La Monica (La Monaca), Calogero – Organaro (Naro-Agrigento, 13 apr. 1754- Viterbo, 27 lug. 1815).
Di questo artigiano, originario della Sicilia e che operò a lungo a Napoli e nel Regno, si hanno notizie certe a partire dal 1781 quando, insieme con il fratello Innocenzo, chiesero alla Curia vescovile di Viterbo i nulla osta per sposare le sorelle Michelina e Caterina Petrucci. Si stabilì a Viterbo dove aprì bottega di organaro, operandovi in collaborazione con i fratelli Innocenzo e Pietro. Fu attivo nell’Alto Lazio, nella Toscana meridionale e nell’Umbria. La prima notizia sulla sua attività risale al 1781, quando compì il restauro e un parziale rifacimento dell’organo seicentesco di S. Magno ad Amelia (Terni), ricostruendo il somiere e aggiungendovi il registro della «voce umana». Nel 1784 i confratelli della Compagnia di S. Maria del Suffragio a Tarquinia gli commissionarono il restauro dell’organo, che versava allora in pessime condizioni. L. operò un vero e proprio rifacimento del materiale fonico dello strumento, aggiungendovi pure nuovi registri per la cospicua spesa di 150 scudi. Nello stesso anno intervenne anche sull’organo della cattedrale di S. Margherita a Tarquinia, per il quale compì periodici interventi di manutenzione fino al 1815. Nel 1785 restaurò il monumentale organo seicentesco, opera di Giulio Cesare Bursi, del santuario di Santa Maria del Ruscello a Vallerano, di cui curò poi la manutenzione annuale fino al 1812; nel 1789, inoltre, alzò di mezzo tono il corista di questo strumento. Fu attivo anche come manutentore degli organi della cattedrale di Viterbo negli anni tra il 1787 e il 1810. Nel 1789 (o 1791) costruì l’organo della cattedrale di Bagnoregio su committenza del vescovo mons. Martino Cordella. Sono documentati suoi interventi di restauro o riparazione sugli organi di S. Francesco a Pitigliano (1792), della cattedrale di Orte ( 1794-1808); di S. Maria della Verità a Viterbo (1794, 1800); di Villa San Giovanni in Tuscia (1795); di S. Francesco a Sarteano (1796); di S. Maria delle Grazie a Castel del Piano ( 1797); di S. Maria dei Servi ad Orvieto (1800); di S. Pietro a Scansano (1800); dell’Oratorio del Gonfalone a Viterbo (1809); di S. Lorenzo a Sant’Oreste sul monte Soratte (1809); di S. Croce a Tarquinia (1814). Dopo il 1794 era avvenuta la divisione dei beni e delle attività tra i fratelli che si divisero quindi la manutenzione degli organi che avevano costruito o riparato nelle diverse “piazze” delle Diocesi dell’Alto Lazio, da Civitavecchia a Magliano Sabina. Innocenzo morì e fu sepolto a Viterbo nella chiesa di San Simeone nel 1803 mentre Calogero morì nel 1815 e fu sepolto nella chiesa di San Giovanni in Zoccoli. Il figlio di Calogero, Pietro, portò avanti l’attività del padre ma sposatosi con Rosa Brugnelli di Bracciano lasciò Viterbo dove questa attività fu proseguita per qualche decennio da Francesco Cristofari che aveva imparato il mestiere nella bottega di Calogero.
BIBL. – Giorgetti 1992a; Giorgetti 1992b; Giorgetti 1993a; Giorgetti 1995b; N. Angeli, Viterbo. Espressione musicale dal XVI al XX secolo, Viterbo, Archeoares, 2011, pp. 105-112.
[Scheda di Daniela Scacchi – Ibimus; revisione di Luciano Osbat – Cersal]