla morte dello zio Bernardo Maria, il titolo di abate della Mentorella. Duca di Poli divenne così il fratello Stefano (m. 1763). La linea dei C. di Poli, e con essa tutta la stirpe, si estinse nel duca Michelangelo, morto senza prole il 4 giugno 1808. Per cognazione titoli e beni dei C. passarono agli Sforza Cesarini e da questi ai Torlonia per ragioni dotali.
Invano un Giuseppe rivendicò il patrimonio C. nel 1820; vane furono anche le istanze dei suoi successori fino al 1900. Giuseppe acquistò il feudo di Trevignano e ne valorizzò l’agricoltura introducendo il contratto di «soccida» con i coloni; questa esperienza fu proseguita dal figlio Filippo. Nel 1855 il marchese toscano Gino Ginori acquistò Trevignano e aggiunse al proprio il cognome Conti; da lui discese il casato dei Ginori Conti. La Villa Catena di Poli fu acquistata nel 1815 dai Torlonia, che la tennero con cura nel corso dell’Ottocento; andata in decadenza e disuso nel Novecento, fu acquistata da Dino de Laurentiis dopo la seconda guerra mondiale. La villa di Frascati già di Annibal Caro passò per successione agli Sforza Cesarini e poi ai Torlonia; nel 1954 fu acquistata dal Comune di Frascati e destinata a parco pubblico. – Arme: di rosso all’aquila coronata, scaccata d’argento e di nero.
BIBL. – Amayden, I, pp. 322-331; Contelori 1650; Dionigi 1663; De Magistris 1749, pp. 142-144; Moroni, ad indicem; Cascioli 1896 (con rif. alle fonti e completa geneaologia dei C. di Poli); Cascioli 1908; Tomassetti, III, pp. 454-455, IV, p. 440; DHGE, XIII, coll. 786-788; Belli Barsali – Branchetti 1981, pp. 142-151, 271; Di Gioia 1982, pp. 192-193, 196; DBI, 28, ad voces Conti (con rif. alle fonti e altra bibl.); Navarra 1991; Novara 1991; Weber 1994, pp. 592-593; Longo 1998, p. 251; Rendina 2004, pp. 263-271.
[Scheda di Saverio Franchi – Ibimus; riduzione di Luciano Osbat – Cersal]