De’ Gentili (Gentili) – Famiglia (Viterbo, Secc. XVII-XX]
L’antica versione del cognome di questa famiglia era Gentili e i primi esponenti comparsi sulla scena viterbese e della provincia erano stati Francesco Antonio e Giuseppe, mercanti di pannina e seteria provenienti dal Piceno. Francesco Antonio aveva sposato Rosata Nicolai di Viterbo e nel 1703 era appaltatore dei macelli della Città insieme ad altri. Dopo aver fatto testamento nel gennaio 1728, pochi giorni più tardi era morto. Dei suoi figli Giovan Domenico era stato canonico della Collegiata dei SS. Faustino e Giovita alla quale aveva lasciato alcune preziose reliquie (1741). Suo fratello Innocenzo nel 1712 era diventato auditore generale della Fabbrica di San Pietro in Roma e nel 1723 aveva sposato Solomea Giovanna Viglioni di Civitavecchia; nel 1758 aveva provveduto a sistemare a proprie spese la fontana di Piazza Santa Caterina ottenendo in cambio l’uso della quarta parte dell’acqua per il suo palazzo al Suffragio dove si esercitava la mercatura mentre i suoi fratelli si erano aggiudicati il palazzo Anfanelli poi noto come Palazzo Gentili, l’attuale sede della Amministrazione provinciale di Viterbo. Furono dichiarati nobili dall’Imperatore Giuseppe II a seguito della ospitale accoglienza ricevuta nel loro palazzo e papa Clemente XIV collegò il loro titolo comitale alla tenuta di Castel Cardinale che avevano acquistato in precedenza. L’aggregazione alla nobiltà viterbese avvenne nel 1794 ma già da alcuni decenni i De’ Gentili erano nominati “patrizi viterbesi”.
Nel 1774 Giulio, fratello di Innocenzo, aveva affittato una ferriera in contrada La Montagna in società con altri. Francesco Antonio, nipote di costoro, era diventato antiquario organizzando anche un piccolo museo in famiglia. Nella Repubblica Romana fu eletto edile ma rinunciò alla carica; nel 1799 era riparato esule in Francia. Tornato in patria negli anni della dominazione napoleonica scoprì il tradimento della moglie che era fuggita portandosi via una enorme quantità di denaro. Con testamento del 1817 Francesco faceva erede il figlio Giuseppe che nel 1813 aveva fatto parte della Guardia a cavallo dell’imperatore Napoleone e aveva preso parte alle battaglie del ciclo finale dell’epopea napoleonica: nel 1814 ferito in battaglia fu decorato con la Legion d’onore dallo stesso Imperatore. Dopo la caduta dell’impero era rientrato a Viterbo per prendersi cura del suo patrimonio e partecipare all’amministrazione cittadina. Francesco, figlio di Giuseppe, nel 1866 aveva partecipato alla Guerra di indipendenza nel corpo degli Ussari.
Nella seconda metà del secolo era avvenuto l’apparentamento tra i De Gentili e i Lenzi tanto che spesso Francesco viene denominato De’ Gentili-Lenzi. Dopo il matrimonio della sua unica figlia Costanza con Giovanni Siciliano marchese di Rende, avvenne l’unione dei due cognomi De’ Gentili-Siciliano.
Nella Guida Monaci del 1895 la famiglia De Gentili-Lenzi era indicata tra le “Famiglie principali per censo”. Il loro figlio Giuseppe fu ufficiale nella Prima guerra mondiale rimanendo ferito nella rotta di Caporetto nel 1917. Rientrato a Viterbo si occupò dei beni della famiglia e partecipò alla vita amministrativa della Città: nel 1934 subentrava al podestà Antonio Maturi nel governo del Comune restandovi fino all’agosto del 1943. Dal 1952 al 1953 è stato Presidente dell’Ente provinciale per il turismo ed è morto nel 1974.
La famiglia aveva avuto sepoltura nella chiesa di San Francesco. L’Archivio della famiglia De Gentili-Siciliano è stato depositato recentemente all’Archivio di Stato di Viterbo.
BIBL. e FONTI – Archivio di Stato di Viterbo, Inventario del fondo De Gentili-Siciliano. N. Angeli, Famiglie viterbesi. Storia e cronaca. Genealogie e stemmi, Viterbo, 2003, pp. 246-251; Guida Monaci 1895. Guida commerciale di Roma e Provincia, Anno XXV (1895), pp. 1006-1008; G. Signorelli, Viterbo nella storia della Chiesa, Vol. III, Parte I, Viterbo 1964, p. 92, 240; Parte II, Viterbo, 1969, p. 325, 326, 476, 533.
[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]