L’Immagine del SS. Crocifisso sorge fuori da quelle che erano state le mura dell’antica città di Castro, dove si incontrano le strade provenienti da Ischia, Farnese e Pitigliano. Poche le famiglie residenti nelle aree limitrofe al Crocifisso dopo la distruzione di Castro[1].
Nel 1658 nell’area della distrutta città di Castro, la cura delle anime è divisa tra i parroci di Canino, Ischia e Farnese che si trovano lì vicino. I sacerdoti si occupano dei contadini e dei pastori che frequentano quel territorio per il loro lavoro perché, dopo la distruzione della città di Castro, nella zona non è rimasta più nessuna casa o abitazione di alcun genere. Nel tempo dell’Avvento e della Quaresima e nelle maggiori festività liturgiche, si impegnano a celebrare la liturgia per quei pastori e contadini che vivono in quei luoghi[2].
Fin dal 1733 il territorio è spesso definito impervio, malsano e miserabile. L’unica traccia religiosa rimasta nella zona è l’icona del Cristo Crocifisso, nell’incavo di un muretto, lungo circa dieci palmi, a protezione della quale era stata costruita una grata di ferro.
Per questa Sacra immagine le genti vicine, cominciano a dimostrare una devozione, specialmente nei giorni della Pentecoste. Dentro la nicchia (o piccola cappella) sono appese alcune tavole che testimoniano come si sia accumulata la fede per le grazie ricevute, suscitando la pietà degli stranieri e dei pellegrini che passavano in quel territorio. Sostenuta con piccole donazioni riservate dal vescovo di Acquapendente al custode della piccola cappella, pian piano la fama dei miracoli legati a quell’icona cresce[3].
L’autorità religiosa si interessa del fervore popolare che si manifesta intorno all’Immagine del Cristo Crocifisso intorno al 1747[4] e, a parziale protezione del masso triangolare, fa costruire una piccola cappella ed un altare[5]. La relazione ad Limina, nel 1788, riporta la notizia di una vera e propria chiesa rurale “Ecclesiae veri Rurales una sub titulo SS.mi Crucifixi, …”[6].
Nel 1828 si parla già di una edicola del SS. Crocifisso con, dipinta nella parete, l’Immagine che, secondo la tradizione dei fedeli, aveva resistito all’incendio della Città. Lo stesso vescovo, in occasione della sacra visita, volendo venerare l’immagine, parla delle strade impenetrabili, sole cocente, di un posto orribile: eppure tanti fedeli continuamente vi si recano[7].
Nel 1851 i tanti fedeli e il nuovo vescovo esprimono il desiderio che la sacra Immagine, che per oltre due secoli è stata esposta alle intemperie, sia inclusa in un più degno edificio[8]. Si pone così la prima pietra della nuova chiesa[9] e l’opera della costruzione viene inaugurata il 26 giugno dello stesso anno[10].
Nel 1861 il nuovo tempio non era ancora completato e il vescovo Pellei dichiara di essersi impegnato perché la prodigiosa Immagine del S. Crocifisso fosse custodita decentemente e il luogo più accogliente per i tanti pellegrini che vi si recavano a venerarla. L’antica edicola ormai abbandonata ed andata in rovina era stata completata e ricostruita. Lo stesso Ordinario diocesano aveva scelto alcuni uomini, preti e laici, in parte farnesiani, in parte ischiani (comuni nei limiti dei quali sorge il santuario), e li aveva incaricati di raccogliere le offerte dei fedeli e, nello stesso tempo aveva mandato Filippo Pincellotti architetto a curare e terminare i lavori, a fare opportuno disegno o a completare l’edificazione già cominciata per ultimare l’innalzamento del nuovo tempio dalle fondamenta. Non era mancato il favore di papa Pio IX e del Principe (Torlonia) che aveva concesso, per la costruzione del nuovo tempio, il materiale di un grande edificio dove abitavano i soldati, in un luogo comunemente chiamato Voltone. Ora le mani si erano messe al lavoro, i vescovo si diceva fiducioso che presto il sacro edificio sarebbe stato finito[11].
