Giardini, Giovanni – Orefice, Argentiere (Forlì, 24 giug. 1646 – Roma, 31 dic. 1721)
Nato a Forlì, si era presto trasferito a Roma dove aveva avviato il suo lavoro nella bottega di Marco Gamberucci, argentiere ufficiale del Vaticano. Nel 1676 aveva fatto società con Marco Ciucci e con il Gamberucci ed aveva avviato una intensa attività, realizzando veri e propri capolavori di arte sacra e profana.
I suoi rapporti con Viterbo riguardano i lavori fatti in anni a cavallo tra i due secoli. Nel 1699 le monache di Santa Rosa lo accoglievano, insieme ad altri professionisti, per la messa in opera dell’urna da lui realizzata dove riporre il corpo della Santa che così è stata descritta: “… è un manufatto di magnificenza sorprendente, una sorta di monumentale oreficeria che affascina per la ricchezza dei materiali e l’armoniosa profusione degli ornati” (Montevecchi, p. 65). L’opera, che riporta l’arma del cardinale Urbano Sacchetti allora vescovo di Viterbo-Tuscania, costò oltre quattromila cinquecento scudi.
Sempre nel 1699 la Congregazione dei dodici della Confraternita del Ganfalone di Viterbo, approfittando della presenza dell’artista in Città, gli commissionò il lavoro per la costruzione di nuovi lanternoni d’argento e gli affidò quindici libre di argento derivante dalla fusione di altri utensili. Il lavoro per la realizzazione dei lanternoni andò a lungo tanto che nel gennaio 1703 ancora non erano stati terminati, sollevando le lamentele dei Confratelli: questo evidentemente valse a sollecitare il Giardini che alla fine del marzo dello stesso anno fece la consegna del lavoro alla Confraternita. Il Giardini dal 1696 al 1700 aveva rivestito la carica di bollatore degli argenti a Roma: un suo marchio è su di una navicella conservata nella chiesa di S. Bernardino di Piansano.
BIBL. – N. Angeli, Orafi e argentieri a Viterbo, Viterbo 2015, pp. 58-59; B. Montevecchi, Una “monumentale oreficeria” tardo barocca. L’urna di santa Rosa di Giovanni Giardini, in Nel Lazio. Guida al patrimonio storico artistico ed etnoantropologico, Roma 2011, pp. 65 e sgg.
[Scheda di Luciano Osbat – Cersal]