Terminati e lavori ed attestato l’aumento dell’afflusso dei fedeli e dei pellegrini (se ne contano oltre quindicimila[12]), nel 1933, l’arciprete di Ischia (nuovo eletto all’amministrazione del santuario[13]) chiede al vescovo Guarneri la costruzione di un nuovo tempio. Idea impossibile da realizzare per la difficoltà di trasportare al Santuario il materiale necessario alla costruzione, per la mancanza di viabilità[14]. Si decide perciò di riattare la strada doganale Tosco-Castrense fino alla località Pianetto dove potranno sostare tutti i mezzi di trasporto per non creare confusione e pericoli alla piccola piazza del Santuario[15].
Sono datati tra ottobre 1934 e giugno 1939 i lavori di ampliamento e ristrutturazione del santuario e le spese per le celebrazioni[16]. Dal 1954 l’Associazione degli Amici del SS. Crocifisso di Castro versa annualmente una somma che sostiene i piccoli lavori al Santuario[17]. L’ultimo intervento risale al 1967 che porta l’edificio all’attuale forma, realizzato per volontà dell’allora rettore don Nazareno Ercoli che provvede anche ad ampliare le grotte scavate nel masso per dare più comodo riparo ai pellegrini.
All’interno, nelle tre facce dell’originario triangolo in pietra erano dipinte: il Crocifisso (a sud), la Madonna del Carmine (a destra) surrogata poi con l’immagine della Madonna di Loreto, e S. Antonio di Padova (a sinistra). Sull’altare è un Tabernacolo probabilmente risalente agli ultimi interventi di restauro del Santuario; sulle pareti numerosi ex-voto e una Via Crucis realizzata da Mario Vinci e una lapide che ricorda Cristoforo Giarda, ultimo vescovo di Castro.
[1] Il Santuario del Crocifisso di Castro, in “Rivista diocesana: ufficiale per gli atti di Curia”, anno II, n. 2 (mar-apr.1968), p. 151.
[2] Archivio Apostolico Vaticano (AAV), Relationes ad limina 1658, imm. 025v.
[3] AAV, Relationes ad limina, 1733, imm. 165r.
[4] Il Santuario del Crocifisso di Castro, in “Rivista diocesana: ufficiale per gli atti di Curia”, anno II, n. 2 (mar-apr.1968), p. 151.
[5] M. Brizi, SS. Crocifisso di Castro: storia e devozione, Viterbo, Ed. BiEmme, 2011, p. …
[6] AAV, Relationes ad limina 1788, imm. 031r.
[7] AAV, Relationes ad limina 1828, imm. 176v.
[8] Archivio della Curia vescovile di Acquapendente (ACA), sezione comuni, serie Ischia di Castro, fsc. SS. Crocifisso di Castro, Minuta 1; Ibidem, Minuta 2.
[9] AAV, Relationes ad limina 1851, imm. 284r-v.
[10] Archivio della Curia vescovile di Acquapendente (ACA), sezione comuni, serie Ischia di Castro, fsc. SS. Crocifisso di Castro, Corrispondenza 1; Ibidem, Corrispondenza 2.
[11] AAV, Relationes ad limina 1861, imm. 356v.
[12] Archivio Vescovile Acquapendente (AVA), sezione comuni, serie Ischia di Castro, fsc. SS. Crocifisso di Castro, Corrispondenza 28
[13] «Bollettino diocesano Acquapendente-Bagnoregio», n. 5-6, mag-giu 1933.
[14] AVA, sezione comuni, serie Ischia di Castro, fsc. SS. Crocifisso di Castro, Amministrazione 1
[15] AVA, sezione comuni, serie Ischia di Castro, fsc. SS. Crocifisso di Castro, Corrispondenza 29
[16] AVA, sezione comuni, serie Ischia di Castro, fsc. SS. Crocifisso di Castro, Amministrazione; cfr.: ACA, sezione comuni, serie Ischia di Castro, fsc. SS. Crocifisso di Castro, Amministrazione, c. 30.
[17] Archivio storico vescovile di Montefiascone …, Pro memoria 1966, p. 2.
[Scheda di Elisa Angelone – Cersal]